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Ciao, 
tu lo sai chi è Giorgio Strehler? 

In questi giorni se n’è parlato molto, quindi ho pensato di fare un breve post per incuriosirti un po’. Farti capire qualcosa sul personaggio, se ancora non lo conosci, e quindi invogliarti a saperne di più. 

Giorgio Strehler
nasce a Trieste (14 agosto 1921) e muore a Lugano (25 dicembre 1997), ma la sua figura è strettamente legata alla città di Milano. 

È un regista teatrale e un direttore artistico e nel 1947, insieme a Paolo Grassi e Nina Vinchi, fonda il Piccolo Teatro di Milano che, a gestione municipale, è il primo teatro pubblico e il primo teatro stabile d’Italia. 

Il Piccolo Teatro nasce per essere un “teatro d’arte per tutti”. 
Cosa significa? 
Significa che nel preparare il cartellone non ci si preoccupa di fare cassa e richiamare il pubblico solo con l’intrattenimento ma l’obiettivo è portare l’arte, l’arte teatrale, l’arte di alto livello a tutti. 
Come si ottiene questo obiettivo? 
Facendo una politica di prezzi calmierati, in modo che tutti (o quasi) si possano permettere di andare a teatro. 

Questa fu una vera e propria rivoluzione di carattere sociale, culturale e teatrale che da Milano si diffuse nel resto della penisola. Attualmente in Italia ci sono circa 17 Teatri Stabili. 

Per questo (e per altri motivi che non tratterò oggi) la figura di Giorgio Strehler è così importante.

Sarebbe il caso di studiarla nelle scuole? 
Sì. 
Succederà a breve? 
Non credo proprio. 

Però se questo mio breve testo ti ha incuriosito e, a questo punto, vorresti saperne di più, ti consiglio un documentario presente su RaiPlay: “Strehler: com’è la notte”. 

Buona visione!


Tre suggerimenti per questo mese: uno da nerd, uno carico di stupidera ed infine uno bellissimo tutto piemontese. Siete pronti?

Se amate Star Wars, idolatrate Baby Yoda e siete abbastanza fortunati da avere il cellulare giusto, la LucasFilm, in collaborazione con Google, vi regala The Mandalorian AR Experience su Google Play, un giochino di realtà aumentata tutto dedicato a The Mandalorian, appunto. Potrete vedere Baby Yoda seduto sul vostro salotto o il Mandaloriano che si fa la doccia nel vostro bagno. Vi basterà scaricare l'app a questo link. Divertiteti anche per me voi che potete, io non ho il cellulare giusto...

Su Netflix trovate, invece, We are the Champion, una folla serie televisiva, un po' documentario un po' Real Time TV. In ogni episodio viene raccontata una mitica sfida che avviene in un qualche angolo del mondo occidentale: dai mangiatori di peperoncini piccanti negli Stati Uniti ai cani ballerini in Italia. Una scemenza dopo l'altra, con quella capacità di ipnosi sullo spettatore tipica dell'incidente in autostrada. Solo un episodio, a modo suo, si salva, il primo. Solo una tradizione, per quanto folle, è veramente irresistibile, la corsa dietro il formaggio della collina dei Cooper, in Inghilterra. L'inglesissima Cheesrolling in cui uomini e donne britannici, a diversi stadi di ubriacatura, si buttano giù per una collina, sbatacchiando come bambole di pezza da un dosso all'altro. Tu li guardi, mentre tutti esaltati rincorrono una forma di formaggio, pensi alla Regina Vittoria, all'Impero e ti fai delle grasse risate. Consiglio di accompagnare la visione con un boccale di birra e una forma di formaggio, of course.

Per finire, un consiglio preziosissimo che però è destinato solo ai piemontesi, che gli altri mi perdonino.
È partito il primo dicembre il progetto speciale Segnale d'Allarme – Smart Watching. 
Di che si tratta? Ve lo spiego partendo dall'inizio.
Segnale d’allarme è la trasposizione in realtà virtuale de La mia Battaglia, un’opera – portata in scena da Elio Germano – che parla alla e della nostra epoca. Un film fatto per essere fruibile nelle sale con l'utilizzo di visori AR che permettono una visione immersiva.
Ora che le sale sono chiuse lo spettacolo non si arrende e, caparbio, decide di arrivare direttamente a casa, con lo Smart Watching, appunto. 
Gi spettatori potranno vederlo in tv direttamente dal divano di casa propria. E i visori? Quelli possono essere ritirati presso alcune librerie di Torino e del Piemonte, il cui elenco trovate a questo link.
In particolare, per le date dal 7 al 12 dicembre trovate costi e spiegazioni dettagliate qui.

Per questo 2020 è tutto, i prossimi consigli saranno datati 2021.

Magari avete tutti il giardino o il terrazzo, e passerete questi giorni di festa a far grigliate. Io ve lo auguro. Ma, nel caso, siate messi come me e l'unica possibilità di prendere un poco d'aria siano due balconcini e lo spartitraffico dove fate pisciare il cane, eccovi qualche appuntamento speciale per rendere ancora più speciali questi giorni surreali.

Oggi, dalle ore 14 (ora di Londra), quindi le 15 da noi, potrete vedere online la prima inglese del musical Pride and Prejudice, Orgoglio e Pregiudizio. Direttamente dal vostro divano come a Londra. Preparate le crinoline che ora Mr Darcy canta pure!
https://www.facebook.com/whatsonstage.

Domenica, alle 17, Casa Fools offre un varietà teatrale via Streaming. Cos'è Casa Fools? (Ve ne parlai qui >> www.torinoggi.it/) Una realtà teatrale torinese che abbina alla professionalità, tanto cuore e altrettanto cervello. Una coscienza civile, la voglia di coinvolgere il territorio e, ora, anche la rete. Perché con la quarantena siamo tutti a casa nostra ma apparteniamo a un'unica grande realtà.  Mettetevi la sveglia alle 16:50 e a Pasqua andate a Teatro!
https://www.facebook.com/casafools/.

Lunedì, o oggi, o domani, o qualsiasi altro giorno della settimana, vi consiglio di vedere una nuova serie su Netflix. Non temete non si tratta di 30 episodi a stagione per 20 stagioni ma di una stagione sola e di quattro episodi. La narrazione, romanzata, di una fuga reale da New York a Berlino: Unorthodox.
Siamo ai giorni nostri e un'ebrea ortodossa, di una comunità americana, scappa da una realtà oppressiva per cercare la propria libertà in Germania.
Strano delle volte il destino, imprevedibili  i percorsi della storia. Da luogo di origine di uno dei più grandi mali di sempre, la capitale tedesca è diventata da anni melting pot e spazio dove esprimere il proprio essere senza giudizio. Luogo ideale per un'ebrea in fuga. Chi l'avrebbe mai detto.
Con Unorthodox conoscerete il mondo misterioso e a tratti inquietante della comunità chassidica e vedrete parecchi scorci di Berlino. Che ne vale sempre la pena!

Buone feste, buona quarantena, teniamo la mente sveglia e i cuori aperti!




Poco tempo fa sono andata a vedere: "Donne (S)comode", una conferenza spettacolo sulle mestruazioni. Ebbene sì, avete letto bene, proprio quelle.
All’alba della primavera del 2018, in una società moderna e aperta, molti sono i tabù ormai caduti. Molti ma non tutti. Infatti, qualunque sia il modo in cui le si chiami: “il Marchese” , “il ciclo” o il più frequente “le mie cose”, le mestruazioni femminili restano ancora un argomento trattato con vergogna da molte donne e con fastidio da quasi tutti gli uomini. 
Qualsiasi tabù resta saldo nell’ignoranza, mentre si arrende naturalmente di fronte alla conoscenza. Ed è da questo principio che nasce l’idea dell’attrice Patrizia Besantini che, con le informazioni dell’ostetrica Paola Maria Lussoglio prima e la penna felice di Annalisa Arione dopo, ha scritto e messo in scena uno spettacolo dedicato proprio alla fisiologica ciclicità della donna.
Continua sul sito di TorinOggi...


