Radio cole
  • Home
  • Laboratorio di Scrittura via Newsletter
  • Adelina
  • Il Mio Progetto
Il tredicesimo esercizio del Laboratorio Condiviso di Scrittura è una celebrazione del potere della sintesi e della capacità di scegliere con cura le parole.

Tante piccole storie. C'è chi ne ha scritta solo una, chi qualcuna in più, chi tutta una serie per raccontare punti di vista diversi del medesimo evento.

Siete curiosi?
Buona lettura!



Alla fine andarono tutti via. 
Vincenzo Scalfari



Lei parlava inglese. 
Lui bolognese. 
Al telefono lui parlò di lei. 
Bella, bionda, dalle tette statuarie e le lunghe gambe. 
"What did you tell them?" 
"Oh, mess at work, nothing special". 

*******
Il gabbiano ruppe un'ala. 
E fu subito piccione.

Lucia Del Chiaro

 

Al rientro in ufficio, Zineb mi si era avvicinata, sconsolata, mostrandomi prima il palmo di una mano, poi tre dita dell’altra. Otto. 
Io, allora, tristemente, le avevo mostrato, alzandolo, il palmo di una mia mano ed in più un dito dell’altra: sei. 
I chili presi durante il lockdown. 

*******

Io ero lì. 
Aspettavo oramai da un tempo lunghissimo, che a me sembrava un millennio, il cibo. 
Ululavo al cielo per tutta la mia fame ed il dolore, dando colpi alle sbarre tutta la notte, invocando la pietà dei vicini, ma anche per svegliare quegli stessi infami che il cibo lo avevano. 
Avevo pregato, disperato, perché qualcuno apparisse dal nulla con un vassoio di pane, oppure di patate al forno o addirittura di prosciutto cotto e uova! 
E, invece, all’improvviso, quella mattina, piovvero polpette. 

********

6:28: movimento di gancio – lancio la merenda nel cestino del piccolo Andrea. 
6:30:29: lancio nel paniere del panino di mio marito! 
Uno scricchiolio. 
6:45: Andrea – apro finestra. 
6:50: Francesco – bacio del buongiorno. 
Altro scricchiolio. “Le termiti?” 
8:07 Andrea accompagnato a scuola. 
Non muovo più il braccio sinistro?
8:31 a lavoro. 
No, sono ad un passo dalla porta del lavoro. 
8:32 – sono in ritardo! 
Provo a spostarmi, ma sono diventata un burattino di legno! Cado. 
Mi sono rotta. 

********

Una lotta fratricida era in atto: chi sarebbe arrivato a terra prima? 
Scommesse, digrigni, lanci di resina tra famiglie vicine. 
Spiegateglielo voi che dipende dalla gravità. 

Si sta come 
D’autunno 
Sugli alberi 
Le Foglie.

*******

Ho messo la maionese nel ragù della nonna

Marianna Palmerini 



Una sola tela. 
E qualche avanzo di colore già preparato: un po’ di marrone, poco giallo, un poco più di verde, pochissimo giallo. 
Speriamo che venga a trovarmi, e mi porti qualcosa. 
Théo arrivò. 
Con sé aveva del blu. 
Lo salutò e andò via. 
Vincent iniziò a dipingere. 
E la terra si coprì di iris.

********

Vincent. 
L’Olanda, la Francia. 
La luce, il colore, il buio. 
Zac.

Maria Paola Pennetta 



I passi alle spalle la raggiunsero. 

*******

L'Adozione
"Voglio lui" disse la bimba. 
"wof" rispose Garibaldi. 

*******

Il treno partì. 
Lucia no. 
Marco attese.
Invano.

Jane Pancrazia Cole



Mentre camminava lentamente dietro l’auto lussuosa predisposta per contenere il suo triste carico, la vedova si scoprì ad accennare un lieve sorriso. Si ricompose, sperando di non essere stata notata. Se solo avessero saputo in quali circostanze suo marito si era trovato esanime sul letto, forse avrebbero sorriso anche loro. O forse no. Con lo sguardo basso accompagnò suo marito fino al cimitero, adagiato dentro una bara in una lussuosa auto scintillante. 

*******

La cognata lo chiamò con la voce rotta dal pianto. Il fratello era morto sul letto, ma la vedova suscitò in lui contrastanti emozioni. L’aiutò a ricomporre il corpo del fratello poi la strinse in un abbraccio consolatorio. Le erezioni in quella stanza divennero due. Forse quel leggero sorriso che aveva visto sulla vedova camminando di fianco a lei era dovuto a quello che lui stesso stava pensando? Una piccola speranza si insinuò nel suo animo, misto alla vergogna ed al senso di colpa. 

