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Iniziò un pomeriggio del lontano 1991.
Io avevo appena 14 anni e lui 23.
Io stavo finendo il primo quadrimestre della seconda media e lui gli Australian Open.

Io ero io.
Lui era Boris Becker.

Lo vidi in televisione: alto ed imponente, con i capelli rossi e dei meravigliosi occhi blu.
Fu un colpo di fulmine.
Tutti pensarono che sarebbe stata solo una relazione breve, una cottarella senza importanza ed invece, tra i normali alti e bassi, le crisi ed i riavvicinamenti, le vittorie e le sconfitte, i fidanzamenti e pure i figli, il nostro rapporto continuò fino al 2001. Anno in cui il mio amato venne travolto dagli scandali, fece la figura del porco ma soprattutto del pirla e cadde rovinosamente dal piedistallo su cui l'avevo tenuto per tutto quel tempo.
Delusa e amareggiata abbandonai il mio principe azzurro, ormai molto sbiadito, al suo destino e decisi di crescere.

La mia storia con Boris iniziò nel 1991 e terminò nel 2001. Nessun'altra mia relazione è durata così a lungo.
Quindi, a tutt'oggi, il rapporto più duraturo che io abbia mai avuto è quello immaginario con un tennista egocentrico, fedifrago, evasore fiscale e, a detta di SorellaCole, pure bruttarello.

C'è qualcosa di più patetico e folle?
Certo che si! Una foto tratta dal nostro album privato, per esempio.
Questa è la mia personalissima "settimana della stupidera". L'avevate notato?
Scatto.
Corsa.
Torsione.
Impatto.
Esplosione.

Estasi.

Più passionali di Paolo e Francesca, più romantici di Romeo e Giulietta, più belli di Orazio e Clarabella, Ciccio e Jane passeranno il week end a Roma.

I due fidanzatini di Peynet, riveduti e corretti da Botero, avranno poco tempo per la cultura e gli scorci romantici che la città eterna ha da offrire. La loro attenzione sarà rivolta soprattutto agli Internazionali d'Italia. Infatti, sperando che il tempo li assista, godranno della visione delle semifinali e della finale del torneo maschile di tennis.

Ciccio, che sogna match epici destinati a lasciare un segno nella storia della racchetta, si è preparato con un'attrezzatura fotografica da professionista e un binocolo da marine.
Jane, che spera d'imbattersi in Boris Becker, sua mai sopita passione adolescenziale, e di scappare con lui in Polinesia, ha infilato furtiva un costume da bagno in valigia.

Chi dei due vedrà esaudito il proprio desiderio?

Buon week end a tutti!

Il mio tennista italiano preferito degli anni ’90 fu Cristiano Caratti. Croce e delizia, speranza e cocente delusione del nostro tennis.
Il più talentuoso di tutti gli azzurri di quel periodo, con un gioco agile e aggressivo, dotato di un potente rovescio che gli valse il soprannome (orribile) di “Caratti Kid”.

Piemontese, nato ad Acqui Terme il 24 maggio del 1970, entrò a far parte del circuito professionista nel 1989.
Solo due anni dopo, nel 1991, sembrò giunto il grande momento per lui , l’inizio di una favolosa scalata. Raggiunse i quarti di finale all'Australian Open, il primo italiano dopo 30 anni ad ottenere un risultato simile in uno Slam. Si qualificò per la finale del torneo di Milano, dopo una memorabile vittoria su Ivan Lendl in semifinale.
Grazie a questi ottimi risultati diventò numero 26 della classifica ATP.

Ma quell’anno non rappresentò l’inizio dell’ascesa per Caratti, all’opposto fu l’unico anno positivo seguito da un’inesorabile discesa verso il dimenticatoio!
Partecipò alle olimpiadi di Barcellona, venendo eliminato al primo turno.
Vinse sette challenger (tornei minori), ma solo raramente riuscì ad imporsi in qualche partita nel circuito maggiore.
Gli sponsor che non l'avevo mai particolarmente apprezzato , forse perché non abbastanza "personaggio", lo abbandonarono e Caratti fu costretto ad autofinanziarsi per molti anni.

Da cosa dipese una tale inversione di tendenza nella sua carriera è impossibile da comprendere: forse una perdita di fiducia nei propri mezzi, che lo rese irrimediabilmente debole mentalmente. Il classico tennista che ha paura di vincere.

