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La finale è stata vinta dai Due x Uno Cinque. Trionfalmente.
Bravi, elastici, divertenti, ci hanno raccontato la Divina Commedia e i Promessi Sposi lasciandoci senza parole.
Davide Fontana e Manuele Laghi, gli altri due finalisti, hanno forse patito di più l'ansia da verdetto e sono apparsi entrambi appannati rispetto alle serate eliminatorie. Ma il livello generale delle esibizioni è stato comunque molto alto. E un posto (o più di uno) nel prossimo calendario di OffStage se lo sono guadagnati tutti e tre.

Una menzione speciale va poi agli ospiti: i Bella Domanda.
Vecchia conoscenza della rassegna, diventano ogni giorno più bravi e più belli. Prima o poi la fama li travolgerà, col conseguente afflusso esagerato di denaro. Ed essi, generosi quasi quanto sexi, ci ospiteranno tutti in un mega ranch tra le risaie vercellesi.

In attesa di realizzare il mio sogno da Mangano-mondina, approfitto di questo micropost per salutare e ringraziare, meglio tardi che mai, il triumvirato che dirige, governa, e nutre questo meraviglioso talent: Nathalie, Elena e Francesca.
La prima mi ha accolta in squadra ancora prima di conoscermi.
La seconda è il mio migliore sponsor.
La terza mi ha insegnato il rossetto rosso e il mascara notte.
Grazie e a presto.

(*)Foto di Daniele Robotti.
Io Facce da Palco lo amo e voi lo sapete.
Lo amo perché l'ho visto quasi nascere e, soprattutto, crescere. Perché è entrato nella mia vita per caso e ha cambiato molte cose, in meglio. Perché ci è rimasto a lungo, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia.

Io Facce da Palco lo amo.
Perché ho visto passare e ho conosciuto tanti artisti, alcuni così così, alcuni bravi, alcuni bravissimi. E, quando mi capita di ritrovarli davanti a una birra, in un teatro, al cinema o in tv, mi emoziono sempre e dico ad alta voce "Quello ha fatto Facce da Palco!", come la più molesta orgogliosa delle zie.

Io Facce da Palco lo amo perché ho cominciato come blogger e poi sono addirittura diventata giurata. Perché mi ha dato la possibilità di trasformare un'idea, una passione, uno spunto, in un lavoro.

Io facce da Palco lo amo perché negli anni si sono susseguiti presentatori, valletti, fotografi e tecnici. Un sacco di bella gente ma proprio bella bella. Per non parlare di Nat, Elena e Francesca che meriterebbero un post a parte. E non è detto che non lo scriva.

Io Facce da Palco lo amo e anche quest'anno non mi sono persa una serata ma, purtroppo, ho perso per strada le cronache, perché il tempo è stato poco e di scrivere cose brevi raffazzonate e povere di spirito non me la sono proprio sentita. Perché Facce merita solo il mio meglio.

Stasera ci sarà la finale e io sono già emozionata. Clownerie, cabaret e teatro. Davide Fontana, Manuele Laghi e i Due per Uno Cinque. Bravi e divertenti, tutti. Altissimo livello.

Sono stata carente per troppo tempo, ma non lo sarò in occasione della finale. Stay tuned, che se non potete venire al Blah Blah, verrete comunque adeguatamente informati tramite  Facebook.
Che il dio degli smartphone, dello streaming e dei Giga mi assista!
Stasera c'è la quarta serata eliminatoria di Facce da Palco e io devo ancora scrivere della terza. Oh cielo, non c'è tempo da perdere, inforcate gli occhiali, bagnate gli indici e sfogliate virtualmente questa mia arguta cronaca.

Innanzitutto, c'è da fare un passo indietro a pochi giorni prima dell'evento. Quando mi telefona Elena Mulè, eminenza grigia metalizzata della kermesse teatrale, e mi dice:
“Buongiorno Lady Pancrazia, divina tra le divine, la disturbo?”
“Beh, insomma, sono le undici di mattina, ho appena fatto colazione a ostriche e champagne; Gianluì, il visagista delle dive, mi sta facendo la pedicure; e dopo devo portare a spasso Poldino, il mio carlino che ha un pedigree che Betty d'Inghilterra se lo sogna. Ma, a parte questo, sono libera. Dimmi, plebea, perché mi cerchi?”
“Ehm divina volevo solo dirle che noi, cioè, non solo io ma tutta l'organizzazione, noi, dicevo, pensavamo che sarebbe stato carino se voi, i giurati, non foste sempre gli stessi ma faceste un poco a rotazione”
“...”
“Nello specifico, ehm, ella, ehm, sublime, la prossima volta dovrebbe lasciare il posto a un altro giurato e stare tra il pubblico”
“...”
“Mantenendo comunque l'ambito ruolo di blogger”
“...”
“L'unica e sola blogger ufficiale dell'evento, ovviamente”
“Ovviamente.”
 Io, com'è nel mio stile, la prendo da gran Signora, non urlo, non strepito, ma alzo solo il sopracciglio sinistro. Leggermente.
Prima do mandato alla mia stuola di avvocati di agire, chiedere danni, un adeguato rimborso, e la testa di questi screanzati. La lesa maestà è un reato grave. Poi suggerisco a Poldino, che ha la vescica canina un poco debole, di spiscettare abbondantemente sulle ruote delle auto e sulle scarpe scamosciate dell'organizzazione tutta. Infine, abbasso il sopracciglio, e mi reco comunque alla serata. Perché sono una blogger professionista, IO! Una che mantiene fede ai propri impegni, IO! Una che non c'ha mai una mazz… da fare, IO! Vabbè, dicevo, nella mia immensa bontà e professionalità decido di recarmi comunque ad assistere alla serata. Ed ecco qui la cronaca.

Anche questa volta si sfidano tre artisti, anche questa volta l'emozione è tangibile: fogli che si perdono, trucco che si scioglie, computer che s'imbizzarriscono.

I primi ad esibirsi sono Roberto Tavella e Nancy Citro, vecchie conoscenze di Facce da Palco che, due anni fa, si erano guadagnati la semifinale con i Sumadai, la compagnia d'improvvisazione di cui fanno ancora parte. Questa volta, però, decidono di lasciare a casa i colleghi e provano a mettersi in gioco con un nuovo format dall'evocativo nome “Terapia di coppia”. E, infatti, è questo quello a cui si assiste: una terapia di coppia tutta improvvisata. Dove, per dare vita ai propri personaggi, si chiedono suggerimenti al pubblico e, per avanzare nella storia, si fanno intervenire i giudici che rivestono, per loro stessa sorpresa, il ruolo che fu di Freud.
Il tutto è gradevole, divertente e immediato. I conflitti uomo-donna vengono descritti in maniera buffa e leggera. Ma i due improvvisatori, forse per paura di non raccontare abbastanza o di non fare abbastanza nei 20 minuti a disposizione, tendono a “correre” troppo, non sfruttando a pieno le scene più promettenti ed esilaranti.
Il risultato è comunque buono, il pubblico apprezza e la giuria, gasata dal ruolo da psicanalista che gli è stato affidato, finisce per prenderci fin troppo gusto. Ed è per questo che stabilisce la durata della seduta, compila ricette mediche, ed emette regolare fattura.

Dopo l'improvvisazione è la volta di un monologo drammatico, portato in scena da Sabrina Divina Conquistadina.
Il testo nasce dall'unione di pensieri, poesie, e pezzi scritti da lei nel tempo. E, proprio per questo, richiederebbe un ulteriore lavoro di lima e legatura.
La recitazione è molto acerba. Troppo artefatta. Che sia un meccanismo di difesa attuato da chi si sta mettendo tanto in gioco o una semplice mancanza di mestiere non è dato sapere.
Ma a Sabrina bisogna, comunque, concedere l'onore delle armi per aver avuto il coraggio di raccontare se stessa, “Più donna che uomo, ma non una donna, non un uomo”. Per aver provato a spiegare il difficile percorso della transizione, l'aggressione del giudizio della società, e la complessità del conflitto interiore.
La forma è da rivedere, ma l'emozione è tangibile e onesta.