La finale è stata vinta dai Due x Uno Cinque. Trionfalmente.
Bravi, elastici, divertenti, ci hanno raccontato la Divina Commedia e i Promessi Sposi lasciandoci senza parole.
Davide Fontana e Manuele Laghi, gli altri due finalisti, hanno forse patito di più l'ansia da verdetto e sono apparsi entrambi appannati rispetto alle serate eliminatorie. Ma il livello generale delle esibizioni è stato comunque molto alto. E un posto (o più di uno) nel prossimo calendario di OffStage se lo sono guadagnati tutti e tre.

Una menzione speciale va poi agli ospiti: i Bella Domanda.
Vecchia conoscenza della rassegna, diventano ogni giorno più bravi e più belli. Prima o poi la fama li travolgerà, col conseguente afflusso esagerato di denaro. Ed essi, generosi quasi quanto sexi, ci ospiteranno tutti in un mega ranch tra le risaie vercellesi.

In attesa di realizzare il mio sogno da Mangano-mondina, approfitto di questo micropost per salutare e ringraziare, meglio tardi che mai, il triumvirato che dirige, governa, e nutre questo meraviglioso talent: Nathalie, Elena e Francesca.
La prima mi ha accolta in squadra ancora prima di conoscermi.
La seconda è il mio migliore sponsor.
La terza mi ha insegnato il rossetto rosso e il mascara notte.
Grazie e a presto.

(*)Foto di Daniele Robotti.
Io Facce da Palco lo amo e voi lo sapete.
Lo amo perché l'ho visto quasi nascere e, soprattutto, crescere. Perché è entrato nella mia vita per caso e ha cambiato molte cose, in meglio. Perché ci è rimasto a lungo, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia.

Io Facce da Palco lo amo.
Perché ho visto passare e ho conosciuto tanti artisti, alcuni così così, alcuni bravi, alcuni bravissimi. E, quando mi capita di ritrovarli davanti a una birra, in un teatro, al cinema o in tv, mi emoziono sempre e dico ad alta voce "Quello ha fatto Facce da Palco!", come la più molesta orgogliosa delle zie.

Io Facce da Palco lo amo perché ho cominciato come blogger e poi sono addirittura diventata giurata. Perché mi ha dato la possibilità di trasformare un'idea, una passione, uno spunto, in un lavoro.

Io facce da Palco lo amo perché negli anni si sono susseguiti presentatori, valletti, fotografi e tecnici. Un sacco di bella gente ma proprio bella bella. Per non parlare di Nat, Elena e Francesca che meriterebbero un post a parte. E non è detto che non lo scriva.

Io Facce da Palco lo amo e anche quest'anno non mi sono persa una serata ma, purtroppo, ho perso per strada le cronache, perché il tempo è stato poco e di scrivere cose brevi raffazzonate e povere di spirito non me la sono proprio sentita. Perché Facce merita solo il mio meglio.

Stasera ci sarà la finale e io sono già emozionata. Clownerie, cabaret e teatro. Davide Fontana, Manuele Laghi e i Due per Uno Cinque. Bravi e divertenti, tutti. Altissimo livello.

Sono stata carente per troppo tempo, ma non lo sarò in occasione della finale. Stay tuned, che se non potete venire al Blah Blah, verrete comunque adeguatamente informati tramite  Facebook.
Che il dio degli smartphone, dello streaming e dei Giga mi assista!
Stasera c'è la quarta serata eliminatoria di Facce da Palco e io devo ancora scrivere della terza. Oh cielo, non c'è tempo da perdere, inforcate gli occhiali, bagnate gli indici e sfogliate virtualmente questa mia arguta cronaca.

Innanzitutto, c'è da fare un passo indietro a pochi giorni prima dell'evento. Quando mi telefona Elena Mulè, eminenza grigia metalizzata della kermesse teatrale, e mi dice:
“Buongiorno Lady Pancrazia, divina tra le divine, la disturbo?”
“Beh, insomma, sono le undici di mattina, ho appena fatto colazione a ostriche e champagne; Gianluì, il visagista delle dive, mi sta facendo la pedicure; e dopo devo portare a spasso Poldino, il mio carlino che ha un pedigree che Betty d'Inghilterra se lo sogna. Ma, a parte questo, sono libera. Dimmi, plebea, perché mi cerchi?”
“Ehm divina volevo solo dirle che noi, cioè, non solo io ma tutta l'organizzazione, noi, dicevo, pensavamo che sarebbe stato carino se voi, i giurati, non foste sempre gli stessi ma faceste un poco a rotazione”
“...”
“Nello specifico, ehm, ella, ehm, sublime, la prossima volta dovrebbe lasciare il posto a un altro giurato e stare tra il pubblico”
“...”
“Mantenendo comunque l'ambito ruolo di blogger”
“...”
“L'unica e sola blogger ufficiale dell'evento, ovviamente”
“Ovviamente.”
 Io, com'è nel mio stile, la prendo da gran Signora, non urlo, non strepito, ma alzo solo il sopracciglio sinistro. Leggermente.
Prima do mandato alla mia stuola di avvocati di agire, chiedere danni, un adeguato rimborso, e la testa di questi screanzati. La lesa maestà è un reato grave. Poi suggerisco a Poldino, che ha la vescica canina un poco debole, di spiscettare abbondantemente sulle ruote delle auto e sulle scarpe scamosciate dell'organizzazione tutta. Infine, abbasso il sopracciglio, e mi reco comunque alla serata. Perché sono una blogger professionista, IO! Una che mantiene fede ai propri impegni, IO! Una che non c'ha mai una mazz… da fare, IO! Vabbè, dicevo, nella mia immensa bontà e professionalità decido di recarmi comunque ad assistere alla serata. Ed ecco qui la cronaca.

Anche questa volta si sfidano tre artisti, anche questa volta l'emozione è tangibile: fogli che si perdono, trucco che si scioglie, computer che s'imbizzarriscono.

I primi ad esibirsi sono Roberto Tavella e Nancy Citro, vecchie conoscenze di Facce da Palco che, due anni fa, si erano guadagnati la semifinale con i Sumadai, la compagnia d'improvvisazione di cui fanno ancora parte. Questa volta, però, decidono di lasciare a casa i colleghi e provano a mettersi in gioco con un nuovo format dall'evocativo nome “Terapia di coppia”. E, infatti, è questo quello a cui si assiste: una terapia di coppia tutta improvvisata. Dove, per dare vita ai propri personaggi, si chiedono suggerimenti al pubblico e, per avanzare nella storia, si fanno intervenire i giudici che rivestono, per loro stessa sorpresa, il ruolo che fu di Freud.
Il tutto è gradevole, divertente e immediato. I conflitti uomo-donna vengono descritti in maniera buffa e leggera. Ma i due improvvisatori, forse per paura di non raccontare abbastanza o di non fare abbastanza nei 20 minuti a disposizione, tendono a “correre” troppo, non sfruttando a pieno le scene più promettenti ed esilaranti.
Il risultato è comunque buono, il pubblico apprezza e la giuria, gasata dal ruolo da psicanalista che gli è stato affidato, finisce per prenderci fin troppo gusto. Ed è per questo che stabilisce la durata della seduta, compila ricette mediche, ed emette regolare fattura.

Dopo l'improvvisazione è la volta di un monologo drammatico, portato in scena da Sabrina Divina Conquistadina.
Il testo nasce dall'unione di pensieri, poesie, e pezzi scritti da lei nel tempo. E, proprio per questo, richiederebbe un ulteriore lavoro di lima e legatura.
La recitazione è molto acerba. Troppo artefatta. Che sia un meccanismo di difesa attuato da chi si sta mettendo tanto in gioco o una semplice mancanza di mestiere non è dato sapere.
Ma a Sabrina bisogna, comunque, concedere l'onore delle armi per aver avuto il coraggio di raccontare se stessa, “Più donna che uomo, ma non una donna, non un uomo”. Per aver provato a spiegare il difficile percorso della transizione, l'aggressione del giudizio della società, e la complessità del conflitto interiore.
La forma è da rivedere, ma l'emozione è tangibile e onesta.