********

La vecchia signora sulla sedia a rotelle seguiva il corteo, spinta dalla badante sudamericana che era sempre così servizievole e gentile. Sua figlia le aveva detto che il marito era morto di un infarto improvviso, ma lei non le aveva creduto: un uomo così sportivo sempre attento alla cultura del suo corpo non poteva morire così. E provò un po’ di invidia per la fortuna che era toccata alla figlia, al contrario di lei e del suo povero Ugo, che era sempre stato freddo e distaccato. 

*******

Giovanni inserì la prima marcia ridotta del carro funebre. Una splendida autofunebre su base Maserati Ghibli, 3 litri V6 gran lusso, velocità massima 349 chilometri l’ora ed una mostruosa coppia di 700 Nm. Ed a lui toccava inserire la prima ridotta, con una velocità massima di 5 chilometri l’ora. Tutto questo era decisamente frustrante, era sicuro che sarebbe piaciuto anche al morto farsi un bel giro in pista, anche se dentro una bara. Il suo sogno di sempre. 

*******

Con la pala ancora sporca in mano, Filippo pensava che questo fosse uno degli aspetti peggiori del suo lavoro: vedere delle persone piangenti seguire una bara nel suo ultimo viaggio. Ma è ancora peggio quando il morto era un tuo amico, compagno di carte e di belle serate. Ricordò quella sera in cui avevano bevuto entrambi, cosa strana per il suo amico che era sempre così attento al suo corpo, ed erano finiti a baciarsi furiosamente nel retro del locale. Una lacrima scorse sul suo volto. 

*******

Don Mario procedeva dietro al carro funebre recitando preghiere e pensando che un uomo così onesto e retto fosse merce rara. Lo aveva visto tutte le domeniche a messa, diventando prima il suo confessore poi suo amico. La sua morte lo aveva colpito nel profondo, e quando vide un leggero sorriso sul volto della vedova si accigliò, facendogli perdere il filo delle preghiere. Pensò con stizza che a questo mondo le persone ciniche fanno uno sgarbo a Nostro Signore. 

*******

La vista dall’alto regalava un bel colpo d’occhio: il carro funebre seguito dal prete, i parenti e tutti gli amici. “Peccato”, pensò quando l’auto imboccava il vialetto del cimitero, “mi sarebbe piaciuto vivere ancora qualche anno per godere ancora quello che la vita mi aveva regalato”. Vide il sorriso della moglie, e non potè fare a meno di pensare che fosse stato davvero un bel modo di andarsene, mentre facevano sesso. Era sicuro che lo stesse pensando anche lei.

Beppe Carta

E i personaggi secondari si decisero finalmente a scendere in piazza. Ribaltarono trame, imbrogliarono intrecci, malmenarono indegni protagonisti. 
La rivoluzione ebbe inizio.

Questo è un micro racconto, l'ho scritto io anni fa, lo amo molto. Sappiatelo.

Voi avete mai scritto un micro racconto? No? Bene, inizierete oggi grazie al Laboratorio Condiviso.

Un micro racconto, o mini racconto, o microracconto, o miniracconto – come vi pare! – è un testo breve, anzi brevissimo, che riesce a contenere al suo interno una storia intera. Poche parole, scelte con cura, per raccontare misteri, avventure, grandi amori!

Io adoro questo tipo di narrazione perché è immediata e al tempo stesso complessa. In grado di mettere tutto il mondo sopra una capocchia di spillo, grazie all'ispirazione del momento seguita da un lavoro di fino da orologiaio.


Un micro racconto può essere ricco d'ironia, magari con un colpo di scena finale, tipo questo:

Lei lo condusse nella stanza in fondo al corridoio. Lui la seguì. Detestava i convenevoli, preferiva darsi da fare, arrivare subito al sodo. 
Varcarono la soglia. Le luci erano soffuse. Il letto grande. 
Lui si tolse la giacca. Allentò la cravatta. Sbottonò i polsini. Arrotolò le maniche. Lei avvertì un leggero capogiro. Lui la sorresse. 

"Non si preoccupi. Ora penseremo a tutto noi. Noi, delle Onoranze Rampini"


Oppure può essere costruito su un gioco di parole, tipo quest'altro:

"ZAC", dissero le forbici tagliando i ponti.


O ancora può inserire nella narrazione il titolo stesso, come in questo caso:

IL TONFO
Finalmente si decise a fare un passo avanti.
L'ultimo.


Le possibilità sono infinite, la libertà è ampia, l'unico obbligo è la brevità.