Alla fine tocca a Manuele Laghi, anch'egli vecchia conoscenza della competizione. Questa volta non si presenta all'interno dell'esilarante trio comico Tracataiz Tracataiz ma tutto solo. O quasi. Sul palco ci sono lui e un computer.
Il suo monologo è molto divertente, capace di analizzare la società attuale con le sue mille follie. Ma la follia più grande la fa lui, che rinuncia ad un tecnico audio per fare tutto da solo col suddetto computer. L'idea di base è comprensibile e condivisibile, quasi una protesta, “I locali, non investono, i tecnici costano e, se questo lavoro lo vuoi fare per vivere, devi essere indipendente e in grado di poter gestire ogni aspetto dello show in completa autonomia”. L'idea, come dicevo, ha tutta la mia solidarietà ma il pc se ne sbatte della libertà di Manuel e del mio appoggio morale e, con una tempistica che solo le infernali macchine sanno avere, si pianta, si blocca, fa le bizze. Lo stronzone. Costringendo l'artista ad improvvisare e menare il can per l'aia per 5 minuti buoni. Poi, finalmente, anche la tecnologia si mette una mano sulla coscienza, il monologo può partire come si deve, e il comico milanese ci fa ridere tutti come lui ha sempre dimostrato di saper fare. Applausi!

La sfida si è conclusa, è tempo di annunciare il vincitore: passa Manuel Laghi. L'uomo ha sconfitto la macchina.

Stasera al Blah Blah ci sarà la quarta imperdibile eliminatoria di Facce da Palco, io sarò nuovamente in giuria ma, per scrupolo, Poldo me lo porto comunque. A dopo!
Ormai siamo alle porte della terza serata eliminatoria di Facce da Palco ed io devo ancora scrivere la cronaca della seconda. Quindi? Quindi, rimedio subito.

Siamo al Cafè des Arts e si ride, si ride parecchio. Merito dei tre presentatori eccezionalmente ispirati.
La Diva Zamboni Bresci, in particolar modo, acida come non è stata mai, non risparmia battute al vetriolo contro tutti, artisti compresi. La cattiveria le dona. Divina!
Natalia, gnoccherrima as ever, cerca di impalmare incastrare un belloccio pescato a caso dal pubblico. Egli si finge turbato ma sta volentieri al gioco. La di lui fidanzata si finge tranquilla ma in realtà ribolle di rabbia omicida.
La terza testa di questo Cerbero presentante, tale Rato Glitte (che se ne colga l'arguto gioco di parole), cantante confidenziale di Bulgazia, canta. Canta assai. Coinvolgendo il pubblico fino alle lacrime, i crampi e, in taluni casi, l'esaurimento nervoso.

Io, in prima fila (avete notato come sottolinei sempre la mia posizione privilegiata? Sono Poveraccia dentro), mi godo lo spettacolo e i tre concorrenti che si sfidano.
La prima esibizione è di un gruppo musicale: La figlia del dottore. Tre allegri 30-35-40-45?enni che, come lascive civette sul comò, se la cantano e se la suonano con tanto di famiglie-groupie al seguito. Io sculetto sul posto, trascinata dalla musica, leggera, piacevole e molto frulla-ricci. La loro formazione è quella più classica dei gruppi musicali: batterista schivo, bassista sorridente, frontman egocentrico e logorroico. Per arginare l'incontinenza verbale di quest'ultimo vengono chiamati prima gli artificieri e poi le teste di cuoio ma, ovviamente, nessuno riesce nell'impresa. L'abbattimento si rende necessario.
Liberato il palco dai poveri resti, viene il turno di Sergio Sasso, che porta un nuovo format d'improvvisazione: "Data". Il pubblico gli dà degli spunti, Wikipedia anche, e poi lui interpreta tre personaggi e racconta la storia che li riguarda. Improvvisazione e story telling, tutto da solo su un palco. Non è facile, al limite tra il coraggio e l'incoscienza. L'artista pare molto emozionato e la rappresentazione ha un ritmo discontinuo. L'idea è buona ma migliorabile. Intanto, chapeau per essersi buttato senza paracadute.
Infine tocca alla clownerie, all'arte di strada di Davide Fontana. E qui veniamo tutti conquistati: pubblico, giuria e artisti precedentemente esibitisi. Tutti. Ironia, musica, tempi perfetti e tanto lavoro. Lo spettacolo è un mix di pezzi diversi. Un mix ottimamente costruito. Non solo riesce bene ma dà l'impressione di avere ancora ampi margini di miglioramento. Ottimo!

Si vota e il risultato è previsto, prevedibile e giusto. Passa Fontana tra la soddisfazione generale.

Per il resto nulla da segnalare tranne due giurati, una riccia e uno no, che si litigano il microfono. Vince “quello no”, screanzato, ma la riccia medita vendetta. Tremenda vendetta!


Prossima serata eliminatoria: domani alle 21 al Cafè des Arts, in via Principe Amedeo 33/F, Torino.

Squillino le trombe, rullino i tamburi, sviolinino i violini: Facce da Palco è tornato e con esso Jane Pancrazia Cole in versione giudicessa suprema.
Ella, che ormai montatasi la testa parla di sé in terza persona, indossa un paio di calze contenitive, si arrampica su tacchi vertiginosi di sexi scarpe ortopediche e, pittatasi le labbra di rosso vermiglio, attraversa di gran carriera le vie del centro. Orgogliosa ed altera, con la sua inconfondibile  falcata gigia, raggiunge il Blah Blah in tempo record: da Porta Nuova a via Po in soli 20 minuti, calli e fiatone asmatico compresi!
Ad attenderla trova il pubblico delle grandi occasioni. Gente ovunque: sulle sedie, i tavolini, appesa alle tende, nascosta nel mixer audio, a mollo nella insalatiera dell'aperitivo. Ma, in fondo, a lei che frega? In quanto imperatrice delle giudicesse, vanta un posto d'onore in prima fila e, ovviamente, se ne bulla con chiunque abbia la sventura di darle retta. Perché l'umiltà non le appartiene, quasi quanto la capacità di esibire una pettinatura decente.


Il grande talent teatrale sta per riaprire i battenti e Pancrazia, professionale da par sua, ha una sola preoccupazione: avere almeno una foto decente! 
"Buonasera a te, fotografo ufficiale dell'evento" cinguetta.
"Buonasera" 
"Volevo solo dirti che, nel caso tu volessi immortalare la giuria e rendere gnocchissima la blogger meno fotogenica dell'universo, la suddetta blogger sarebbe talmente riconoscente da dare il tuo nome al suo primogenito"
"Ok" sorride compiaciuto il fotografo ufficiale dell'evento. 
Sorride di quel sorriso sicuro, di quel sorriso che già decine e decine di fotografi hanno esibito prima di lui. Quel sorriso che sembra dire "non esistono persone poco fotogeniche, esistono solo fotografi poco capaci". Quel sorriso che, però, si raggela in una smorfia di sorpresa e orrore al primo clic, di fronte alla spietata evidenza dei fatti: gli adorabili connotati di Jane Pancrazia Cole, ad ogni scatto, si mischiano in maniera improponibile. 
Picasso ne sarebbe stato estasiato. Solo lui, però.
Jane piange, il fotografo cerca qualcosa di forte da bere.
Il primogenito verrà chiamato "Ehi tu!"


Ma finalmente la gara ha inizio.
Tre concorrenti tre si sfidano.
Il gruppo Due X Uno Cinque racconta l'inferno dantesco con corpo, parola e dialetti. Risate ed entusiasmo, sul palco e in platea. La giudicessa riacquista il buonumore e si bea dell'appagamento artistico.
Inizio col botto e gli altri a rincorrere.
Yuri Ferrero mette in scena la difficile vita del call center. Porta una riduzione dello spettacolo intero. Evidentemente la riduzione sbagliata. Lunga e lenta.
Infine, i Brocchi da Carretta, una compagnia amatoriale, si esibiscono in una pièce di Oscar Wilde. 
E qua mi sia concessa una breve digressione. Perché le compagnie amatoriali si ostinano a fare i classici? A parte rarissimi casi, un testo classico, una recitazione dilettantistica, e costumi che puzzano di naftalina, portano inevitabilmente all'effetto recita della parrocchia. 
Perché non osano? Eppure non avrebbero niente da perdere! 
Comunque, nello specifico, i BdC svolgono discretamente il compito, fanno il proprio, ma il professionismo è un'altra cosa e, in quanto tale, merita di essere riconosciuto e premiato.


Il verdetto è tanto prevedibile quanto giusto: passano i Due X Uno Cinque, ampiamente meritevoli.
Applausi, sipario.

Alla prossima: il 20 febbraio al Cafè des Arts!
L'anno scorso entrai per la prima volta a far parte della giuria di Facce da Palco.
Mi bastò afferrare la biro smangiucchiata da giudice, per trasformarmi immediatamente da pucciosa blogger felice a molesta giudicante mai contenta.