Alla fine tocca a Manuele Laghi, anch'egli vecchia conoscenza della competizione. Questa volta non si presenta all'interno dell'esilarante trio comico Tracataiz Tracataiz ma tutto solo. O quasi. Sul palco ci sono lui e un computer.
Il suo monologo è molto divertente, capace di analizzare la società attuale con le sue mille follie. Ma la follia più grande la fa lui, che rinuncia ad un tecnico audio per fare tutto da solo col suddetto computer. L'idea di base è comprensibile e condivisibile, quasi una protesta, “I locali, non investono, i tecnici costano e, se questo lavoro lo vuoi fare per vivere, devi essere indipendente e in grado di poter gestire ogni aspetto dello show in completa autonomia”. L'idea, come dicevo, ha tutta la mia solidarietà ma il pc se ne sbatte della libertà di Manuel e del mio appoggio morale e, con una tempistica che solo le infernali macchine sanno avere, si pianta, si blocca, fa le bizze. Lo stronzone. Costringendo l'artista ad improvvisare e menare il can per l'aia per 5 minuti buoni. Poi, finalmente, anche la tecnologia si mette una mano sulla coscienza, il monologo può partire come si deve, e il comico milanese ci fa ridere tutti come lui ha sempre dimostrato di saper fare. Applausi!

La sfida si è conclusa, è tempo di annunciare il vincitore: passa Manuel Laghi. L'uomo ha sconfitto la macchina.

Stasera al Blah Blah ci sarà la quarta imperdibile eliminatoria di Facce da Palco, io sarò nuovamente in giuria ma, per scrupolo, Poldo me lo porto comunque. A dopo!
Ormai siamo alle porte della terza serata eliminatoria di Facce da Palco ed io devo ancora scrivere la cronaca della seconda. Quindi? Quindi, rimedio subito.

Siamo al Cafè des Arts e si ride, si ride parecchio. Merito dei tre presentatori eccezionalmente ispirati.
La Diva Zamboni Bresci, in particolar modo, acida come non è stata mai, non risparmia battute al vetriolo contro tutti, artisti compresi. La cattiveria le dona. Divina!
Natalia, gnoccherrima as ever, cerca di impalmare incastrare un belloccio pescato a caso dal pubblico. Egli si finge turbato ma sta volentieri al gioco. La di lui fidanzata si finge tranquilla ma in realtà ribolle di rabbia omicida.
La terza testa di questo Cerbero presentante, tale Rato Glitte (che se ne colga l'arguto gioco di parole), cantante confidenziale di Bulgazia, canta. Canta assai. Coinvolgendo il pubblico fino alle lacrime, i crampi e, in taluni casi, l'esaurimento nervoso.

Io, in prima fila (avete notato come sottolinei sempre la mia posizione privilegiata? Sono Poveraccia dentro), mi godo lo spettacolo e i tre concorrenti che si sfidano.
La prima esibizione è di un gruppo musicale: La figlia del dottore. Tre allegri 30-35-40-45?enni che, come lascive civette sul comò, se la cantano e se la suonano con tanto di famiglie-groupie al seguito. Io sculetto sul posto, trascinata dalla musica, leggera, piacevole e molto frulla-ricci. La loro formazione è quella più classica dei gruppi musicali: batterista schivo, bassista sorridente, frontman egocentrico e logorroico. Per arginare l'incontinenza verbale di quest'ultimo vengono chiamati prima gli artificieri e poi le teste di cuoio ma, ovviamente, nessuno riesce nell'impresa. L'abbattimento si rende necessario.
Liberato il palco dai poveri resti, viene il turno di Sergio Sasso, che porta un nuovo format d'improvvisazione: "Data". Il pubblico gli dà degli spunti, Wikipedia anche, e poi lui interpreta tre personaggi e racconta la storia che li riguarda. Improvvisazione e story telling, tutto da solo su un palco. Non è facile, al limite tra il coraggio e l'incoscienza. L'artista pare molto emozionato e la rappresentazione ha un ritmo discontinuo. L'idea è buona ma migliorabile. Intanto, chapeau per essersi buttato senza paracadute.
Infine tocca alla clownerie, all'arte di strada di Davide Fontana. E qui veniamo tutti conquistati: pubblico, giuria e artisti precedentemente esibitisi. Tutti. Ironia, musica, tempi perfetti e tanto lavoro. Lo spettacolo è un mix di pezzi diversi. Un mix ottimamente costruito. Non solo riesce bene ma dà l'impressione di avere ancora ampi margini di miglioramento. Ottimo!

Si vota e il risultato è previsto, prevedibile e giusto. Passa Fontana tra la soddisfazione generale.

Per il resto nulla da segnalare tranne due giurati, una riccia e uno no, che si litigano il microfono. Vince “quello no”, screanzato, ma la riccia medita vendetta. Tremenda vendetta!


Prossima serata eliminatoria: domani alle 21 al Cafè des Arts, in via Principe Amedeo 33/F, Torino.

Squillino le trombe, rullino i tamburi, sviolinino i violini: Facce da Palco è tornato e con esso Jane Pancrazia Cole in versione giudicessa suprema.
Ella, che ormai montatasi la testa parla di sé in terza persona, indossa un paio di calze contenitive, si arrampica su tacchi vertiginosi di sexi scarpe ortopediche e, pittatasi le labbra di rosso vermiglio, attraversa di gran carriera le vie del centro. Orgogliosa ed altera, con la sua inconfondibile  falcata gigia, raggiunge il Blah Blah in tempo record: da Porta Nuova a via Po in soli 20 minuti, calli e fiatone asmatico compresi!
Ad attenderla trova il pubblico delle grandi occasioni. Gente ovunque: sulle sedie, i tavolini, appesa alle tende, nascosta nel mixer audio, a mollo nella insalatiera dell'aperitivo. Ma, in fondo, a lei che frega? In quanto imperatrice delle giudicesse, vanta un posto d'onore in prima fila e, ovviamente, se ne bulla con chiunque abbia la sventura di darle retta. Perché l'umiltà non le appartiene, quasi quanto la capacità di esibire una pettinatura decente.


Il grande talent teatrale sta per riaprire i battenti e Pancrazia, professionale da par sua, ha una sola preoccupazione: avere almeno una foto decente! 
"Buonasera a te, fotografo ufficiale dell'evento" cinguetta.
"Buonasera" 
"Volevo solo dirti che, nel caso tu volessi immortalare la giuria e rendere gnocchissima la blogger meno fotogenica dell'universo, la suddetta blogger sarebbe talmente riconoscente da dare il tuo nome al suo primogenito"
"Ok" sorride compiaciuto il fotografo ufficiale dell'evento. 
Sorride di quel sorriso sicuro, di quel sorriso che già decine e decine di fotografi hanno esibito prima di lui. Quel sorriso che sembra dire "non esistono persone poco fotogeniche, esistono solo fotografi poco capaci". Quel sorriso che, però, si raggela in una smorfia di sorpresa e orrore al primo clic, di fronte alla spietata evidenza dei fatti: gli adorabili connotati di Jane Pancrazia Cole, ad ogni scatto, si mischiano in maniera improponibile. 
Picasso ne sarebbe stato estasiato. Solo lui, però.
Jane piange, il fotografo cerca qualcosa di forte da bere.
Il primogenito verrà chiamato "Ehi tu!"


