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Pensieri sparsi emersi negli ultimi due giorni.

A Parigi chi annaffia le piante lo fa senza timidezza alcuna.  
Passeggi, pensi che stia iniziando a piovere e poi scopri che no, non è il meteo fetente ma il tizio tre piani più su che dà l'acqua ai gerani. 
Una, due, tre volte, in diversi giorni e diversi quartieri della città. L'esperienza empirica pare suggerire che i parigini se ne fottano di chi passa sotto i loro balconi. Difficile stabilire se si tratti proprio d'indifferenza o addirittura di sadismo.

Al museo d'Orsay, di fronte all'autoritratto di Van Gogh, i turisti vengono colti dal medesimo disturbo del comportamento che caratterizza i turisti di fronte alla Gioconda. Non guardano il quadro ad occhio nudo, non sia mai! Si mettono in fila e poi lo fotografano, ignorando volutamente l'esperienza diretta per una brutta documentazione da dimenticare nel proprio cellulare.

Parigi è invasa da enormi orsi di peluche. 
Mi sono documentata: il fenomeno pare aver avuto inizio del 2018. Li trovi seduti ai tavoli dei ristoranti o nelle vetrine dei negozi. Impossibile non amarli con trasporto. 

Gli studenti della Sorbonne hanno le stesse facce e fanno le stesse pause pranzo di tutti gli studenti universitari del mondo. Il che, ne converrete con me, è di gran consolazione. 

Il Croque monsieur meriterebbe di essere importato anche in Italia. Non sarò l'unica a pensarlo? 

Ps: non metto foto illustrative ma questa perché mi piace.

Ieri abbiamo dedicato la giornata a una boulangerie, un mercatino delle pulci e il centre de Pompidou. 

La prima per fare una colazione dolce al volo, alla faccia dei ristoranti vietnamiti. 

Il secondo, quello di Saint-Ouen per la precisione, perché Marito potesse sfogare la sua passione per i vinili. Abbiamo passato le ore tra antiquariato, arte contemporanea, modernariato, un cacciatore di autografi, un collezionista di puffi, poster di moda, tappeti e poi mille milioni di rivenditori dischi. 
Mentre Marito ampliava orgoglioso la sua collezione, io gironzolavo tra i mobili con Edith Piaf di sottofondo e i proprietari che mi salutavano "Bonjour Madame" "Au revoir Madame". Che c'è poco da fare, il "Madame" francese ti fa sentire subito Catherine Denueve, mentre il nostro "Signora" fa millenaria a cui cedono il posto in autobus. 

Il Centre de Pompidou è stata la nostra meta pomeridiana. 
Marito e io, durante i diversi viaggi, abbiamo sviluppato una collezione di musei di arte moderna e contemporanea che abbiamo molto amato, alcuni scoperti per caso altri con cognizione di causa. Come il Berardo a Lisbona e il Mass Moca in Massachusetts, per dirne due. Quindi non ci siamo potuti esimere da una visita al Pompidou per poi svaligiarne lo shop. Perché io non lo so se esistono le anime gemelle o cose così, ma trovare qualcuno con cui condividere le stesse passioni e scegliere senza difficoltà le stesse mete in vacanza è di certo una gran cosa.
MAXXI Roma

Il bello di tornare a visitare una città più e più volte è che, a ogni incontro, puoi permetterti di trascurare i luoghi più ovvi e concentrarti su altro. Ciò vale a maggior ragione quando la città in questione è Roma, dove di luoghi nuovi da visitare ce ne sono per una vita intera. 

Marito, cintura nera nel trovare posti di cui valga la pena, dopo il Museu Berardo a Lisbona, il villaggio di Aurora nello Stato di New York e il MassMoca in Massachusetts, mette a segno un altro colpo felice. Complici alcune volte la Lonely Planet e altre il suo (insospettabile) intuito, Marito in vacanza dà il meglio di sé, proponendo per le nostre visite luoghi meno ovvi, talvolta inaspettati, sempre bellissimi. Io durante i primi viaggi, lo ammetto, ero parecchio titubante ma ormai mi fido ciecamente. E anche questa volta ho fatto bene. 