I primi che ebbero a che fare con questa mia nuova perfida versione furono, ahiloro,  i  Proprietà Commutativa di cui scrissi così:

"...lo spettacolo s'intitola 3Q-Liberi esperimenti politici. In scena ci sono cuochi e snob. E poi c'è lui. Il cowboy. La voce narrante. Il fil rouge con la sua aria da vecchio west e il suo Johnny Cash. Lui. Completamente avulso dal contesto. Ma non avulso in un modo surreale e immaginifico. Più in un modo 'eh???'
(...)ad esibizione finita chiedo più o meno così: 'Perché c'era un cowboy in scena?'
E mi viene risposto più o meno così: 'Perché mi sono innamorato di questo personaggio e ho deciso di metterlo dentro questo spettacolo'
Ecco. No!
Mai mai mai innamorarsi di un personaggio e metterlo a forza in una storia che non è la sua. Non funziona a teatro come non funziona in letteratura. I personaggi vanno rispettati. I capricci degli artisti: no. Neanche quando gli artisti siamo noi. Bisogna essere spietati con i propri vezzi. Altrimenti potrebbe esserlo qualcun altro. Tipo una blogger qualunque"

Poi così:

"...per la semifinale portano un testo leggermente modificato e, secondo me, migliorato. Ma riportano pure il cowboy.
I due attori, comunque, hanno letto la mia critica e l'hanno presa sul serio. Ora, mi assicurano, nella versione completa dello spettacolo il personaggio del vaccaro ha una sua ragione d'essere. Per la cronaca: loro due sono degli attori davvero capaci, ne sono sempre più convinta, e anche la loro scrittura è di ottimo livello. Insomma, lo posso confessare: la prima volta che li vidi ebbi il sospetto di una supercazzola teatrale. Ora no, la storia ha un suo senso, una sua struttura, ben fatta e convincente. Nonostante il Johnny Cash de noartri"

E infine così:

"...spingono sull'acceleratore, osano. Sfiorano l'eccesso con l'eleganza che li contraddistingue. Sono bravi. Dannatamente bravi. E intelligenti. Cavoli, ormai mi sono quasi affezionata persino al loro inspiegabile cowboy!" 


Il 17 gennaio scorso i Proprietà Commutativa sono tornati in scena per Off Stage. E io, come i peperoni, mi sono riproposta loro in prima fila. Una tassa, Una iattura. Una. 
Con le caviglie educatamente incrociate sotto la sedia e le labbra strette da signorina Rottermeier, mi sono apprestata a giudicare per la quarta volta questo lavoro. E loro?
Loro mi hanno regalato il piacere di uno spettacolo intelligente e fruibile, ben scritto, ottimamente recitato, e parecchio divertente.
Loro mi hanno fatto dono di un progetto cresciuto e migliorato, frutto di uno studio serio e di un approccio critico intelligente,
Loro mi hanno omaggiato della pia illusione di aver contribuito anch'io, col mio punzecchiarli, a questa notevole crescita.

Bravi! Bravi! Bravi!
3Q Liberi Esperimenti Politici è uno spettacolo da vedere.
I Proprietà Commutativa sono due artisti a cui auguro un meritato luminoso futuro.
Valentina e Alessandro sono l'ennesimo esempio che Facce da Palco porta fortuna (questa è in codice, chi non la capisce non si crucci).


Stasera torna in scena al Café des Arts Alessandra Donati, colei che vinse Facce da Palco pari merito proprio con i Proprietà Commutativa. Accorrete numerosi, sono sicura che anche questa volta ne varrà la pena.

NdA: le foto non sono mie ma vigliaccamente sottratte dalla pagina Facebook di Facce da Palco,
Venerdì sera.
Rossetto rosso d'ordinanza e scaramantico selfie pre-serata.
L'autoscatto beneaugurante funziona: trovo parcheggio in un microsecondo.

Arrivo alla casa del quartiere dove artisti e tecnici provano. Incontro gli altri giudici, ci chiacchiero e, intanto, bevo vino rosso e mangio fusilli al dente: è l'aperitivo bellezza!

Inizia la serata finale.
I Boys e Natalia omaggiano oltraggiano la Carrà.
Donna Antea si dà coraggio a forza di cordiali.

Sul palco salgono Alessandra Donati e i Proprietà Commutativa.
Lei è più centrata della prima volta. Più sicura e con meno sbavature. Il pezzo, leggermente modificato, ne esce molto migliorato. Emoziona. Brava!
Loro spingono sull'acceleratore, osano. Sfiorano l'eccesso con l'eleganza che li contraddistingue. Sono bravi. Dannatamente bravi. E intelligenti. Cavoli, ormai mi sono quasi affezionata persino al loro inspiegabile cowboy!

Al momento della votazione sono in seria difficoltà. Per un attimo penso di dare un parimerito e affidare vigliaccamente la questione agli altri. Ma alla fine scelgo.
Dopo 30 secondi però cambio idea. Poi di nuovo dopo altri trenta. Così fino alla proclamazione. Uno o l'altro, boh! Diversi e validi, come si fa a decidere?

E, infatti, per una volta i numeri si accocchiano in karmica armonia. I voti di giuria e pubblico s'incastrano perfettamente. E il risultato è un sorprendente pareggio!
Vincono la terza edizione di facce da Palco: Alessandra Donati e i Proprietà Commutativa!

La competizione è finita. Le mie responsabilità da giurata anche. E' il momento di far festa, di bere mojito, di abbracciare vecchi e nuovi amici, di salutare i Bella Domanda che sono venuti ad esibirsi, fare ridere ed arricchire la serata.
E' il momento di chiudere quest'esperienza, ma è solo un arrivederci. Si torna l'anno prossimo con Facce da Palco, e già in autunno con altre imperdibili avventure!

ps: grazie a tutti, tutti, tutti. Ma soprattutto a Nat,  folle ed affascinante, Elena, compagna di telefonate tra freelance, e Francesca, la MIA make up artist!
Ariecchime!
Torno dopo due lunghe assenze: una dal blog e l'altra da Facce da Palco.
La prima dovuta ad improrogabili impegni lavorativi. La seconda all'anniversario degli amati coniugi Cole, che mi hanno coinvolta e travolta con l'organizzazione di una sobria festicciola degna del sultano del Brunei. Lo spettacolare evento si è frapposto fra me e la prima semifinale di FdP. La prima data persa in due anni di devoto amore nei confronti di questa manifestazione. Ancora non ci credo che siano andati avanti senza di me. Quanta amarezza!

Ma sabato scorso, in occasione della seconda semifinale, sono tornata da Natalia&Co e sono anche tornata in giuria. Tornata per tre pezzi che già avevo massacrato giudicato nelle serate eliminatorie.

Ad iniziare sono le ragazze chiuse in ascensore, quelle della compagnia Terra Vergine: ve le ricordate?
In occasione della loro prima esibizione scrissi sul blog:
"Le ragazze lavorano molto bene assieme. C'è fluidità nei dialoghi serrati, come nei movimenti costretti in pochi metri. Ma, nella mia attuale versione ScassosissimaPancrazia, mi tocca sottolineare quanto la recitazione e la scrittura funzionino molto bene nelle parti comiche, e molto meno in quelle drammatiche. Consiglio di lavorarci ancora su." 
In occasione della semifinale dico direttamente al microfono: "Siete molto brave ad usare corpo e spazio". Il che è vero. Recitano in un fazzoletto e poi evadono dalla costrizione e ballano. Belle, coordinate, convincenti. Brave loro, interessante la costruzione del pezzo, ancora con ampi margini di miglioramento il testo.

Poi tocca al prestigiatore Davide Allena.
Di lui scrissi:
"Molto bravo a tenere il palco, diverte il pubblico, e intrattiene con maestria. A dirla tutta però il ruolo dell'attore finisce col superare quello del mago. L'idea di aggiungere una cornice accattivante ai numeri di magia è ottima, ma io vorrei più stupore. Una ricerca dell'originalità non solo nella confezione ma anche nel contenuto."
Sabato aggiungo: "Stai cercando di svecchiare il tipico spettacolo di magia, hai questo aspetto fit, muscoli in mostra, da figo. Ma, ti prego, cambia le musiche che invece sono proprio vecchie e non c'entrano nulla". Voci di corridoio mi sussurrano che il mago abbia scelto ogni pezzo personalmente, con attenzione certosina. Ecco. Probabilmente ora mi odia. Ma ribadisco: da rivedere tutto il tappeto musicale. Tutto.
Firmato: la donna che presto verrà tagliata in 2, 3, 4 parti.

Infine, arieccolo: il cowboy dei Proprietà commutativa.
Rimembrate?
"-Perché c'era un cowboy in scena?- 
-Perché mi sono innamorato di questo personaggio e ho deciso di metterlo dentro questo spettacolo-
Ecco. No! Mai mai mai innamorarsi di un personaggio e metterlo a forza in una storia che non è la sua. Non funziona a teatro come non funziona in letteratura. I personaggi vanno rispettati. I capricci degli artisti: no. Neanche quando gli artisti siamo noi. Bisogna essere spietati con i propri vezzi. Altrimenti potrebbe esserlo qualcun altro. Tipo una blogger." 
Probabilmente uno dei giudizi più severi che abbia mai espresso in due edizioni di cronache.