Ma finalmente la gara ha inizio.
Tre concorrenti tre si sfidano.
Il gruppo Due X Uno Cinque racconta l'inferno dantesco con corpo, parola e dialetti. Risate ed entusiasmo, sul palco e in platea. La giudicessa riacquista il buonumore e si bea dell'appagamento artistico.
Inizio col botto e gli altri a rincorrere.
Yuri Ferrero mette in scena la difficile vita del call center. Porta una riduzione dello spettacolo intero. Evidentemente la riduzione sbagliata. Lunga e lenta.
Infine, i Brocchi da Carretta, una compagnia amatoriale, si esibiscono in una pièce di Oscar Wilde. 
E qua mi sia concessa una breve digressione. Perché le compagnie amatoriali si ostinano a fare i classici? A parte rarissimi casi, un testo classico, una recitazione dilettantistica, e costumi che puzzano di naftalina, portano inevitabilmente all'effetto recita della parrocchia. 
Perché non osano? Eppure non avrebbero niente da perdere! 
Comunque, nello specifico, i BdC svolgono discretamente il compito, fanno il proprio, ma il professionismo è un'altra cosa e, in quanto tale, merita di essere riconosciuto e premiato.


Il verdetto è tanto prevedibile quanto giusto: passano i Due X Uno Cinque, ampiamente meritevoli.
Applausi, sipario.

Alla prossima: il 20 febbraio al Cafè des Arts!
L'anno scorso entrai per la prima volta a far parte della giuria di Facce da Palco.
Mi bastò afferrare la biro smangiucchiata da giudice, per trasformarmi immediatamente da pucciosa blogger felice a molesta giudicante mai contenta.

I primi che ebbero a che fare con questa mia nuova perfida versione furono, ahiloro,  i  Proprietà Commutativa di cui scrissi così:

"...lo spettacolo s'intitola 3Q-Liberi esperimenti politici. In scena ci sono cuochi e snob. E poi c'è lui. Il cowboy. La voce narrante. Il fil rouge con la sua aria da vecchio west e il suo Johnny Cash. Lui. Completamente avulso dal contesto. Ma non avulso in un modo surreale e immaginifico. Più in un modo 'eh???'
(...)ad esibizione finita chiedo più o meno così: 'Perché c'era un cowboy in scena?'
E mi viene risposto più o meno così: 'Perché mi sono innamorato di questo personaggio e ho deciso di metterlo dentro questo spettacolo'
Ecco. No!
Mai mai mai innamorarsi di un personaggio e metterlo a forza in una storia che non è la sua. Non funziona a teatro come non funziona in letteratura. I personaggi vanno rispettati. I capricci degli artisti: no. Neanche quando gli artisti siamo noi. Bisogna essere spietati con i propri vezzi. Altrimenti potrebbe esserlo qualcun altro. Tipo una blogger qualunque"

Poi così:

"...per la semifinale portano un testo leggermente modificato e, secondo me, migliorato. Ma riportano pure il cowboy.
I due attori, comunque, hanno letto la mia critica e l'hanno presa sul serio. Ora, mi assicurano, nella versione completa dello spettacolo il personaggio del vaccaro ha una sua ragione d'essere. Per la cronaca: loro due sono degli attori davvero capaci, ne sono sempre più convinta, e anche la loro scrittura è di ottimo livello. Insomma, lo posso confessare: la prima volta che li vidi ebbi il sospetto di una supercazzola teatrale. Ora no, la storia ha un suo senso, una sua struttura, ben fatta e convincente. Nonostante il Johnny Cash de noartri"

E infine così:

"...spingono sull'acceleratore, osano. Sfiorano l'eccesso con l'eleganza che li contraddistingue. Sono bravi. Dannatamente bravi. E intelligenti. Cavoli, ormai mi sono quasi affezionata persino al loro inspiegabile cowboy!" 


Il 17 gennaio scorso i Proprietà Commutativa sono tornati in scena per Off Stage. E io, come i peperoni, mi sono riproposta loro in prima fila. Una tassa, Una iattura. Una. 
Con le caviglie educatamente incrociate sotto la sedia e le labbra strette da signorina Rottermeier, mi sono apprestata a giudicare per la quarta volta questo lavoro. E loro?
Loro mi hanno regalato il piacere di uno spettacolo intelligente e fruibile, ben scritto, ottimamente recitato, e parecchio divertente.
Loro mi hanno fatto dono di un progetto cresciuto e migliorato, frutto di uno studio serio e di un approccio critico intelligente,
Loro mi hanno omaggiato della pia illusione di aver contribuito anch'io, col mio punzecchiarli, a questa notevole crescita.

Bravi! Bravi! Bravi!
3Q Liberi Esperimenti Politici è uno spettacolo da vedere.
I Proprietà Commutativa sono due artisti a cui auguro un meritato luminoso futuro.
Valentina e Alessandro sono l'ennesimo esempio che Facce da Palco porta fortuna (questa è in codice, chi non la capisce non si crucci).


Stasera torna in scena al Café des Arts Alessandra Donati, colei che vinse Facce da Palco pari merito proprio con i Proprietà Commutativa. Accorrete numerosi, sono sicura che anche questa volta ne varrà la pena.

NdA: le foto non sono mie ma vigliaccamente sottratte dalla pagina Facebook di Facce da Palco,
Con il teatro si può fare politica? Certo. Con l'arte si può esprimere il proprio impegno sociale? Ovviamente. Da sopra un palco si può veicolare un pensiero? Sì, sì e ancora sì. 
Ma trattare il pubblico come uno scolaretto da indottrinare, come il popolino da imboccare a forza di didascaliche scenette e frasi ad effetto, no, no e ancora no. 
Ed è questo quello che io ho visto domenica sera quando ho assistito ad Animal Machine. E a poco sono valse le ottime prove attoriali di Davide Capostagno e Serena Bavo. 

Per raggiungere il cuore e il cervello di una platea pensante lo sforzo da fare è ben altro. Ridurre la questione animalista e, soprattutto, il problema etico della sperimentazione a un testo tanto moraleggiante fa un pessimo servizio alla causa stessa. 
La proiezione di frasi e statistiche ad effetto alla maniera di facebook, e il riciclo di video vecchi o "acchiappatenerezza" è un espediente da occupazione scolastica.

Non m'importa quale sia il messaggio, non lo devo necessariamente condividere ma lo devo rispettare, e perché ciò avvenga è necessario che io assista a un lavoro onesto che scavi faticosamente in profondità e non razzoli tra la polvere dell'ovvio.

Ora vi racconto cosa ho fatto domenica.
No, non domenica scorsa.
Domenica 11 ottobre.
Ho i miei tempi, già lo sapete.

Domenica 11 ottobre ho dormito tutto il mattino come la più grave delle narcolettiche, poi ho fatto colazione come se non ci fosse un domani e, infine, mi sono rimessa a letto. Del resto avevo ancora da sfruttare una mezz'oretta di tutto il sonno arretrato accumulato negli ultimi 38 anni. Ora sono pari, e prevedo di stare sveglia come un grillo per i prossimi due mesi. O anche no.

Dopo tutto questo sfacciato riposo, sono andata in centro. Ci siamo andati tutti. Tutti gli abitanti di Torino e provincia stavano là. In auto. Un traffico folle che neanche a Bangkok, ci mancavano giusto i tuc tuc a fare lo slalom tra le macchine. Sembro una vera donna di mondo quando evoco tali esotiche immagini, nevvero? Ma non lo sono, ho solo visto tutte le puntate di Pechino Express.

Trovato parcheggio dall'altra parte del mondo ho raggiunto a piedi la meta tanto agognata: la Cavallerizza Reale. Cos'è la Cavallerizza Reale? Per i non sabaudi forse è il caso che lo spieghi.
La Cavallerizza Reale è un complesso antico, di stile barocco, sotto tutela dell'Unesco. Oltre che luogo di conflitto tra chi lo occupa, e cerca di farlo vivere e godere ai torinesi, e il comune che vorrebbe venderlo. 
Sappiate che ve l'ho fatta semplice ma il succo è questo.