Raccontatemi ciò che volete e mandatemi quanti microracconti potete – vabbè, facciamo fino a un massimo di dieci –, avete tempo fino a domenica 12 luglio alle ore 12.

Per tutti gli esempi che volete, sbirciate pure sul blog oppure buttatevi su google, troverete davvero un'infinità di proposte. 

Lo so che vi state chiedendo: ma la lunghezza? Vi lascio un limite massimo di  500 caratteri, spazi inclusi. Sono tantissimi, probabilmente ve ne serviranno di meno.

Buona scrittura e, questa volta più che mai, buon divertimento!


Tipo di testo: micro/mini racconto. 
Numero di testi: non più di 10.
Lunghezza testo: dai 3 ai 500 caratteri, spazi inclusi. 
Email: janecole@live.it. 
Oggetto: laboratorio condiviso di scrittura. 
Specificare nel testo dell’email se volete restare anonimi o meno, se volete essere taggati (su FB) o meno. Scadenza per far pervenire il testo: domenica 12 luglio 2020, ore 12.

Volete leggere tutte le piccole storie nate da questo esercizio? Le trovate qui.
Lei lo condusse nella stanza in fondo al corridoio.
Lui la seguì. Detestava i convenevoli, preferiva darsi da fare, arrivare subito al sodo.

Varcarono la soglia. Le luci erano soffuse. Il letto grande.

Lui si tolse la giacca. Allentò la cravatta. Sbottonò i polsini. Arrotolò le maniche.
Lei avvertì un leggero capogiro.
Lui la sorresse.
"Non si preoccupi. Ora penseremo a tutto noi. Noi, delle Onoranze Rampini"
Piccoli biglietti in giro per la città.
Parole. Racconti.
Scritti lo scorso week end. Tenuti in borsa per giorni.
Ieri, complice una giornata un po' storta, mi sono finalmente decisa.
L'ho fatto.

E, niente, io avrei deciso di fare una cosa.
Sono mesi che ci penso, forse quasi un anno.
Niente di che, una cosa piccolina.

Uno di quei gesti d'artista col gonnellone e i fiori tra i capelli. Anche se io non sono così. Niente gonnellone e niente fiori.

Però questa cosa mi piacerebbe proprio farla. Mi piacerebbe scrivere i miei racconti, quelli più piccini, su dei foglietti di carta e poi lasciarli in giro per la città. Senza nessuno scopo. Così, solo per il gusto di farlo.

Solo per il gusto d'immaginare l'incontro casuale e involontario tra uno sconosciuto e le mie parole. Qualcuno che le trovi, le legga, e poi magari sorrida. O magari no.

Io, a fare questa cosa qua, mi vergogno come una ladra. Ma non importa, la voglio fare comunque che, se fosse per la vergogna, nella vita non avrei mai fatto nulla.
"Clank clank clank" fece la libidinosa chiave nella pudica serratura.
La bacheca di facebook scorre veloce ed inesorabile. Col passare del tempo non è affatto facile recuperare vecchi scritti e, ogni tanto, sento la necessità di mettere al sicuro alcuni post. Trascriverli sul blog, dove sono più protetti e facilmente rintracciabili.

Per questo motivo oggi fermo su Radio Cole un mio particolare microracconto. Un piano sequenza in parole. Una ripresa continuata senza stacchi. Una storia priva di punteggiatura. Un gioco. Una sciocchezza. Un esperimento.

Su facebook l'ho pubblicato senza alcuna spiegazione, mettendo in difficoltà qualcuno. Con voi, vecchi frequentatori del mio blog, mi sento di essere più benevola e svelare la chiave di lettura.
Ogni parola in grassetto è la fine della frase precedente e l'inizio della successiva.

Le foglie si lamentano sotto i piedi affondano ne la neve si scioglie tra i fili d'erba che si allungano come le giornate.

Il titolo? Un anno.
Siamo agli sgoccioli. L'anno sta per concludersi ed è tempo di bilanci, classifiche e buoni propositi.
Ecco, se non vi dispiace, io sceglierei di saltare a piè pari tutto ciò. E di fare altro.

A partire da oggi fino al 31 dicembre, vi riproporrò quotidianamente un post tra quelli pubblicati nel 2014 che, per le ragioni più diverse, considero meritevole di essere ricordato.
Farò una sorta di mini calendario dell'avvento pagano.

Anzi, già che ci sono, farò un mini calendario dell'avvento pagano doppio. Due post al giorno. Uno dedicato a Radio Cole e l'altro a Humans-Torino.
Attenzione, però, non si tratterà di una classifica, ma di un semplice elenco in ordine cronologico, in cui ogni segnalazione avrà lo stesso valore intrinseco della precedente e della successiva.