Attualmente vive e lavora presso il Lakecliff in Texas.
Per ulteriori informazioni e per mettervi in contatto con lui : www.cristianocaratti.com
Le tenniste azzurre ancora una volta non ci deludono, anzi!

L'Italia del tennis femminile si qualifica per la finale della Federation Cup 2007, dopo aver sconfitto le francesi in semifinale.

La giornata di sabato si era chiusa sull’1 a 1.
Dopo la vittoria della Golovin sulla Garbin, ci aveva pensato l’immensa Schiavone a
riportare la situazione in parità battendo l`ex numero uno del mondo Amelie Mauresmo.

Oggi erano previsti tre incontri: Garbin vs. Mauresmo, Schiavone vs. Golovin ed infine il doppio Vinci/Santangelo contro Dechy/Bremond.
La giornata inizia male con la sconfitta della Santangelo, che ha rimpiazzato all’ultimo minuto la Garbin, infortunata ad una gamba. L’azzurra si comporta bene, ma la francese riesce a spuntarla.
Tocca nuovamente alla Schiavone rimettere la partita in piedi. Lei, come sempre, si fa trovare pronta ed in 2 ore e 44 minuti batte la Golovin.
Il doppio si rivela, dunque , decisivo.
La Schiavone scende in campo anche per quest'ultimo incontro, sostituendo la Santangelo a fianco della Vinci .
Il duo azzurro, giocando con grinta e cuore, riesce ad avere la meglio sulle francesi.
Ora l’Italia aspetta la vincente tra Russia e Stati Uniti.


Foto tratta dal sito di raisport.

Parlando dei tennisti degli anni ’90, non potevo certo trascurare il “re della terra rossa” di quel decennio: Thomas Muster .
Austriaco, nato a Leibnitz il 2 ottobre del 1967.
Nella sua carriera vinse uno Slam, il Roland Garros del 1995, 44 tornei dell' ATP in singolare, di cui 8 della Master Series (3 volte Roma e Montecarlo, 1 volta Essen e 1 volta Miami) ed uno in doppio (Bari).
A soli 10 anni, nel 1977, vinse il suo primo torneo; sette anni dopo raggiunse la vetta del ranking juniores e venne convocato nella squadra austriaca di Coppa Davis.
Nel 1985 fece il suo debutto nel professionismo e un anno dopo si aggiudicò la vittoria ad Hilversum (Olanda), entrando subito tra i primi 50 giocatori al mondo.
Il 1988 vide Muster qualificarsi per sei finali, vincendone quattro (Boston, Bordeaux, Praga e Bari) e grazie a questi ottimi risultati raggiunse la Top 20.
L’anno successivo divenne il primo austriaco a qualificarsi alla semifinale degli Australian Open e ad entrare tra i primi 10 al mondo (praticamente un eroe nazionale!)
Allo stesso anno appartiene il momento più brutto della sua carriera: dopo essersi qualificato per la finale di Key Biscayne (ora Miami Masters) venne investito da un automobilista ubriaco, riportando gravi danni al ginocchio sinistro.
Dopo l’intervento subito a Vienna, riprese subito ad allenarsi grazie all’ausilio di una sedia disegnata appositamente per lui e gli bastarono solo sei mesi per ritornare sui campi da tennis, dimostrando un’ incredibile forza di carattere!
Nel 1990, vinse tre titoli: due sulla terra rossa (Roma e Casablanca) e uno sul cemento (Adelaide); arrivò in finale in tre tornei; raggiunse le semifinali del Rolland Garros; e aiutò l’Austria ad approdare alla semifinale di Coppa Davis, per poi essere eliminata dagli Stati Uniti.
Per questi straordinari risultati Muster fu nominato 'Comeback Player of the Year'.
Si aggiudicò altri due titoli nel 1991 (Firenze e Ginevra), e altri tre nel 1992 (Montecarlo, Firenze e Umago).
Nel ‘93 giocò nove finali, vincendone sette (Città del Messico, Firenze, Genova, Kitzbuehl, San marino, Umago e Palermo).
L’anno seguente fece suoi altri tre titoli sulla terra rossa (Città del Messico, Madrid e St.Poelten) e fu protagonista di un leggendario incontro di Coppa Davis, dove sconfisse il tedesco Michael Stich per 12 a 10 al quinto set!
Ma il meglio per Muster doveva ancora arrivare: il 1995 fu l’anno migliore della sua carriera. Oltre a vincere il suo primo ed unico torneo del Grande Slam, aggiudicandosi la finale del Roland Garros contro il campione in carica Michael Chang, si assicurò anche altri 11 titoli (Città del Messico, Estoril, Barcellona, Monte Carlo, Roma, St. Poelten,Stoccarda, San Marino, Umago, Bucarest e Essen). Tra il febbraio e il giugno di quell’anno vinse ben 40 incontri consecutivi sulla terra battuta; ed anche se ciò non rappresenta un record è decisamente un risultato impressionante, che dà l’idea della forma smagliante in cui l’austriaco si trovasse in quel periodo.
Un altro anno indimenticabile fu il successivo, che vide Muster aggiungere al proprio palmares altri sei tornei (Città del Messico, Estoril, Barcellona, Monte Carlo, Roma, Stoccarda e Bogotà) ed occupare la prima posizione nel ranking mondiale. Inizialmente, conservò il numero uno per soli 7 giorni, dal 12 al 18 febbraio del 1996, poi lo riconquistò e lo mantenne per circa un mese, dall’ 11 marzo al 13 aprile dello stesso anno.
Muster è da ritenersi uno dei più atipici tra i primatisti al mondo: ottenne questa posizione grazie ai suoi fenomenali risultati sulla terra rossa, ma sulle altre superfici si dimostrò spesso un tennista mediocre.
Risalgono agli ultimi anni della sua carriera due vittorie sul cemento (Dubai e Miami), una semifinale agli Australian Open, ed il suo unico torneo di doppio (Bari) in coppia con Claudio Panatta.
Thomas Muster si ritirò nel 1999.
L’anno seguente fu onorato con la Goldene Ehrenzeichen della repubblica austriaca per meriti sportivi.