L'altra domenica alla Cavallerizza ho assistito a: una lezione di letteratura cinese, tanto appassionata da farmi venir voglia di saperne di più; un reading, con poeti che che già conoscevo e poeti che non conoscevo, scrittori di prosa, e persino Morandazzo. Come chi? Non lo sapete? Ma fatevela una cultura cinematografica e, soprattutto, una risata: cliccate qua!

Poi sono andata a mangiarmi un hamburger in un locale che conosco da sempre. Nessuno sa quando abbia aperto, forse neanche i proprietari. Eppure esso c'è sempre stato. Dimenticabile ma non dimenticato. Tutti lo conoscono, tutti ci hanno passato almeno una serata, ma nessuno ci ha mai vissuto epiche imprese o notti memorabili. Regge inossidabile, con lo stesso arredamento e gli stessi bagni minuscoli, lascito di un tempo antico in cui gli abitanti della città erano tutti umpa lumpa custodi del segreto del gianduja.

Infine sono corsa all'apertura della stagione di Offstage, la rassegna che in primavera presenta Facce da Palco.
La responsabilità di cominciare la stagione se l'è presa Ettore Scarpa. Ottimo attore, mi piace quando recita e mi piacciono le sue freddure su Facebook. Per onestà, però, devo dire che questa volta non mi ha convinta. Ha scelto di rischiare, improvvisare, andare allo sbaraglio. Lui sa tenere il palco come pochi, ma ciò non può bastare, non deve bastare. Il patologico perfezionismo rende infelici ma fa meno danni della leggera approssimazione. Come una critica sincera è più impegnativa di un calcolato silenzio.

E comunque ho recuperato la macchina, sono tornata a casa e ora, a distanza di 10 giorni, ho nuovamente accumulato una discreta quantità di sonno arretrato. Prossimo obiettivo? Il letargo domenica 25. 
Venerdì sera.
Rossetto rosso d'ordinanza e scaramantico selfie pre-serata.
L'autoscatto beneaugurante funziona: trovo parcheggio in un microsecondo.

Arrivo alla casa del quartiere dove artisti e tecnici provano. Incontro gli altri giudici, ci chiacchiero e, intanto, bevo vino rosso e mangio fusilli al dente: è l'aperitivo bellezza!

Inizia la serata finale.
I Boys e Natalia omaggiano oltraggiano la Carrà.
Donna Antea si dà coraggio a forza di cordiali.

Sul palco salgono Alessandra Donati e i Proprietà Commutativa.
Lei è più centrata della prima volta. Più sicura e con meno sbavature. Il pezzo, leggermente modificato, ne esce molto migliorato. Emoziona. Brava!
Loro spingono sull'acceleratore, osano. Sfiorano l'eccesso con l'eleganza che li contraddistingue. Sono bravi. Dannatamente bravi. E intelligenti. Cavoli, ormai mi sono quasi affezionata persino al loro inspiegabile cowboy!

Al momento della votazione sono in seria difficoltà. Per un attimo penso di dare un parimerito e affidare vigliaccamente la questione agli altri. Ma alla fine scelgo.
Dopo 30 secondi però cambio idea. Poi di nuovo dopo altri trenta. Così fino alla proclamazione. Uno o l'altro, boh! Diversi e validi, come si fa a decidere?

E, infatti, per una volta i numeri si accocchiano in karmica armonia. I voti di giuria e pubblico s'incastrano perfettamente. E il risultato è un sorprendente pareggio!
Vincono la terza edizione di facce da Palco: Alessandra Donati e i Proprietà Commutativa!

La competizione è finita. Le mie responsabilità da giurata anche. E' il momento di far festa, di bere mojito, di abbracciare vecchi e nuovi amici, di salutare i Bella Domanda che sono venuti ad esibirsi, fare ridere ed arricchire la serata.
E' il momento di chiudere quest'esperienza, ma è solo un arrivederci. Si torna l'anno prossimo con Facce da Palco, e già in autunno con altre imperdibili avventure!

ps: grazie a tutti, tutti, tutti. Ma soprattutto a Nat,  folle ed affascinante, Elena, compagna di telefonate tra freelance, e Francesca, la MIA make up artist!
Le scale sono sporche e buie. S'intuisce una luce più in basso. La si segue.
Si arriva in una larga stanza sotterranea. Vecchie mattonelle in bilico sulla parete, un grande lavandino, una sedia.
Ci si accomoda. Le luci svelano impietose segni e rughe.
Parte la registrazione. Monologhi. Di rabbia, esaltazione, dramma.
Sul viso e le palpebre scorrono le reazioni alle parole pesanti come pietre.
Alla fine si aprono gli occhi. Un secondo per adeguarsi alla luce, e poi lo scatto a fermare le tracce dell'esperienza.

Questo è stato (S)cript. Performance fotografica teatrale ideata e realizzata da Sergio Sasso nell'ambito del Fringe Festival di Torino. A questa seguirà, probabilmente, una mostra. Vi terrò informati. Ne varrà la pena.
Ariecchime!
Torno dopo due lunghe assenze: una dal blog e l'altra da Facce da Palco.
La prima dovuta ad improrogabili impegni lavorativi. La seconda all'anniversario degli amati coniugi Cole, che mi hanno coinvolta e travolta con l'organizzazione di una sobria festicciola degna del sultano del Brunei. Lo spettacolare evento si è frapposto fra me e la prima semifinale di FdP. La prima data persa in due anni di devoto amore nei confronti di questa manifestazione. Ancora non ci credo che siano andati avanti senza di me. Quanta amarezza!

Ma sabato scorso, in occasione della seconda semifinale, sono tornata da Natalia&Co e sono anche tornata in giuria. Tornata per tre pezzi che già avevo massacrato giudicato nelle serate eliminatorie.

Ad iniziare sono le ragazze chiuse in ascensore, quelle della compagnia Terra Vergine: ve le ricordate?
In occasione della loro prima esibizione scrissi sul blog:
"Le ragazze lavorano molto bene assieme. C'è fluidità nei dialoghi serrati, come nei movimenti costretti in pochi metri. Ma, nella mia attuale versione ScassosissimaPancrazia, mi tocca sottolineare quanto la recitazione e la scrittura funzionino molto bene nelle parti comiche, e molto meno in quelle drammatiche. Consiglio di lavorarci ancora su." 
In occasione della semifinale dico direttamente al microfono: "Siete molto brave ad usare corpo e spazio". Il che è vero. Recitano in un fazzoletto e poi evadono dalla costrizione e ballano. Belle, coordinate, convincenti. Brave loro, interessante la costruzione del pezzo, ancora con ampi margini di miglioramento il testo.

Poi tocca al prestigiatore Davide Allena.
Di lui scrissi:
"Molto bravo a tenere il palco, diverte il pubblico, e intrattiene con maestria. A dirla tutta però il ruolo dell'attore finisce col superare quello del mago. L'idea di aggiungere una cornice accattivante ai numeri di magia è ottima, ma io vorrei più stupore. Una ricerca dell'originalità non solo nella confezione ma anche nel contenuto."
Sabato aggiungo: "Stai cercando di svecchiare il tipico spettacolo di magia, hai questo aspetto fit, muscoli in mostra, da figo. Ma, ti prego, cambia le musiche che invece sono proprio vecchie e non c'entrano nulla". Voci di corridoio mi sussurrano che il mago abbia scelto ogni pezzo personalmente, con attenzione certosina. Ecco. Probabilmente ora mi odia. Ma ribadisco: da rivedere tutto il tappeto musicale. Tutto.
Firmato: la donna che presto verrà tagliata in 2, 3, 4 parti.