Il MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, merita assai. Inaugurato nel 2010, raccoglie nelle sue sale un'interessante varietà di installazioni, esperienze, opere immersive ed ispirazioni. Da vedere. 

Il bello di tornare a visitare una città più e più volte è che puoi tornare a vedere i luoghi migliori, i più meritevoli, perché ogni volta c'è qualche particolare nuovo da scoprire o perché tuo marito, per esempio, non c'è mai stato. 

È questo il caso dei Vatican Museums - Musei Vaticani, km e km di storia, bellezza e cultura. Un'esperienza della testa, dell'anima e pure del corpo, provato dallo spazio da coprire e dalla temperatura da subire in alcune sale. 

"Allora che ne pensi?" chiedo a Marito appena usciti. 
"Qual è la tua impressione sulla Cappella Sistina? Io ne uscii sopraffatta e confusa, tu?" 
"Sì... ma il braccio di Adamo è evidentemente sproporzionato" 
"Ma io perché ancora ti parlo?" 

Il bello di tornare a visitare una città più e più volte è che puoi goderti la vacanza con più rilassatezza mentre ti concentri sui pregi e i difetti di chi ti sta accanto.

Vacanze Romane 4, 5.




Arte chiama arte. Creatività chiama creatività in un circolo virtuoso di cose belle.

Con questo spirito ho scelto l'esercizio di questa settimana del Laboratorio Condiviso di Scrittura. La fonte d'ispirazione questa volta sarà una foto ma non una foto qualunque, uno scatto di William Eggleston.

Questa è l'immagine. A voi la storia.
Una storia da raccontare in qualsiasi forma preferiate: un racconto, un monologo, un dialogo, una poesia, fate voi.

Partecipate al Laboratorio, durerà solo fino alla fine dell'anno, ormai gli esercizi rimasti sono pchissimi.

Per chi non lo sapesse, il laboratorio è gratuito ed aperto a tutti, potete partecipare anche ad un solo esercizio. Massima libertà.

Per qualsiasi domanda contattatemi sul blog o sui social, cercherò di rispondervi il prima possibile.

Tipo di testo: racconto, poesia, monologo, dialogo, quello che vi pare... 
Lunghezza testo: dagli 800 agli 8000 caratteri. 
Email: janecole@live.it. 
Oggetto: laboratorio condiviso di scrittura. 
Specificare nel testo dell’email se volete restare anonimi o meno, se volete essere taggati (su FB) o meno. 
Scadenza per far pervenire il testo: domenica 29 novembre 2020, ore 23. 

Volete leggere tutte le Storie nate da questa foto? Le trovate qui.

Buona sera carissimi,
da poco ho cominciato una collaborazione con Torino Oggi, quotidiano online locale, ho deciso di condividere con voi alcuni miei articoli, che ne dite?

Il mio ambito? Ovviamente: cultura, arte e spettacolo. Argomenti tra i quali sguazzo con somma soddisfazione ma ancora un milione di cose da imparare.

Ecco il link di ciò che ho scritto ieri, un pezzo dove racconto un'esperienza davvero peculiare: una visita al Museo del Cinema "al buio". Sì, avete letto bene, al buio.

Curiosi? Spero di sì.

http://bit.ly/VisitaAlBuio


Io ho mangiato un hamburger buonissimo. Di corsa, con le mani gelate e la Gran Madre che occhieggiava invidiosa. Sono scesa ai Murazzi ed entrata al Magazzino sul Po. Ho assistito a una serata di CaleidoScoppio. Ne ho scritto fitto fitto su un'agenda.
E poi, alla fine, sono salita sul palco e ho letto la mia Cronaca davanti a tutti. Un microfono e due djembe a farmi compagnia.

Vi siete persi quest'esperimento di instant blogging? Non c'è problema. Ecco a voi il testo originale, rigorosamente NON riveduto e NON corretto.