Non si può certo dire che questo straordinario campione sia un uomo pigro: nel 2003 è tornato a giocare nel campionato Seniores; dal febbraio 2004 al settembre 2006, ha rivestito il ruolo di capitano della nazionale austriaca di Coppa Davis; ora produce vino, imbottiglia acqua, ha una linea di abbigliamento sportivo e di racchette, e durante il tempo libero (ma quale?) un milione di hobby, tra cui la pittura,il golf e pilotare il proprio elicottero.

Il link del suo sito ufficiale: http://www.thomasmuster.at.
All’inizio degli anni '90, in concomitanza ed in conseguenza del mio amore per Boris Becker, nacque la mia passione per il tennis.
Con gli anni divenni una vera esperta, conoscevo le caratteristiche dei vari giocatori, la storia dei più importanti tornei e via dicendo. Questa mia passione seguì di pari passo la carriera del mio “Roscio” preferito e, di conseguenza, andò via via affievolendosi fino a spegnersi verso il 2000.

L’altro giorno, parlando con il mio compagno dei nostri tennisti preferiti di quel periodo, mi sono resa conto che la nostra memoria iniziava ad essere un po’ arrugginita. Vi erano alcuni sportivi di cui ricordavamo il gioco, ma non il nome e viceversa. In particolar modo, mi sono dovuta lanciare in una ricerca in rete per trovare notizie circa un tennista svizzero, alto alto e con il servizio molto veloce di cui io non ricordavo più il nome ed il mio compagno, che dovrebbe intendersene più di me, non ricordava neanche l’ esistenza!
Da questa ricerca è nata l’idea di una nuova rubrica (anche l'unica!) del mio blog: Tennis ’90, per rievocare e dedicare un meritato tributo a tutti quei tennisti di quel decennio che sono finiti nel dimenticatoio! Sportivi con carriere fantastiche, di cui però sono in molti a non ricordarsi più.


Il primo protagonista della rubrica è, inevitabilmente, il tennista svizzero, biondo e allampanato, che mi è costato un'ora di forsennate ricerche su internet:
Marc Rosset!
Nato a Ginevra il 7 novembre del 1970, fu molto promettente fin da ragazzino, arrivando ad occupare il quarto posto del World Junior Ranking nel 1988.
Risale allo stesso anno il suo approdo tra i professionisti e all’ anno successivo la conquista del suo primo torneo. Il 17 settembre del 1989, proprio nella sua Ginevra, batté in finale l’argentino Gullermo Perez-Roldan, dopo essere stato ammesso nel tabellone grazie ad una wildcard. Sempre nella sua città vinse anche il suo primo torneo di doppio nel 1991, in coppia con lo spagnolo Sergi Bruguera.