Infine, arieccolo: il cowboy dei Proprietà commutativa.
Rimembrate?
"-Perché c'era un cowboy in scena?- 
-Perché mi sono innamorato di questo personaggio e ho deciso di metterlo dentro questo spettacolo-
Ecco. No! Mai mai mai innamorarsi di un personaggio e metterlo a forza in una storia che non è la sua. Non funziona a teatro come non funziona in letteratura. I personaggi vanno rispettati. I capricci degli artisti: no. Neanche quando gli artisti siamo noi. Bisogna essere spietati con i propri vezzi. Altrimenti potrebbe esserlo qualcun altro. Tipo una blogger." 
Probabilmente uno dei giudizi più severi che abbia mai espresso in due edizioni di cronache.

Per la semifinale i Proprietà Commutativa portano un testo leggermente modificato e, secondo me, migliorato.
Ma, come dicevo, portano pure il cowboy. I due attori, comunque, hanno letto la mia critica e l'hanno presa sul serio. Ora, mi assicurano, nella versione completa dello spettacolo il personaggio del vaccaro ha una sua ragione d'essere.
Per la cronaca: loro due sono degli attori davvero capaci, ne sono sempre più convinta, e anche la loro scrittura è di ottimo livello. Insomma, lo posso confessare: la prima volta che li vidi ebbi il sospetto di una supercazzola teatrale. Ora no, la storia ha un suo senso, una sua struttura, ben fatta e convincente. Nonostante il Johnny Cash de noartri.

Credo che, a questo punto, sia chiaro ai più: sono proprio i Proprietà Commutativa a volare in finale. Meritatamente.

Sfideranno Alessandra Donati.
Avremo sul palco tre fuoriclasse.
Non vedo l'ora di assistere alla sfida.
Appuntamento il 22 maggio alla Casa del Quartiere, in via Morgari 14, Torino.
Io ci sarò!
Voi?

N.d.A: le foto sono di Sergio Sasso e risalgono alla seconda serata eliminatoria (materiale di repertorio, insomma).
"Ma sì, questa volta niente auto. Prendo la metro e poi faccio una passeggiata. Basterà che esca con il giusto anticipo".
Così pensai il 4 aprile.

"Pronto, Jane?"
"Ciao Elena!"
"Scusami, non voglio metterti fretta ma si può sapere dove cavolo sei finita? Qua dobbiamo cominciare! Stai ancora cercando parcheggio?"
"Parcheggio? No, no. Ho deciso di venire in metro"
"Ah"
"E di farmi il resto a piedi"
"Ah"
"Beh, forse non è stata proprio l'idea del secolo. Ma arrivo eh!"
Così ritardai clamorosamente il 4 aprile.

"Eccomi!"
Così annunciai giuliva il mio arrivo ad una Elena sollevata e ad una Natalia con lo sguardo dell'IraFunestadiBulgazia, il 4 aprile.

Ma sul palco cos'è accaduto, il 4 aprile?
Vado di cronaca? Fredda, spietata, chirurgica cronaca? Vado.

Inizia Fiona Dovo. Da Genova.
Porta "Per colpa di Nevio". La storia di una donna che ama le donne. Ma rimane incinta di un uomo. O di un attaccapanni. Trovata scenica ottima!
Fiona porta umanità, sarcasmo e divertimento. Lo spettacolo ha un giusto ritmo. Lei è bravissima. Il suo teatro è anche cabaret. Sicuramente una delle cose migliori viste finora a Facce da Palco. Ma, proprio a voler esser pignoli (cosa che quest'anno mi riesce benissimo), il finale non è all'altezza del resto dello spettacolo. Fiona, per la chiusa, mette da parte l'ironia in favore di un registro più struggente e sdolcinato. Peccato.

Dopo tocca a Francesco Cevaro, da Udine, con un monologo tratto da Novecento.
Pulito.
Ma manca il guizzo, nell'elaborazione del testo e anche nella sua messa in scena.

Segue una vecchia conoscenza livornese: Alessandra Donati.
Partecipò a Facce da Palco l'anno scorso, portando in semifinale la sua Carmilla con Beatrice Neri e Silvia Rosellini.
Questa volta è da sola, ma interpreta due personaggi: Lolita e Alice (da Closer).
Parte un po' in sordina, con qualche imprecisione di troppo. Ma poi è un crescendo di fascino e intensità. Il risultato finale è molto buono. Lei, però, può fare anche di meglio.

Per ultimi tocca agli unici concorrenti torinesi della serata: i Soliti.
Portano in scena Cechov. Sono una compagnia amatoriale e si vede. Intrattengono piacevolmente ma in maniera molto scolastica. Una menzione speciale va, comunque, all'unica donna in scena: Nadia Forlin, dotata di notevoli tempi comici.

Un'ottima serata. La giuria, di cui faccio parte anche questa volta, vota compatta. Il pubblico è più diviso. Il risultato finale è giusto. Passano il turno Fiona Dovo e Alessandra Donati.

Dopodomani ci sarà la prima delle due semifinali.
L'appuntamento è alle 21 al Cafè des Arts, in via Principe Amedeo 33, a Torino.
Non mancate!

NdA: le foto (bellisime) sono del socio, Sergio Sasso.
Le presentatrici di Facce da Palco: Natalia e Donna Antea
Da ragazzina facevo sempre l'arbitro di pallavolo.
Alle medie e alle superiori, appena possibile, lasciavo il campo per arrampicarmi sul seggiolone del potere.
E perché mai?
Ovvio, perché ero una pippa! E stare lì, a mani giunte, in difesa, aspettando di esibirmi in un bagher vincente o, più probabilmente, di beccarmi una pallonata in faccia, mi metteva una certa ansia. Così abbandonavo la nave e cercavo rifugio lì dove osano le aquile, sul seggiolone appunto. Che poi, considerando che soffro di vertigini, era comunque uno sfoggio di un certo coraggio, oltre che di un'evidente disperazione.

Stavo dicendo, da ragazzina finivo spesso col fare l'arbitro a pallavolo.
Io ce la mettevo davvero tutta, prendevo il mio ruolo molto seriamente e cercavo di essere assolutamente imparziale: non avvantaggiavo le mie compagne, non provavo a far vincere le mie amiche, non prediligevo la mia classe. Sprizzavo rigore e correttezza da ogni poro ma, nonostante ciò, venivo spesso criticata da entrambe le parti. Amiche o nemiche, compagne o meno, una classe o l'altra, riuscivo nell'ardua impresa di scontentare tutti.
Non so da cosa dipendesse, forse dal mio essere troppo pignola, forse dal mio essere poco elastica, forse dal mio essere miope, fatto sta che s'incacchiavano tutti come bisce. Una volta un ragazzo di un'altra classe arrivò perfino a minacciarmi: "Ci vediamo fuori!", mi disse serio. Per fortuna, io non ebbi neanche il tempo di farmela sotto, perché i suoi compagni gli diedero del "cretino" e i miei, comunque, mi fecero da scorta.

Da questo lunghissimo preambolo capirete i miei sentimenti contrastanti quando mi fu proposto di entrare a far parte della giuria di Facce da Palco. Provai tanto orgoglio per il ruolo, ma anche una certa ansia per la responsabilità. Lì non avrei neanche avuto un seggiolone su cui scappare. Ma, in fondo, se non avevo ricevuto nessuna minaccia (non esplicita quanto meno) in un anno di cronache varie sul blog, c'erano buone probabilità che sopravvivessi anche a qualche serata da giurata.

E così, domenica scorsa, ho preso il mio posto in prima fila. Ho impugnato carta e penna, e mi sono buttata in questa nuova avventura.

E, finalmente, via di cronaca!
Si esibiscono tre artisti. Nell'ordine: i Proprietà Commutativa, Francesca Cassottana e le Terra Vergine. Una serata tutta dedicata al teatro.