Per la semifinale i Proprietà Commutativa portano un testo leggermente modificato e, secondo me, migliorato.
Ma, come dicevo, portano pure il cowboy. I due attori, comunque, hanno letto la mia critica e l'hanno presa sul serio. Ora, mi assicurano, nella versione completa dello spettacolo il personaggio del vaccaro ha una sua ragione d'essere.
Per la cronaca: loro due sono degli attori davvero capaci, ne sono sempre più convinta, e anche la loro scrittura è di ottimo livello. Insomma, lo posso confessare: la prima volta che li vidi ebbi il sospetto di una supercazzola teatrale. Ora no, la storia ha un suo senso, una sua struttura, ben fatta e convincente. Nonostante il Johnny Cash de noartri.

Credo che, a questo punto, sia chiaro ai più: sono proprio i Proprietà Commutativa a volare in finale. Meritatamente.

Sfideranno Alessandra Donati.
Avremo sul palco tre fuoriclasse.
Non vedo l'ora di assistere alla sfida.
Appuntamento il 22 maggio alla Casa del Quartiere, in via Morgari 14, Torino.
Io ci sarò!
Voi?

N.d.A: le foto sono di Sergio Sasso e risalgono alla seconda serata eliminatoria (materiale di repertorio, insomma).
"Ma sì, questa volta niente auto. Prendo la metro e poi faccio una passeggiata. Basterà che esca con il giusto anticipo".
Così pensai il 4 aprile.

"Pronto, Jane?"
"Ciao Elena!"
"Scusami, non voglio metterti fretta ma si può sapere dove cavolo sei finita? Qua dobbiamo cominciare! Stai ancora cercando parcheggio?"
"Parcheggio? No, no. Ho deciso di venire in metro"
"Ah"
"E di farmi il resto a piedi"
"Ah"
"Beh, forse non è stata proprio l'idea del secolo. Ma arrivo eh!"
Così ritardai clamorosamente il 4 aprile.

"Eccomi!"
Così annunciai giuliva il mio arrivo ad una Elena sollevata e ad una Natalia con lo sguardo dell'IraFunestadiBulgazia, il 4 aprile.

Ma sul palco cos'è accaduto, il 4 aprile?
Vado di cronaca? Fredda, spietata, chirurgica cronaca? Vado.

Inizia Fiona Dovo. Da Genova.
Porta "Per colpa di Nevio". La storia di una donna che ama le donne. Ma rimane incinta di un uomo. O di un attaccapanni. Trovata scenica ottima!
Fiona porta umanità, sarcasmo e divertimento. Lo spettacolo ha un giusto ritmo. Lei è bravissima. Il suo teatro è anche cabaret. Sicuramente una delle cose migliori viste finora a Facce da Palco. Ma, proprio a voler esser pignoli (cosa che quest'anno mi riesce benissimo), il finale non è all'altezza del resto dello spettacolo. Fiona, per la chiusa, mette da parte l'ironia in favore di un registro più struggente e sdolcinato. Peccato.

Dopo tocca a Francesco Cevaro, da Udine, con un monologo tratto da Novecento.
Pulito.
Ma manca il guizzo, nell'elaborazione del testo e anche nella sua messa in scena.

Segue una vecchia conoscenza livornese: Alessandra Donati.
Partecipò a Facce da Palco l'anno scorso, portando in semifinale la sua Carmilla con Beatrice Neri e Silvia Rosellini.
Questa volta è da sola, ma interpreta due personaggi: Lolita e Alice (da Closer).
Parte un po' in sordina, con qualche imprecisione di troppo. Ma poi è un crescendo di fascino e intensità. Il risultato finale è molto buono. Lei, però, può fare anche di meglio.

Per ultimi tocca agli unici concorrenti torinesi della serata: i Soliti.
Portano in scena Cechov. Sono una compagnia amatoriale e si vede. Intrattengono piacevolmente ma in maniera molto scolastica. Una menzione speciale va, comunque, all'unica donna in scena: Nadia Forlin, dotata di notevoli tempi comici.

Un'ottima serata. La giuria, di cui faccio parte anche questa volta, vota compatta. Il pubblico è più diviso. Il risultato finale è giusto. Passano il turno Fiona Dovo e Alessandra Donati.

Dopodomani ci sarà la prima delle due semifinali.
L'appuntamento è alle 21 al Cafè des Arts, in via Principe Amedeo 33, a Torino.
Non mancate!

NdA: le foto (bellisime) sono del socio, Sergio Sasso.
Le presentatrici di Facce da Palco: Natalia e Donna Antea
Da ragazzina facevo sempre l'arbitro di pallavolo.
Alle medie e alle superiori, appena possibile, lasciavo il campo per arrampicarmi sul seggiolone del potere.
E perché mai?
Ovvio, perché ero una pippa! E stare lì, a mani giunte, in difesa, aspettando di esibirmi in un bagher vincente o, più probabilmente, di beccarmi una pallonata in faccia, mi metteva una certa ansia. Così abbandonavo la nave e cercavo rifugio lì dove osano le aquile, sul seggiolone appunto. Che poi, considerando che soffro di vertigini, era comunque uno sfoggio di un certo coraggio, oltre che di un'evidente disperazione.

Stavo dicendo, da ragazzina finivo spesso col fare l'arbitro a pallavolo.
Io ce la mettevo davvero tutta, prendevo il mio ruolo molto seriamente e cercavo di essere assolutamente imparziale: non avvantaggiavo le mie compagne, non provavo a far vincere le mie amiche, non prediligevo la mia classe. Sprizzavo rigore e correttezza da ogni poro ma, nonostante ciò, venivo spesso criticata da entrambe le parti. Amiche o nemiche, compagne o meno, una classe o l'altra, riuscivo nell'ardua impresa di scontentare tutti.
Non so da cosa dipendesse, forse dal mio essere troppo pignola, forse dal mio essere poco elastica, forse dal mio essere miope, fatto sta che s'incacchiavano tutti come bisce. Una volta un ragazzo di un'altra classe arrivò perfino a minacciarmi: "Ci vediamo fuori!", mi disse serio. Per fortuna, io non ebbi neanche il tempo di farmela sotto, perché i suoi compagni gli diedero del "cretino" e i miei, comunque, mi fecero da scorta.

Da questo lunghissimo preambolo capirete i miei sentimenti contrastanti quando mi fu proposto di entrare a far parte della giuria di Facce da Palco. Provai tanto orgoglio per il ruolo, ma anche una certa ansia per la responsabilità. Lì non avrei neanche avuto un seggiolone su cui scappare. Ma, in fondo, se non avevo ricevuto nessuna minaccia (non esplicita quanto meno) in un anno di cronache varie sul blog, c'erano buone probabilità che sopravvivessi anche a qualche serata da giurata.

E così, domenica scorsa, ho preso il mio posto in prima fila. Ho impugnato carta e penna, e mi sono buttata in questa nuova avventura.

E, finalmente, via di cronaca!
Si esibiscono tre artisti. Nell'ordine: i Proprietà Commutativa, Francesca Cassottana e le Terra Vergine. Una serata tutta dedicata al teatro.

I Proprietà Commutativa sono bravi, bravi sul serio. Due ottimi attori con una perfetta padronanza del palco. Su di loro niente da dire. Sul testo che portano sì.
Lo spettacolo s'intitola "3Q-Liberi esperimenti politici". In scena ci sono cuochi e snob. E poi c'è lui. Il cowboy. La voce narrante. Il fil rouge con la sua aria da vecchio west e il suo Johnny Cash. Lui. Completamente avulso dal contesto. Ma non avulso in un modo surreale e immaginifico. Più in un modo "eh???"
Sono confusa, Questo è solo un estratto dello spettacolo, magari non ci arrivo io, magari mi mancano tutte le informazioni. E quindi, per togliermi il dubbio, ad esibizione finita chiedo più o meno così: "Perché c'era un cowboy in scena?"
E mi viene risposto più o meno così: "Perché mi sono innamorato di questo personaggio e ho deciso di metterlo dentro questo spettacolo"
Ecco.
No!
Mai mai mai innamorarsi di un personaggio e metterlo a forza in una storia che non è la sua. Non funziona a teatro come non funziona in letteratura. I personaggi vanno rispettati. I capricci degli artisti: no. Neanche quando gli artisti siamo noi. Bisogna essere spietati con i propri vezzi. Altrimenti potrebbe esserlo qualcun altro. Tipo una blogger.