Un’annata indimenticabile per Rosset fu il 1992, quando si aggiudicò l’oro alle olimpiadi di Barcellona. E’ noto che i tennisti non amino partecipare al torneo olimpico, considerato più che altro un impaccio, egli stesso dichiarò al riguardo "Scambierei volentieri la mia medaglia d'oro con un titolo di Roma o Montecarlo ". Ma durante lo stesso anno si impose anche nel torneo di doppio del Roland Garros in coppia con Hlasek e portò la squadra svizzera in finale di Coppa Davis, dove perse con gli Stati Uniti, nonostante una sua vittoria sull’allora numero 1 del mondo Jim Courier.

Marc diede sempre il meglio di sé per la squadra svizzera e durante gli ultimi anni della sua carriera rivestì anche il ruolo di capitano della squadra di Coppa Davis. Il suo match più memorabile in questa competizione lo disputò contro Arnaud Clement (Francia) nel 2001. Lo svizzero dovette arrendersi al quinto set, che perse per 15 a 13, dopo 5 ore e 46 minuti di gioco. Partecipò anche ad altre competizioni internazionali a squadre, in particolare, nel 1996 vinse il World Team Cup e fu secondo alla Hopman Cup.

Non riuscì mai a vincere un torneo del Grande Slam in singolo, ed il piazzamento migliore che ottenne fu una semifinale al Rolland Garros del 1996, mentre agli Australian Open arrivò fino ai quarti di finale nel 1999 , e sia a Wimbledon (1992) che agli U.S. Open (1995) non andò mai oltre il quarto turno.

Il palmares di Rosset conta 15 titoli in
singolo e 8 in doppio. Ottenuti su tutte le superfici.
In particolare le sue vittorie in singolo furono:
1989, Ginevra;
1990, Lione;
1992, Barcellona(olimpiadi) e Mosca;
1993, Long Island, Marsiglia e Mosca;
1994, Lione e Marsiglia;
1995, Halle e Nizza;
1997, Anversa;
1999, San Pietroburgo;
2000, Londra e Marsiglia.

In doppio vinse:
1991, Ginevra con Bruguera ;
1992, Lione, Roland Garros e Roma con Hlasek,
1992, Adelaide con Ivanisevic ;
1993, Gstaad con Pioline ;
1997, Basilea con Henman ;
1999, Tashkent con Ogorodov.

Nella classifica ATP ha raggiunto la nona posizione (11 settembre 1995), ed in doppio l'ottava (2 novembre 1992).

Con i suoi 2 metri fu uno dei tennisti più alti del suo periodo, e la sua corporatura longilinea gli valse il soprannome di Pippo!
Grazie anche alla sua altezza, uno dei punti forti del suo gioco fu il servizio: veloce e vincente (caratteristica per cui io stessa lo ricordavo!)

Il suo ritiro ufficiale risale all’ottobre del 2005.

Dopo aver appeso “la racchetta al chiodo”, ha aperto un ristorante italiano e una scuola di tennis a Ginevra e tuttora collabora spesso con la tv Svizzera TSR (Télévision Suisse Romande). Recentemente è stato designato membro d'onore da parte dello Swiss Tennis.

L’anno più fortunato di Rosset? Sicuramente il 1998, quando, grazie ad un contrattempo, non salì sul volo 111 della Swissair, che precipitò nell’Oceano Atlantico.


Correzioni e suggerimenti sono ben accetti, grazie.

A guardare i telegiornali sembra che nell'Italia sportiva esistano solo il calcio, la Ferrari e Valentino Rossi.
Ogni tanto le testate sportive dovrebbero ricordarsi che offrono un servizio e che dovrebbero fornire notizie adeguate anche riguardo ad altri sport, soprattutto quelli in cui l'Italia è vincente.

Non stò parlando di uno sport di nicchia, non mi riferisco alla palla corda, ma al Tennis (scusate se è poco!!!)
Il tennis maschile sono decenni che non ci regala soddisfazioni, ma le donne, tra l'indifferenza generale, stanno mietendo vittorie su vittorie.
La squadra italiana femminile di tennis è detentrice della Federation Cup (equivalente della Coppa Davis maschile), e vi sono ben due italiane tra le prime trenta al mondo (Garbin 23°, Schiavone 26°)

La squadra "rosazzurra" continua a tenere alto il nostro vessillo: ieri ha battuto la Cina ed ora si prepara ad affrontare la Francia nella semifinale della Federation cup di quest'anno.

Tanto talento meriterebbe maggior attenzione.

....Forza Ragazze!

(La foto, che ritrae la campionessa italiana Tathiana Garbin, è tratta dal sito www.romaone.it)
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