I Proprietà Commutativa sono bravi, bravi sul serio. Due ottimi attori con una perfetta padronanza del palco. Su di loro niente da dire. Sul testo che portano sì.
Lo spettacolo s'intitola "3Q-Liberi esperimenti politici". In scena ci sono cuochi e snob. E poi c'è lui. Il cowboy. La voce narrante. Il fil rouge con la sua aria da vecchio west e il suo Johnny Cash. Lui. Completamente avulso dal contesto. Ma non avulso in un modo surreale e immaginifico. Più in un modo "eh???"
Sono confusa, Questo è solo un estratto dello spettacolo, magari non ci arrivo io, magari mi mancano tutte le informazioni. E quindi, per togliermi il dubbio, ad esibizione finita chiedo più o meno così: "Perché c'era un cowboy in scena?"
E mi viene risposto più o meno così: "Perché mi sono innamorato di questo personaggio e ho deciso di metterlo dentro questo spettacolo"
Ecco.
No!
Mai mai mai innamorarsi di un personaggio e metterlo a forza in una storia che non è la sua. Non funziona a teatro come non funziona in letteratura. I personaggi vanno rispettati. I capricci degli artisti: no. Neanche quando gli artisti siamo noi. Bisogna essere spietati con i propri vezzi. Altrimenti potrebbe esserlo qualcun altro. Tipo una blogger.

Francesca Cassottana, ispirata da alcune lettere originali, porta in scena un'umanissima Frida Kahlo. Ottima l'idea, così come l'impatto visivo iniziale. Meno la realizzazione. Per ora.
Lo spettacolo è ancora troppo in costruzione, sa d'incompiuto. E' una promessa che potrebbe essere mantenuta, ma anche no. Personalmente la vedo come una sfida, un progetto ambizioso che necessita di più teste al lavoro. Un impegno arduo per cui consiglio di coinvolgere più professionalità.
C'è tanta fatica da fare, e tanto tempo da spendere, ma potrebbe valerne davvero la pena.

Le Terra Vergine sono quattro attrici chiuse ne "L'ascensore". Bloccate in un momento della vita. Vincolate in uno spazio ristretto. In pausa.
Le ragazze lavorano molto bene assieme. C'è fluidità nei dialoghi serrati, come nei movimenti costretti in pochi metri. Ma, nella mia attuale versione ScassosissimaPancrazia, mi tocca sottolineare quanto la recitazione e la scrittura funzionino molto bene nelle parti comiche, e molto meno in quelle "drammatiche". Consiglio di lavorarci ancora su.

La serata è finita. Il pubblico vota. La giuria vota. Io, per la prima volta, voto.
Passano il turno Proprietà Commutativa e Terra Vergine. I due lavori compiuti della serata. Inevitabile.
Dopo l'annuncio, però, mi becco mezz'ora di critiche circa il risultato. Mica da parte degli artisti o dei loro amici. No, da parte dei MIEI amici. Nessuno però minaccia di picchiarmi fuori dal locale. Faccio progressi.

L'ultima serata eliminatoria è prevista per il 4/4/2015 al Café des Arts. Ci sarò anch'io. E' un duro lavoro ma qualcuno lo deve pure fare.

N.d.A. le favolose foto sono del socio Sergio Sasso.
E la fata Smemorina mi prepara per il Gran Ballo.
Prende zucchine e carote dal frigo, e le trasforma in una carrozza ad impatto zero.
Rapisce le vicine ottuagenarie e ne fa degli artrosici cavalli bianchi, con quella leggera sfumatura carta da zucchero che fa tanto sciura piemunteisa.
Acchiappa al volo il barista cinese sotto casa mia per dare al cocchio un'aria più internazionale.
Infine mi dota di abito, zatteroni e boa di struzzo.  Sto uno splendore: dovrei aprirmi un fashion blog!

Penso di piroettare leggiadra su me stessa, ma l'unico risultato che ottengo è quello di rotolare giù dal letto. Ouch!
Un sogno. Solo un dannatissimo sogno!
La pennica pomeridiana mi è stata fatale: ho i segni del cuscino sulla faccia, i capelli antigravitazionali, la fiatella da mangiatrice di sorci e, soprattutto, sono in ritardo!

In questo fiabesco stato afferro al volo un borsone e ci metto dentro tutto: abito, scarpe e trucchi. Poi corro a prendere la metro, attraverso il centro e arrivo finalmente in piazza Vittorio al Lab.
Ho il fiatone, saranno tutti agitati, non possono cominciare senza di me!
"Eccomiiiii!!!" esordisco, varcando l'ingresso del locale.
Tutti si girano, mi fanno un cenno, e poi riprendono a fare ciò che stavano facendo prima.
C'è chi fotografa, chi prepara balletti e chi chiacchiera.
Ho il fondato sospetto che non si siano neanche accorti della mia assenza e che avrebbero cominciato tranquillamente anche senza di me. Maledetti!

Dentro schiumo di rabbia peggio di Grimilde ma, proprio come la crudele Regina di Biancaneve, all'esterno mantengo un regalissimo aplomb.  E, senza rivendicare l'altrui cuore battente, vado a prepararmi.
Nel cesso.
Rischio la disarticolazione di una spalla nel tentativo di infilarmi di corsa l'abito VivaLeTetteAbbassoLaPancia. Sfioro la rottura di entrambi i femori nel saltare dentro le mie scarpine da CenerentolaPanterona. Alla fine però esco dal bagno sana, salva, truccata e parruccata. Anvedi che gnocca! Fiuuuuuuuuuu fiuuuuuuuuuuuuuu

Finalmente pronta mi aggiro per la sala in attesa dell'inizio. Saluto la mitica dj Valentina che, vittima dell'odierna postazione audio situata dietro al bancone del bar, ringhia contro tutti gli sprovveduti che osano chiederle da bere. A me però offre uno spritz. E che cavolo! Ora mi sento a casa!

I posti a poco a poco vengono tutti occupati, gli artisti si agitano, le luci si accendono e comincia lo spettacolo. Ricomincia Facce da Palco!
La raffinata Natalia esordisce con boys e balletto. Bella, brava e ormonalmente iperattiva!
Quest'anno, però, la presentatrice che viene dall'est subisce l'onta di essere affiancata da una tutor. Ma che tutor! Nientepopodimeno che Donna Antea Zamboni Bresci, dai palcoscenici degli anni '30 fino ai giorni nostri. Pallottoliere alla mano, dovrebbe avere più di cento anni. Portati bene, eh! Ma ecco spiegato il colorito un poco "passato".
Le due donne sono un'accoppiata di raro squilibrato equilibrio. Sono sicura che ci daranno grandi soddisfazioni.

Ma è già ora del primo concorrente: il prestigiatore Davide Allena.
Molto bravo a tenere il palco, diverte il pubblico, e intrattiene con maestria.
A dirla tutta però il ruolo dell'"attore" finisce col superare quello del mago. L'idea di aggiungere una cornice accattivante ai numeri di magia è ottima, ma io vorrei più stupore. Una ricerca dell'originalità non solo nella confezione ma anche nel contenuto.

Il secondo concorrente è il bassista Ale De Rosa, accompagnato dal percussionista Giorgio Brusamonti. Questi sono musicisti veri, non strimpellano, dietro c'è lavoro e talento. I pezzi sono inediti. Ma, in questa nuova versione, "Pancrazia un po' più stronza dell'anno scorso" mi tocca dire che lo stile molto anni '90 risulta forse un po' datato. Probabilmente è ancora presto perché la musica di quel decennio appaia vintage e ricercata.

Per terzo sale sul palco Massimo Pica.
L'anno scorso partecipò a Facce da Palco con la compagnia d'improvvisatori Detto Fatto, quest'anno presenta un pezzo da monologhista.
Ci fa ridere prendendo in giro le trasmissioni folli da cui ormai siamo tutti dipendenti: da SOS Tata a Il mio Gatto è Indemoniato. Ci ricorda le assurdità del cinema e ci dà una lezione sui film iraniani. Tutto molto divertente anche se farcito da qualche indecisione di troppo. Evidentemente, il palco di Natalia innervosisce anche chi già lo conosce.