Francesca Cassottana, ispirata da alcune lettere originali, porta in scena un'umanissima Frida Kahlo. Ottima l'idea, così come l'impatto visivo iniziale. Meno la realizzazione. Per ora.
Lo spettacolo è ancora troppo in costruzione, sa d'incompiuto. E' una promessa che potrebbe essere mantenuta, ma anche no. Personalmente la vedo come una sfida, un progetto ambizioso che necessita di più teste al lavoro. Un impegno arduo per cui consiglio di coinvolgere più professionalità.
C'è tanta fatica da fare, e tanto tempo da spendere, ma potrebbe valerne davvero la pena.

Le Terra Vergine sono quattro attrici chiuse ne "L'ascensore". Bloccate in un momento della vita. Vincolate in uno spazio ristretto. In pausa.
Le ragazze lavorano molto bene assieme. C'è fluidità nei dialoghi serrati, come nei movimenti costretti in pochi metri. Ma, nella mia attuale versione ScassosissimaPancrazia, mi tocca sottolineare quanto la recitazione e la scrittura funzionino molto bene nelle parti comiche, e molto meno in quelle "drammatiche". Consiglio di lavorarci ancora su.

La serata è finita. Il pubblico vota. La giuria vota. Io, per la prima volta, voto.
Passano il turno Proprietà Commutativa e Terra Vergine. I due lavori compiuti della serata. Inevitabile.
Dopo l'annuncio, però, mi becco mezz'ora di critiche circa il risultato. Mica da parte degli artisti o dei loro amici. No, da parte dei MIEI amici. Nessuno però minaccia di picchiarmi fuori dal locale. Faccio progressi.

L'ultima serata eliminatoria è prevista per il 4/4/2015 al Café des Arts. Ci sarò anch'io. E' un duro lavoro ma qualcuno lo deve pure fare.

N.d.A. le favolose foto sono del socio Sergio Sasso.
E la fata Smemorina mi prepara per il Gran Ballo.
Prende zucchine e carote dal frigo, e le trasforma in una carrozza ad impatto zero.
Rapisce le vicine ottuagenarie e ne fa degli artrosici cavalli bianchi, con quella leggera sfumatura carta da zucchero che fa tanto sciura piemunteisa.
Acchiappa al volo il barista cinese sotto casa mia per dare al cocchio un'aria più internazionale.
Infine mi dota di abito, zatteroni e boa di struzzo.  Sto uno splendore: dovrei aprirmi un fashion blog!

Penso di piroettare leggiadra su me stessa, ma l'unico risultato che ottengo è quello di rotolare giù dal letto. Ouch!
Un sogno. Solo un dannatissimo sogno!
La pennica pomeridiana mi è stata fatale: ho i segni del cuscino sulla faccia, i capelli antigravitazionali, la fiatella da mangiatrice di sorci e, soprattutto, sono in ritardo!

In questo fiabesco stato afferro al volo un borsone e ci metto dentro tutto: abito, scarpe e trucchi. Poi corro a prendere la metro, attraverso il centro e arrivo finalmente in piazza Vittorio al Lab.
Ho il fiatone, saranno tutti agitati, non possono cominciare senza di me!
"Eccomiiiii!!!" esordisco, varcando l'ingresso del locale.
Tutti si girano, mi fanno un cenno, e poi riprendono a fare ciò che stavano facendo prima.
C'è chi fotografa, chi prepara balletti e chi chiacchiera.
Ho il fondato sospetto che non si siano neanche accorti della mia assenza e che avrebbero cominciato tranquillamente anche senza di me. Maledetti!

Dentro schiumo di rabbia peggio di Grimilde ma, proprio come la crudele Regina di Biancaneve, all'esterno mantengo un regalissimo aplomb.  E, senza rivendicare l'altrui cuore battente, vado a prepararmi.
Nel cesso.
Rischio la disarticolazione di una spalla nel tentativo di infilarmi di corsa l'abito VivaLeTetteAbbassoLaPancia. Sfioro la rottura di entrambi i femori nel saltare dentro le mie scarpine da CenerentolaPanterona. Alla fine però esco dal bagno sana, salva, truccata e parruccata. Anvedi che gnocca! Fiuuuuuuuuuu fiuuuuuuuuuuuuuu

Finalmente pronta mi aggiro per la sala in attesa dell'inizio. Saluto la mitica dj Valentina che, vittima dell'odierna postazione audio situata dietro al bancone del bar, ringhia contro tutti gli sprovveduti che osano chiederle da bere. A me però offre uno spritz. E che cavolo! Ora mi sento a casa!

I posti a poco a poco vengono tutti occupati, gli artisti si agitano, le luci si accendono e comincia lo spettacolo. Ricomincia Facce da Palco!
La raffinata Natalia esordisce con boys e balletto. Bella, brava e ormonalmente iperattiva!
Quest'anno, però, la presentatrice che viene dall'est subisce l'onta di essere affiancata da una tutor. Ma che tutor! Nientepopodimeno che Donna Antea Zamboni Bresci, dai palcoscenici degli anni '30 fino ai giorni nostri. Pallottoliere alla mano, dovrebbe avere più di cento anni. Portati bene, eh! Ma ecco spiegato il colorito un poco "passato".
Le due donne sono un'accoppiata di raro squilibrato equilibrio. Sono sicura che ci daranno grandi soddisfazioni.

Ma è già ora del primo concorrente: il prestigiatore Davide Allena.
Molto bravo a tenere il palco, diverte il pubblico, e intrattiene con maestria.
A dirla tutta però il ruolo dell'"attore" finisce col superare quello del mago. L'idea di aggiungere una cornice accattivante ai numeri di magia è ottima, ma io vorrei più stupore. Una ricerca dell'originalità non solo nella confezione ma anche nel contenuto.

Il secondo concorrente è il bassista Ale De Rosa, accompagnato dal percussionista Giorgio Brusamonti. Questi sono musicisti veri, non strimpellano, dietro c'è lavoro e talento. I pezzi sono inediti. Ma, in questa nuova versione, "Pancrazia un po' più stronza dell'anno scorso" mi tocca dire che lo stile molto anni '90 risulta forse un po' datato. Probabilmente è ancora presto perché la musica di quel decennio appaia vintage e ricercata.

Per terzo sale sul palco Massimo Pica.
L'anno scorso partecipò a Facce da Palco con la compagnia d'improvvisatori Detto Fatto, quest'anno presenta un pezzo da monologhista.
Ci fa ridere prendendo in giro le trasmissioni folli da cui ormai siamo tutti dipendenti: da SOS Tata a Il mio Gatto è Indemoniato. Ci ricorda le assurdità del cinema e ci dà una lezione sui film iraniani. Tutto molto divertente anche se farcito da qualche indecisione di troppo. Evidentemente, il palco di Natalia innervosisce anche chi già lo conosce.

Infine si va di Burlesque! Un tipo di spettacolo che, piaccia o meno il genere, mette sempre allegria. I  protagonisti dell'esibizione sono le Sweet Dolls con Poison De Luxe. Tre donne e un uomo che raccontano una storia in quattro atti, uno spettacolo in quattro quadri. Il tutto è carino ed originale ma io, ormai ufficialmente "Pancrazia stracciamaroni", suggerirei dei tempi più rapidi, un ritmo più serrato. Meno spazio all'unico uomo e più alle donne.

Le esibizioni sono terminate. Il pubblico vota e la giuria anche.
Ogni sera verranno promossi due artisti. Io, una vaga idea di chi possano essere già me la sono fatta e, infatti, ci prendo!
Vanno in semifinale lo stand up comedian Pica e il prestigiatore Allena. Complimenti!

Io, novella Aurora, sfranta dalla fatica corro a dormire per 100 anni o giù di lì.


Il prossimo appuntamento con Facce da Palco sarà il 22 marzo al Blah Blah in via Po.
Siateci anche voi. Vi prometto una sorpresa!
Nell’antico regno di Bulgazia viveva un crudele Barone.
Egli, per saziare le proprie voglie, ogni sera si faceva portare dai servitori una fanciulla diversa prelevata a forza dal popolo.
Poi, dopo averla concupita, la chiudeva nelle segrete a morire di stenti.

Per quale motivo si comportasse così non è dato sapere, anche se le malelingue affermano che egli volesse, in tal modo, far tacere le insoddisfatte amanti. Perché l’ardore del Barone era grande, ma il resto no!