Buonasera, vi spiego com'è andata, perché mi trovo qui.
Ho ricevuto l'invito su Facebook, l'idea della serata mi è piaciuta, e quindi ho condiviso, ho "piacciato", ho cliccato "parteciperò". Ho fatto tutte quelle cose che si fanno in questi momenti. Sono stata leggera e inconsapevole.
Poi, una settimana fa, Esther mi ha contattata.
"Allora che fai? Sali sul palco?"
"Eh? No, sul palco no! Io detesto parlare in pubblico"
Voi non potete capire, mi viene l'ansia, le palpitazioni, la voce da gallina isterica. Faccio cose patetiche, tipo mettermi una minigonna inguinale per distrarre il pubblico con lo stacco di coscia. Perdo l'etica e la morale.
"Sul palco no, non esiste!" dico.
"Dai! Ti esibisci alla fine. Fai la cronaca della serata: instant blogging"
"Instant che? No, guarda, ci penso, eh..."
Ci ho pensato. Ed eccomi qui. Voce isterica e patetico stacco di coscia compresi.
Eccomi qui a fare la cronaca della serata. La mia cronaca. Della mia serata. Dal mio esclusivo punto di vista. 
Arrivo alle 20-20:30 e mi ritrovo subito meravigliosamente a disagio. La gente prova, suona, qua è pieno di artisti. Io sono una blogger. Una che scrive su internet. Una poveraccia. Farò una figura pessima.
Quindi, per sopravvivere, decido di entrare nel mood "vabbè tanto non mi conosce nessuno". Esattamente cinque secondi dopo entra Noemi Cuffia. Lei è blogger ma anche una scrittrice coi controcazzi. Ah, dimenticavo, lei mi conosce. Ecco. Ciao Noemi! 
La serata comincia: si festeggia il primo compleanno del CaleidoScoppio, un "mix di arti diverse", come dicono i presentatori. Pittura, video, musica, fotografia, cabaret. Tutto assieme.
Parte  l'appello. Chiamano Sciencol. Nessuno alza la mano. Chi è? Dov'è? Assente? Ah no, sono io: J-a-n-e C-o-l-e. Le soddisfazioni cominciano a mazzi!
 
Finalmente si parte. Con Na Na, la zia di CaleidoScoppio. Una gran testa di capelli che già, solo per questo, si guadagna tutta la mia sfacciata simpatia. Lei fa gli auguri, gli auguri "al contrario".
Poi si canta e si suona. L'atmosfera è rilassata. Mi tranquillizzo. Un po', non troppo. 
Intanto, in giro per il locale, si disegna, vignetta e graffita. 
Sul palco si sonetta e filosofeggia. Ci si rilassa: "non bisogna essere i migliori".
Il poeta-filosofo poeteggia ed è bravo, bravo assai.
Finisce lui, si passa a uova e galline, e poi si torna alla musica. Giovanissima e con una gran voce.
Il tempo passa, arriva l'"amico palazzo" e capelli di bacca. Arrivano fantastici microracconti. La follia delle parole e dell'immaginazione. Il potere del 'tutto è possibile'. Ecco, questo è proprio l'ambiente mio: la scrittura e la follia. Quasi quasi mi commuovo e, invece no, rido, rido tanto.
Smetto di ridere e arrivano due ragazze che lo stacco di coscia ce l'hanno sul serio. Musica d'altri tempi e danza d'altri luoghi. 
Intanto, in giro per il locale, c'è chi chiacchiera, chi si conosce, chi prova a dipingere e chi lo fa sul serio, ma con le spezie. 
Sul palco si litiga con l'amplificatore, si combatte e poi si vince. Ed è musica ed è poesia. Con o senza titolo. Non importa.
Poi è poesia ed è musica.
Si passa da Frank Sinatra in gonnella a Massimo Pica e il cinema. Secondo lui. Secondo lui e il suo amico esperto di film iraniani, pecore e pastorelli.
Dopo è il turno della padrona di casa, Esther Nevola, e delle sue parole e delle sue emozioni. Che sono sue e di tutti.
Ed ancora musica e immagini.
Papere, cacciatori e momenti di commovente comicità.
Musica, Fabio Bosco, Baudelaire e djembe: l'accostamento che non ti aspetti. 
Intanto, in giro per il locale, c'è chi mangia una pizza e chi scrive una cronaca. Io.

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