Siete pronti?
Bene.
Inizio con i post del Blog.

Lo scrissi quasi un anno fa.
Un microracconto, una forma di narrazione che quest'anno ho usato poco, ma che continuo ad amare per la sua immediatezza e complessità. Tutto il mondo in una capocchia di spillo.

Il 14 gennaio 2014 scrissi:
E i personaggi secondari si decisero finalmente a scendere in piazza. Ribaltarono trame, imbrogliarono intrecci, malmenarono indegni protagonisti.
La rivoluzione ebbe inizio.
E, per la cronaca, la rivoluzione ci fu sul serio.

E i personaggi secondari si decisero finalmente a scendere in piazza. Ribaltarono trame, imbrogliarono intrecci, malmenarono indegni protagonisti.

La rivoluzione ebbe inizio.

"Addio mondo crudele!"
Urlò la capra prima di buttarsi sotto la panca.
"Ti stavo aspettando"
"Lo so"


Aveva passato anni credendosi un perdente.
Aveva sprecato una vita intera.
Era un perdente.
"ZAC", dissero le forbici tagliando i ponti.
Lei finalmente cacciò fuori le lacrime.
Queste andarono a dormire sotto un ponte.
Finalmente si decise a fare un passo avanti.
L'ultimo.
Mani da vecchia. Ho mani da vecchia.
Ossute, rugose, orribili.

Mani da bambino. Lui ha mani da bambino.

È curioso che sia questo il mio ultimo pensiero: le sue mani da bambino intorno al mio collo.

Uccisa da uno stronzo con le mani più belle delle mie.
Siamo finalmente giunti all'ultimo appuntamento con le repliche del blog.

Se fossi una persona ed una blogger organizzata avrei programmato questi post con un certo ordine e significato, ma ovviamente non l'ho fatto. Ogni domenica ho scelto l'argomento da riproporre sull'onda dell'ispirazione del momento e del caso.

Però, arrivata all'ultimo episodio di questa rubrica, mi è preso un certo panico.
"Devo finire col botto", mi son detta.
"Devo cercare un post che rappresenti tutti e 5 gli anni di Radio Cole", ho insistito.
"Devo. Devo. Devo", mi sono tormentata.

E invece no. Non devo proprio niente.

Ed è con questo nuovo spirito, un poco più lieve rispetto ai miei standard, che alla fine ho deciso di accendere i riflettori sui microracconti. Mezzo espressivo che ho iniziato a sperimentare a partire del 14 giugno 2011.

Ve ne ripropongo uno per tutti:
"Lui non disse una parola e lei riempì la valigia.
Lui la guardò con occhi vuoti e lei gli voltò le spalle.

Lui perse l'ultima goccia di sangue e lei chiuse la porta."
Gli altri li potete leggere qua.
La città chiuse loro le porte in faccia, e i 33 figuri rimasero in un sol colpo senza dimora e senza ragion d'essere.
Il gatto saltò dal tavolo e trascinò con sé la penna.
I libri d'inglese tacquero dell'incidente.
I peluche dormono uno sull'altro in un monte d'infiammabile tenerezza ed altamente tossico amore.
Sopra di loro si rotolano i due, strofinando gambe di gomma, seni di plastica e sorrisi sempre uguali.


Post più vecchi Home page

La mia vetrina Amazon

La mia vetrina Amazon
Dai un'occhiata ai miei consigli di lettura e scrittura...

Social

Jane Pancrazia Cole

Jane Pancrazia Cole
Chi sono e cosa faccio? Clicca per leggere la pagina Wikipedia che non avrò mai...

POPULAR POSTS

  • Creatività porta creatività
  • La nuova 500
  • I mei primi libri

Categories

IlMioProgetto chiacchiere libri Racconti viaggi Torino cinema RadioCole attualità musica televisione società DiarioRacconti sport Nella Rete blogosfera Laboratorio Condiviso teatro citazioni microracconti FacceDaPalco arte Un marito per caso e per disgrazia Erasmus HumansTorino Peanuts scrittura creativa cabaret Rugby meme ImprovvisazioneTeatrale PrincipeV lavoro poesia OffStage articolo sponsorizzato Pancrazia Consiglia pubblicità twitter PancraziaChi? TronoDiSpade articolo Adelina Harry Potter Podcast premi tennis graficamente PancraziaInBerlin materiale di scarto DaFacebookAlBlog Pancrazia and the City Roma True Colors DonnePensanti EnglishVersion favole laboratorio scrittura sogni CucinaCole IlRitorno chiavi di ricerca dasegnalare help 2.0 video Le piccole cose belle Mafalda Rossana R. cucina kotiomkin live blog candy da segnalare metropolitana satira
Powered by Blogger.