Una sera i servitori portarono al nobile la bella Natalia.
“Kosa tu folere da me, orrido Barone?” chiese lei.
“Kosa? Non afere detto niente te, mammina?”
“Certo, mia era domanda retorica, barone perfido e pure un poco ignorante!”
“No perdiamo tempo. Fogliamo iniziare?”
“No!”
“Come no? Io sono Barone: ogni mio desiderio defe essere ordine!”
“No, cioè, sì, ma non potremmo aspettare attimino? Fare kvattro chiacchiere? Raccontare te kvalche bella storiella?”
“Bella storiella? E fa bene. Ma facciamo in fretta”

E così l’astuta Natalia prese tempo raccontando di mille personaggi ed avventure. Narrò le vicende di giovani che cercavano l’amore, il lavoro, o solo un poco di tempo libero. Raccontò di uomini che pettinavano bambole, o di tizi che mangiavano paste scotte. Parlò per ore, giorni, settimane e mesi. Parlò per un anno intero.

“In capitale di penisola italica fifefa ragazza di grande talento. Ella faceva chiamare lei il Boss, e sapefa risolvere tutti più impossibilissimi problemi di amoritudine...”
“Ecco, perché noi non facciamo adesso tanta amoritudine?”
“Aspetta ancora uno minuto! E poi c’era bella Manila che fendefa corpo ma folefa indipendenzia...”
“Ecco, ora io foglio federe un poco di tuo corpo...”
“Un attimo! E poi c’era spettacolo, talent, fatto per giovani grandi artisti!”
“Talent? Taleeent??? Taleeeeent? Perché non detto subito me? Io amo talent! Kvando inizia?”
“Come kvando? Domani alle 21! Forza, tira su tue nobili braghe, e iniziamo a cercare parcheggio per tua carrozza!”

Facce da Palco ricomincia!
Domani, venerdì 6 marzo, accorrete tutti al Lab!
La famiglia Topova vi aspetta con mille altre storie.
Jane Pancrazia Cole ve le racconterà!
Questo scrissi in occasione di una semifinale dell'anno scorso...

Ormai questa avventura è giunta al termine, ed è tempo di bilanci. Bilanci finanziari e monetizzazione. Perché, insomma, bella la vita della blogger, piena di creatività e cultura, ma pure le blogger devono mangiare e pagare le bollette!  
Questa necessità si è chiaramente palesata a Jane Pancrazia l’altra sera, mentre cenava a pane e cipolle. Era là, nel suo umido monolocale, quando ha pensato: “Facce da Palco! Dovrò pur ricavar qualcosa da questa esperienza, no? Certo, soddisfazione personale, incontri memorabili, contatti lavorativi, bla bla bla. Ma i soldi? Come poter guadagnare meravigliosi, profumati, tintinnanti denari?”   
Varie alternative si sono palesate alla sua fertile mente: 
  • intrecciare e vendere deliziosi tappetini per il bagno ottenuti con le parrucche di Natalia. Ma, siamo sinceri, certi colori non convincerebbero neanche un daltonico incontinente.  
  • Far fruttare e sfruttare le doti di stallone balcanico di Dragosh. Ma c’è il rischio che il ragazzo pretenda una parte dei guadagni. I giovani d’oggi hanno completamente perso l’etica del lavoro e lo spirito di sacrificio.  
  • Oppure vendere gli organi degli artisti eliminati. Un rene per artista: Pancrazia non è mica avida! Ma pare che un tale commercio sia illegale nel nostro paese. Non c’è nulla da fare, in Italia lo spirito imprenditoriale non viene mai apprezzato!  
Comunque, la nostra blogger non è mai stata una che si arrende facilmente. E così, ieri sera, dopo essersi messa a dormire sul suo divano-letto IKEA di quarta mano, ha avuto finalmente una vera e propria folgorazione, l’idea che la farà svoltare: Facce da Palco, il gioco da tavolo!  
Numero giocatori: da 1 a 24 artisti ardimentosi, singoli a coppie o anche a squadre. Facce da Palco sarà un gioco di società che metterà alla prova le vostre capacità teatrali, musicali, canore e danzerecce. Lo scopo del gioco sarà, ovviamente, quello di eliminare tutti gli altri concorrenti, anche fisicamente se necessario, e diventare l’unica vera Faccia da Palco. E, oltre alla gioia della vittoria, il giocatore più bravo potrà usufruire della bambola gonfiabile di Natalia, Lothar o tutti e due. Noi della Jane Pancrazia Toys, non abbiamo pregiudizio alcuno, e desideriamo che tutti i nostri clienti siano pienamente soddisfatti! 
Nella scatola è fornito tutto il minimo indispensabile per divertirsi e realizzare la vostra artistica impresa. Un microfono che non funziona, una cassa gracchiante, un paio di minislippini aderenti, una bambola inquietante, un boa di struzzo, un coltellaccio da macellaio, un paio di mocassini marroni, una sedia da regista poco resistente, una panchina ricoperta di peluche, una vestaglia di seta, e ogni 10 scatole acquistate... una donna gravida. Una persona sana di mente non saprebbe che farsene di tutto ciò, ma un vero campione di Facce da Palco riuscirà a trovarne la giusta collocazione e l’utilizzo per montare un pezzo di successo.  
Scegliete il vostro segnalino tra: • Il fiasco di vino, compagno di Natalia nelle rare notti solitarie; • Il funghetto allucinogeno, che Lothar smercia dalla Bulgazia; • O la candela con cui Pancrazia illumina il suo monolocale ora che le hanno staccato la luce.  
Poi tirate i dadi, esibitevi e, infine, pescate le carte del giudizio e pregate che la sorte vi sia benevola. Tutto è superabile tranne la bocciatura spietata della presidentessa di giuria con la carta: “la tua dizione non è all’altezza, torna al via!”  
Potrete trovare Facce da Palco in tutti i migliori, peggiori, e così così negozi di giocattoli! Non fate gli avari, mettetevi una mano sul cuore e l’altra sul portafoglio. Facce da Palco vi farà passare deliziose serate in famiglia, e forse farà riallacciare il gas a Jane.  
Grazie a tutti e buona serata!

Mi raccomando, non dimenticate: venerdì 6 marzo, alle 21 parte l'edizione 2015 di Facce da Palco.
Appuntamento al Lab in piazza Vittorio 13, a Torino.
Ingresso gratuito.
Ricomincia Facce da Palco!
Venerdì 6 marzo alle 21, al Lab di Piazza Vittorio 13 (Torino), riparte il carrozzone del talento e del divertimento.

Sono contenta come una bambina, ma anche agitata ed ansiosa.
Quindi, per prepararmi adeguatamente all'evento, in questi giorni proporrò tutto ciò che di mio è passato su quel palco l'anno scorso. Le indegne parole che ho scritto e che Francesca ha letto. Vabbé non proprio tutte, quelle meglio riuscite, perché non voglio infierire su di voi con i miei esperimenti di "testi da leggere in pubblico". Alcuni così brillanti da scatenare un gelo nella platea che neanche in Alaska.

Oggi inizio con "La storia di Facce da Palco". Un pezzo che in realtà di mio ha soprattutto la forma, mentre il contenuto è tutto (o quasi) di un paziente comico torinese che accettò di correre in aiuto di una poveraccia a cui l'ansia da prestazione aveva bloccato qualsiasi forma d'ispirazione.

Ecco dunque a voi La vera storia di Facce da Palco. Il testo originale. Mica cotiche.

Buonasera a tutti!
Io di solito mi occupo della cronaca di Facce da Palco, della stretta attualità. Questa volta, invece, vi parlerò della storia di questo talent.

Voi pensate di essere qua a vedere un piccolo show, nato solo l’anno scorso a Torino. E invece vi sbagliate, eccome se vi sbagliate! Facce da Palco ha una storia gloriosa alle spalle. Una storia che affonda le proprie radici quasi ottant’anni fa nella culla della civiltà mitteleuropea: la Bulgazia! Laggiù Natalia Topova, nonna della nostra meravigliosa presentatrice, a cui ha trasmesso il nome, la sobrietà, e la predilezione per l’amore libero. Natalia Topova, dicevo, fondò uno spettacolo che avrebbe cambiato il corso del teatro, del cabaret, della musica e lo chiamò: Facce da Palco.
Per 80 anni migliaia di artisti si sono esibiti e sfidati, per poi lanciarsi in sfolgoranti carriere! Sono certa che molti di questi li conosciate anche voi. Ve ne ricordo alcuni:
gli innamorati Albanien e Ramina, passati alla storia della musica dell’Est grazie a successi come Nostalgia socialista o Ilarità. Ve la ricordate Ilarità, no? Quella diventata famosa grazie agli immortali versi “Ilarità è mangiare un panino con dentro un bambino”. Versi poi usati da una certa magistratura per alimentare stupidi pregiudizi.