Infine si va di Burlesque! Un tipo di spettacolo che, piaccia o meno il genere, mette sempre allegria. I  protagonisti dell'esibizione sono le Sweet Dolls con Poison De Luxe. Tre donne e un uomo che raccontano una storia in quattro atti, uno spettacolo in quattro quadri. Il tutto è carino ed originale ma io, ormai ufficialmente "Pancrazia stracciamaroni", suggerirei dei tempi più rapidi, un ritmo più serrato. Meno spazio all'unico uomo e più alle donne.

Le esibizioni sono terminate. Il pubblico vota e la giuria anche.
Ogni sera verranno promossi due artisti. Io, una vaga idea di chi possano essere già me la sono fatta e, infatti, ci prendo!
Vanno in semifinale lo stand up comedian Pica e il prestigiatore Allena. Complimenti!

Io, novella Aurora, sfranta dalla fatica corro a dormire per 100 anni o giù di lì.


Il prossimo appuntamento con Facce da Palco sarà il 22 marzo al Blah Blah in via Po.
Siateci anche voi. Vi prometto una sorpresa!
Nell’antico regno di Bulgazia viveva un crudele Barone.
Egli, per saziare le proprie voglie, ogni sera si faceva portare dai servitori una fanciulla diversa prelevata a forza dal popolo.
Poi, dopo averla concupita, la chiudeva nelle segrete a morire di stenti.

Per quale motivo si comportasse così non è dato sapere, anche se le malelingue affermano che egli volesse, in tal modo, far tacere le insoddisfatte amanti. Perché l’ardore del Barone era grande, ma il resto no!

Una sera i servitori portarono al nobile la bella Natalia.
“Kosa tu folere da me, orrido Barone?” chiese lei.
“Kosa? Non afere detto niente te, mammina?”
“Certo, mia era domanda retorica, barone perfido e pure un poco ignorante!”
“No perdiamo tempo. Fogliamo iniziare?”
“No!”
“Come no? Io sono Barone: ogni mio desiderio defe essere ordine!”
“No, cioè, sì, ma non potremmo aspettare attimino? Fare kvattro chiacchiere? Raccontare te kvalche bella storiella?”
“Bella storiella? E fa bene. Ma facciamo in fretta”

E così l’astuta Natalia prese tempo raccontando di mille personaggi ed avventure. Narrò le vicende di giovani che cercavano l’amore, il lavoro, o solo un poco di tempo libero. Raccontò di uomini che pettinavano bambole, o di tizi che mangiavano paste scotte. Parlò per ore, giorni, settimane e mesi. Parlò per un anno intero.

“In capitale di penisola italica fifefa ragazza di grande talento. Ella faceva chiamare lei il Boss, e sapefa risolvere tutti più impossibilissimi problemi di amoritudine...”
“Ecco, perché noi non facciamo adesso tanta amoritudine?”
“Aspetta ancora uno minuto! E poi c’era bella Manila che fendefa corpo ma folefa indipendenzia...”
“Ecco, ora io foglio federe un poco di tuo corpo...”
“Un attimo! E poi c’era spettacolo, talent, fatto per giovani grandi artisti!”
“Talent? Taleeent??? Taleeeeent? Perché non detto subito me? Io amo talent! Kvando inizia?”
“Come kvando? Domani alle 21! Forza, tira su tue nobili braghe, e iniziamo a cercare parcheggio per tua carrozza!”

Facce da Palco ricomincia!
Domani, venerdì 6 marzo, accorrete tutti al Lab!
La famiglia Topova vi aspetta con mille altre storie.
Jane Pancrazia Cole ve le racconterà!
Questo scrissi in occasione di una semifinale dell'anno scorso...

Ormai questa avventura è giunta al termine, ed è tempo di bilanci. Bilanci finanziari e monetizzazione. Perché, insomma, bella la vita della blogger, piena di creatività e cultura, ma pure le blogger devono mangiare e pagare le bollette!  
Questa necessità si è chiaramente palesata a Jane Pancrazia l’altra sera, mentre cenava a pane e cipolle. Era là, nel suo umido monolocale, quando ha pensato: “Facce da Palco! Dovrò pur ricavar qualcosa da questa esperienza, no? Certo, soddisfazione personale, incontri memorabili, contatti lavorativi, bla bla bla. Ma i soldi? Come poter guadagnare meravigliosi, profumati, tintinnanti denari?”   
Varie alternative si sono palesate alla sua fertile mente: 
  • intrecciare e vendere deliziosi tappetini per il bagno ottenuti con le parrucche di Natalia. Ma, siamo sinceri, certi colori non convincerebbero neanche un daltonico incontinente.  
  • Far fruttare e sfruttare le doti di stallone balcanico di Dragosh. Ma c’è il rischio che il ragazzo pretenda una parte dei guadagni. I giovani d’oggi hanno completamente perso l’etica del lavoro e lo spirito di sacrificio.  
  • Oppure vendere gli organi degli artisti eliminati. Un rene per artista: Pancrazia non è mica avida! Ma pare che un tale commercio sia illegale nel nostro paese. Non c’è nulla da fare, in Italia lo spirito imprenditoriale non viene mai apprezzato!  
Comunque, la nostra blogger non è mai stata una che si arrende facilmente. E così, ieri sera, dopo essersi messa a dormire sul suo divano-letto IKEA di quarta mano, ha avuto finalmente una vera e propria folgorazione, l’idea che la farà svoltare: Facce da Palco, il gioco da tavolo!  
Numero giocatori: da 1 a 24 artisti ardimentosi, singoli a coppie o anche a squadre. Facce da Palco sarà un gioco di società che metterà alla prova le vostre capacità teatrali, musicali, canore e danzerecce. Lo scopo del gioco sarà, ovviamente, quello di eliminare tutti gli altri concorrenti, anche fisicamente se necessario, e diventare l’unica vera Faccia da Palco. E, oltre alla gioia della vittoria, il giocatore più bravo potrà usufruire della bambola gonfiabile di Natalia, Lothar o tutti e due. Noi della Jane Pancrazia Toys, non abbiamo pregiudizio alcuno, e desideriamo che tutti i nostri clienti siano pienamente soddisfatti! 
Nella scatola è fornito tutto il minimo indispensabile per divertirsi e realizzare la vostra artistica impresa. Un microfono che non funziona, una cassa gracchiante, un paio di minislippini aderenti, una bambola inquietante, un boa di struzzo, un coltellaccio da macellaio, un paio di mocassini marroni, una sedia da regista poco resistente, una panchina ricoperta di peluche, una vestaglia di seta, e ogni 10 scatole acquistate... una donna gravida. Una persona sana di mente non saprebbe che farsene di tutto ciò, ma un vero campione di Facce da Palco riuscirà a trovarne la giusta collocazione e l’utilizzo per montare un pezzo di successo.  
Scegliete il vostro segnalino tra: • Il fiasco di vino, compagno di Natalia nelle rare notti solitarie; • Il funghetto allucinogeno, che Lothar smercia dalla Bulgazia; • O la candela con cui Pancrazia illumina il suo monolocale ora che le hanno staccato la luce.  
Poi tirate i dadi, esibitevi e, infine, pescate le carte del giudizio e pregate che la sorte vi sia benevola. Tutto è superabile tranne la bocciatura spietata della presidentessa di giuria con la carta: “la tua dizione non è all’altezza, torna al via!”  
Potrete trovare Facce da Palco in tutti i migliori, peggiori, e così così negozi di giocattoli! Non fate gli avari, mettetevi una mano sul cuore e l’altra sul portafoglio. Facce da Palco vi farà passare deliziose serate in famiglia, e forse farà riallacciare il gas a Jane.  
Grazie a tutti e buona serata!

Mi raccomando, non dimenticate: venerdì 6 marzo, alle 21 parte l'edizione 2015 di Facce da Palco.
Appuntamento al Lab in piazza Vittorio 13, a Torino.
Ingresso gratuito.
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