Blog Archive

  • ▼  2023 (15)
    • ▼  marzo (3)
      • Creatività porta creatività
      • I mei primi libri
      • Emma strada: un racconto
    • ►  febbraio (6)
    • ►  gennaio (6)
  • ►  2022 (57)
    • ►  dicembre (3)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (5)
    • ►  agosto (3)
    • ►  luglio (6)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (9)
    • ►  aprile (3)
    • ►  marzo (1)
    • ►  febbraio (3)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2021 (20)
    • ►  dicembre (3)
    • ►  novembre (1)
    • ►  settembre (1)
    • ►  agosto (6)
    • ►  aprile (2)
    • ►  marzo (2)
    • ►  febbraio (2)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2020 (84)
    • ►  dicembre (6)
    • ►  novembre (6)
    • ►  ottobre (6)
    • ►  settembre (6)
    • ►  agosto (6)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (11)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (4)
  • ►  2019 (6)
    • ►  dicembre (1)
    • ►  agosto (1)
    • ►  luglio (2)
    • ►  febbraio (1)
    • ►  gennaio (1)
  • ►  2018 (37)
    • ►  dicembre (1)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (3)
    • ►  settembre (7)
    • ►  agosto (3)
    • ►  luglio (2)
    • ►  maggio (1)
    • ►  aprile (7)
    • ►  marzo (8)
  • ►  2017 (23)
    • ►  settembre (2)
    • ►  maggio (2)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (6)
    • ►  gennaio (1)
  • ►  2016 (20)
    • ►  settembre (2)
    • ►  giugno (2)
    • ►  maggio (1)
    • ►  aprile (7)
    • ►  marzo (2)
    • ►  febbraio (1)
    • ►  gennaio (5)
  • ►  2015 (78)
    • ►  dicembre (1)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (4)
    • ►  agosto (8)
    • ►  luglio (6)
    • ►  giugno (7)
    • ►  maggio (6)
    • ►  aprile (6)
    • ►  marzo (11)
    • ►  febbraio (11)
    • ►  gennaio (14)
  • ►  2014 (242)
    • ►  dicembre (17)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (8)
    • ►  settembre (10)
    • ►  agosto (7)
    • ►  luglio (18)
    • ►  giugno (18)
    • ►  maggio (19)
    • ►  aprile (23)
    • ►  marzo (40)
    • ►  febbraio (38)
    • ►  gennaio (36)
  • ►  2013 (353)
    • ►  dicembre (40)
    • ►  novembre (37)
    • ►  ottobre (48)
    • ►  settembre (33)
    • ►  agosto (35)
    • ►  luglio (39)
    • ►  giugno (35)
    • ►  maggio (40)
    • ►  aprile (23)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (10)
    • ►  gennaio (5)
  • ►  2012 (126)
    • ►  dicembre (10)
    • ►  novembre (9)
    • ►  ottobre (12)
    • ►  settembre (13)
    • ►  agosto (19)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (10)
    • ►  maggio (7)
    • ►  aprile (6)
    • ►  marzo (10)
    • ►  febbraio (10)
    • ►  gennaio (10)
  • ►  2011 (95)
    • ►  dicembre (18)
    • ►  novembre (6)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (9)
    • ►  agosto (5)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (12)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (7)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2010 (97)
    • ►  dicembre (9)
    • ►  novembre (6)
    • ►  ottobre (2)
    • ►  settembre (7)
    • ►  agosto (7)
    • ►  luglio (16)
    • ►  giugno (10)
    • ►  maggio (8)
    • ►  aprile (9)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (6)
    • ►  gennaio (8)
  • ►  2009 (61)
    • ►  dicembre (4)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (8)
    • ►  agosto (3)
    • ►  luglio (5)
    • ►  giugno (2)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (6)
    • ►  marzo (5)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (5)
  • ►  2008 (76)
    • ►  dicembre (3)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (8)
    • ►  settembre (5)
    • ►  agosto (5)
    • ►  luglio (6)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (11)
    • ►  aprile (12)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (5)
    • ►  gennaio (2)
  • ►  2007 (132)
    • ►  dicembre (2)
    • ►  settembre (18)
    • ►  agosto (11)
    • ►  luglio (33)
    • ►  giugno (13)
    • ►  maggio (13)
    • ►  aprile (16)
    • ►  marzo (26)

Copyright © Radio cole. Designed & Developed by OddThemes