Poi ci fu il duo comico: Ficarrov e Piconoscky, provenienti da Palermograd, ridente cittadina nel sud della Siberia, i cui abitanti mangiano granita al gusto di aringhe alla parmigiana.
Oppure, più recentemente, i ballerini dall’anca sbilenca “I compagni di Maria”.
E, infine, avrete sentito parlare anche voi di quel misterioso caso legato al monologhista che recitò “Lettera aperta contro Putin”. Un vero talento! Vinse la semifinale ma non si presentò mai alla finale. Che vergogna! Una brillante carriera stroncata da una tale mancanza di professionalità! Se non puoi venire, dillo! E che si fa così? Che avrai mai avuto da fare? Cosa avrà mai potuto trattenerti?


Comunque, arriviamo ai giorni nostri. Con l’ingresso della Bulgazia in Europa e la successiva apertura delle frontiere, Natalia, degna erede della nonna, decise di portare Facce da Palco all’ovest.
Avrebbe potuto scegliere la Germania, la Francia, la Svezia. E invece no: scelse l’Italia. E all’interno dell’Italia avrebbe potuto scegliere Roma, Milano, Napoli e invece no. Scelse Torino. E a Torino avrebbe potuto scegliere qualsiasi teatro o locale, e invece no: scelse proprio il Café des Artes.


E per questa serie di fortunatissime coincidenze noi ci troviamo qui. Tutti assieme. Di sabato sera. Dopo aver girato due ore per un parcheggio. A godere di questo spettacolo. Tutto grazie a nonna Natalia e alla sua deliziosa nipote. 

Un bell’applauso!
Amo questa foto.
Mi piace questa storia.
Adoro questi due ragazzi. Amedeo e Pippo.
Conosciuti tramite Facce da Palco, ho avuto il piacere di rincontrarli e intervistarli grazie alla collaborazione tra Humans-Torino e Off Stage.

Basta guardare per un attimo quest'immagine per ritrovare il sorriso.

Il link diretto alla pagina Facebook.
La cronaca del loro spettacolo.
Prosegue la carrellata dei dieci post più rappresentativi di questo 2014.

Qual è stato l'evento che ho maggiormente pubblicizzato, seguito, amato quest'anno?
Impossibile non ricordarselo, sia che mi leggiate solo sul blog sia che abbiate la sventura di essere miei amici su Facebook, vi ho letteralmente tormentanto con il talent teatrale più figo della storia: Facce da Palco. La gara, tra artisti torinesi e non, che ho ufficialmente bloggherizzato da marzo a maggio.
Nonostante la mancanza di parcheggio, l'influenza, e il terrore di parlare in pubblico, non mi sono persa un appuntamento e non l'ho fatto perdere neanche a voi. Che lo voleste o meno.

Annunciai l'inizio di quest'avventura con un post pubblicato l'11 febbrai del 2014.
Queste furono le mie parole:

E ora come ve la dico questa cosa?
Come sbatto in prima pagina la notizia?
Come mi pavoneggio senza vergogna?
Vabbè, facciamo che ve la dico e basta!


Il primo marzo a Torino partirà Facce da Palco, un talent show ad eliminazione per artisti emergenti.
Un viaggio che si snoderà lungo nove serate e attraverso diversi locali della città. Un'avventura che terminerà a metà maggio con l'elezione del vincitore.
Le arti sceniche in gioco saranno le più diverse: dalla musica alla danza, dal teatro al cabaret, per poi passare attraverso la giocoleria, il mimo, la follia e l'incontinenza artistica!

Continua...

Fu un'esperienza memorabile che, per fortuna, si ripeterà anche quest'anno. Ma con una variante: oltre ad essere la blogger ufficiale, vestirò anche i panni della presidentessa di giuria. Non vedo l'ora di amministrare il mio nuovo ruolo con giustizia, spocchia, e prepotenza. Per l'occasione indosserò corona, mantello, e un inflessibile accento teutonico.
A seguire la cronaca di un sabato appena trascorso.

Ore 19.00
Punto verso il centro con l'auto. Ho lo stomaco vuoto e sono di corsa.

Ore 19:20
Mi telefona IlSocio. Stasera, oltre che con Radio Cole, siamo in ballo con Humans-Torino.
"Tra dieci minuti arrivo" mi dice.
"Perfetto"
"Sono zoppo"
"Cosa?"
"Agility"
"Ah"

IlSocio ha da poco ripreso a fare agility col proprio cane.
La bestiola va come una scheggia.
L'umano arranca.
Pare che il quadrupede stia meditando di abbandonare il bipede ad un autogrill. Difficile dargli torto.

Ore 19:30
Comincia la ricerca del parcheggio.

Ore 19:35
Si conclude la ricerca del parcheggio.
Lascio la macchina lontano dal locale, ma non tanto lontano come altre volte, ad una distanza quasi dignitosa.
Mi commuovo.

Ore 19:45
Arrivo al Cafè des Arts, in via Principe Amedeo 33/f.
IlSocio è già davanti all'ingresso. La sua auto pure. Lo odio!
Accarezzo l'idea di acciaccargli pure l'altra gamba. Ma mi serve vivo e anche deambulante. Quindi desisto.

Ore 20:00
Incontriamo, abbracciamo, sbaciucchiamo, e intervistiamo Cecilia D'Amico, l'attrice romana vincitrice della scorsa edizione di Facce da Palco, tornata sotto la Mole per aprire in bellezza la stagione di Palco Oscenico.

Io domando, IlSocio fotografa, la comica si dimostra disponibile e con la chiacchiera caricata a pallettoni. Perfetto. Il risultato finale mi piace assai.
Le foto e le parole dell'incontro potete trovarle qui.
(Avete messo il like a Humans Torino? Non avete ancora messo il like a Humans Torino? Cosa aspettate a mettere il like a Humans Torino?!?! Mettete il like a Humans Torino!)

Ore 20:30
Mi avvento sul buffet dell'aperitivo con la voracità di un lupo della steppa siberiana.
Bevo vino rosso, mastico pizzette, ingoio bruschette, spalmo salsine e sgranocchio grissini.
Il barista mi osserva basito e leggermente spaventato.
Io lo ignoro. Ho fame.

Ore 21:20
Occupo, orgogliosa sbruffona e satolla, il posto che mi è stato tenuto da parte dall'organizzazione.


Ore 21:30
Musica introduttiva.
Cecilia sale sul palco.
Comincia lo spettacolo.


Cecilia D'Amico veste i panni di quattro diversi personaggi.
Tre donne e un ragazzo, tutti alle prese con le difficoltà di relazione, amorose o umane che siano. Il tutto fatto con un'ironia travolgente e una notevole presenza scenica.

Impossibile non riconoscersi in una o più delle maschere rappresentate.
Io, personalmente, adoro Mara. Esasperata, disperata, indomabile, travolgente, sarcastica, insicura, pazza, spazientita, speranzosa. UnaDiNoi! Noi a cui gli uomini piacciono ancora. Nonostante le delusioni e l'innegabile convinzione che meriterebbe di essere sterminati. Ma poi, sai che noia!

Un'ora di risate, trasformazioni e video.
Un'ora in cui è riassunto il lavoro di anni.
Un'ora in cui Cecilia ci presenta la sua prima creatura. E, per questo,  la più preziosa.

Questo sabato si è aperta ufficialmente la rassegna di Palco Oscenico.
Era ora!
E adesso?
Adesso la si segue fedelmente e appassionatamente.

Il prossimo appuntamento?
Sabato, 4 ottobre, al Cafè des Arts sarà la volta dei DettoFatto.
Numerosi e rumorosi, i migliori improvvisatori torinesi dotati di Gorilla ci faranno sicuramente ridere.
E noi, probabilmente, faremo ridere loro. In che senso? Venite e lo scoprirete!
Sabato, 13 settembre, 2014

La mattina vado a tagliarmi i capelli.
Il pomeriggio mi preparo secondo il dress code indicato: nero, bianco e rosso. Pantaloni neri, top bianco, smalto e rossetto rossi.
Mi sono scocciata di fare l'intellettuale e ora gioco la carta panterona. Roar.

Arrivo all'appuntamento con l'entusiasmo e l'emozione del primo giorno di scuola. Le mie compagne di avventura mi abbracciano e festeggiano:
"Ammazza che gnocca!"
"Stai benissimo con la tua nuova pettinatura"
"Sì, ma hai il rossetto sui denti"...ecco. A vestire i panni di selvagge feline bisogna esserci portate. Io non lo sono. Miao.

Oggi si tiene la festa d'inaugurazione di OffStage, la stagione teatrale che include al suo interno Facce da Palco.
Gli artisti presentano brevi stralci dei propri spettacoli in una cornice meravigliosa: piazza Vittorio!
Per i non indigeni e pratici agevolo una foto.

http://www.turinphototours.it/
Dalla quale non si capisce una mazza, ma l'immagine è spaziale e quindi ve l'agevolo lo stesso. Perché, anche in questa nuova stagione blogghistica, l'andazzo di "faccio le cose a ca..." mi accompagnerà fedelmente. E ci mancherebbe!

Piazza Vittorio è uno sfondo da favola, ma non è certo l'ideale per un'esibizione all'aperto: c'è confusione, rumore e l'amplificazione alcune volte deficita. Ma gli artisti di OffStage, dotati di notevoli attributi, non mollano, vanno avanti per la loro strada, strappano risate, applausi ed emozioni a mazzi.

Nell'ordine ci sono:

il duo Popoff, che presenta musica e parole, e mi fa sognare un cappellino rosso in precario equilibrio tra i miei ricci.

Seguono gli improvvisatori DettoFatto che, come sempre, scelgono di coinvolgere il pubblico a proprio rischio e pericolo:
"Ci dici il titolo di una favola che ti piace molto?"
"..."
"Una storia per bambini"
"Ah, lo so: Walt Disney!"
"Ma Walt Disney è una persona non una favola"
"..."
"Vabbé lo chiediamo alla tua amica, tu intanto pensaci, eh!"

Poi è la volta del musicista Emanuele Francesconi che, con il suo piano, ci regala una perfetta colonna sonora, e ci promette esibizioni future di note e voce.

Tocca alle Paperelle Scampate che propongono pochi minuti di "Non di sola parola", lo splendido spettacolo fatto di danza, poesia, e immagini di cui già vi parlai mesi fa.

Si buttano nella mischia anche i giovani allievi della scuola Mal dei Fiori Neoarcheoteatro, dimostrando la giusta dose di coraggio e incoscienza.

A chiudere Nathalie, Francesca ed Elena, le tre madri, levatrici e maestre della rassegna che ci raccontano una storia surreale di amore, inganno, legami e mistero tutto femminile.

La serata scivola via mentre io, liberatami di gran parte del rossetto, ciuccio avidamente un mojto. Seduta accanto ad amici e colleghi con cui è sempre un piacere ubriacarsi di chiacchiere.

La rassegna di OffStage prenderà il via il 27 settembre con Cecilia d'Amico, vincitrice della scorsa edizione di Facce da Palco. Voi segnatevi la data ma, non temete, ne riparleremo su questa pagina e su quella di Humans Torino. La parola d'ordine di questo autunno sarà media partnership. Che non mi è chiarissmo cosa significhi, ma fa tanto fine e non impegna.
Voi che avete fatto venerdì sera?
Io sono andata ad uno spettacolo.
Uno spettacolo con un nome improbabile ma un fine nobile.

Improvvisadente!
Una serata di cabaret e improvvisazione per raccogliere fondi in favore dell'Onlus Life for Madagascar.

Chiara, improvvisatrice e dentista, passerà con altri suoi colleghi tre settimane in Madagascar a fornire cure gratuite alla popolazione di Nosy Be. E per questo motivo ha chiamato a raccolta la Torino che improvvisa e monologa, Torino che ha risposto all'appello con grande entusiasmo. Così tanto che sul palco c'è salito mezzo mondo, e la serata è durata così a lungo che sembrava di stare alla finale di San Remo. Ma è stato per una buona causa e quindi non mi lamento. Vabbé un pochino sì, ma solo un po'!

E non mi lamento anche perché, con questa scusa, ho visto per la prima volta all'opera Elena Ascione, una stand up comedian divertentissima. Ne avevo già sentito parlare, ed è stato bello scoprire quanto tanta fama fosse meritata. Elena ci ha fatto ridere raccontando le sue nevrosi e manie, l'ossessione per il controllo e l'ordine della casa. Praticamente una di famiglia! Elena, tra l'altro, non ha parlato di uomini per tutto il monologo e questo, per una donna che fa cabaret, è sintomo di originalità e voglia di evitare la via più facile e scontata.
Oltre ad Elena mi hanno colpito anche gli Gnomix (che, ho appena scoperto, in realtà si chiamano Gnomiz, ma lascio il nome sbagliato a imperitura memoria del fatto che dovrei controllare meglio prima di pubblicare i post)  duo comico responsabile della conduzione della serata. Anche di loro avevo già sentito parlare. Anche loro non li avevo ancora visti in azione. Divertenti e generosi, non si sono risparmiati regalando momenti esilaranti.
Infine, una menzione speciale va ai Sumadai, tra le cui fila milita proprio Chiara, l'organizzatrice della serata.
Sono stati seminifinalisti a Facce da Palco e io non li vedevo all'opera da allora. E' stato un piacere scoprire i loro miglioramenti e avere la conferma della loro voglia di mettersi in gioco e crescere.

Se vi siete persi la serata ma volete comunque contribuire a questo bel progetto di beneficenza potete fare una donazione con carta di credito nel sito dell'associazione o un bonifico (IBAN: IT 28 R 0558401611000000000181).

E se volete sapere tutto ciò che penso non sarebbe il caso di scrivere in un post del genere, ma che alla fine ho deciso di scrivere comunque, sappiate che...  
...l'abbigliamento scelto per la serata consisteva in camicettina da brava ragazza, fermaglio nei capelli a cercar di far ordine dove regna il caos, e ballerine antisesso. Quando si tratta di beneficenza io la prendo molto sul serio e mi travesto da bacchettona! E sottolinerei la scelta del termine "travesto".
Mezzo di locomozione: auto. Parcheggio: trovato in tempi accettabili, senza troppi smadonnamenti. Perché guidavo per una buona causa ed il mio karma ha un modo di agire estremamente elementare.
Alcol assunto per riuscire ad arrivare sveglia alla fine dell'interminabile serata: un mojito e una birra. Risultato? Una domenica intera col mal di testa. Non c'ho più il fisico!

Voi, mi raccomando, non prendete esempio da me: non bevete se dovete guidare e, soprattutto, non mettetevi le ballerine!
La vita è un domino.
Una serie di coincidenze che ti fanno andare da un posto all'altro, da un incontro all'altro.
A te viene chiesto solo di continuare a muoverti, dire molti "Sì", e pochi ponderati "No".

Ad esempio, se lo scorso autunno... anzi no, è necessario che io parta ancora prima.
Ad esempio, se nel 2000 non fossi andata a festeggiare quel Capodanno in quel posto e con quella gente, quasi 14 anni dopo non avrei riconosciuto quel nome tra i protagonisti di uno spettacolo. E non sarei andata a vedere tale spettacolo.

Se lo scorso ottobre non fossi andata a quella serata, non avrei scoperto nuovi incroci e casi incredibili. Inoltre, la settimana seguente, non sarei andata a vedere un altro show. Show che, in realtà, non ebbe luogo poiché c'era più gente sul palco che in platea.
Ma, del resto, se quello spettacolo si fosse fatto probabilmente non sarei andata a bere quella birra, non avrei accresciuto il mio numero di contatti su facebook e, mesi dopo, non avrei visto il trailer di facce da palco sulla mia bacheca.
Di conseguenza, non avrei scritto "Tu, per caso, conosci qualcuno dell'organizzazione?"
E, dopo 10 secondi, non mi sarei trovata in chat con Nathalie Bernardi, madre, presentatrice, folle ispiratrice di tutto l'ambaradan.
Quindi, il giovedì seguente, non ci saremmo viste. E io, sicuramente, non sarei diventata la blogger ufficiale del talent.

Se tutto ciò non fosse accaduto io non avrei incontrato tutta la bella gente che ho incontrato e sabato scorso, molto probabilmente, non mi sarei trovata alla prima di "Non di sola parola". 
Uno spettacolo fatto di danza, musica, poesia, immagini, luci, ombre, e parola. Ma non di sola parola, appunto.
Teatro danza arricchito dai versi di Alda Merini. Ispirato al suo talento e alla sua sofferenza. 

Foto di Sergio Sasso

Quattro donne, con il corpo e le voci, ci hanno raccontato parte della sua storia.
Una storia di dolore, sensibilità, e maternità.
Un dolore femminile e vivo.
Una femminilità sensuale, fatta di naturalezza e gioco, mai squallido calcolo. 

Le parole e la vita di Alda Merini sono un ricco patrimonio.
La compagnia teatrale delle paperelle scampate (Nathalie Bernardi, Sabrina Fraternali, Deborah Gallo),  con la partecipazione di Francesca Puopolo, la supervisione di Marilisa Bruno, le musiche di Emanuele Francesconi e Valentina Faith Guida, i video di Simone Tizzi, e le luci di Lorenzo Privitera, riesce in uno studio che è un omaggio. Una trasposizione che si fa dolorosa carne.

"Non di sola parola" è un'ora che incanta, scava e, allo stesso tempo, vola via.
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