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Qual è uno dei più grandi spauracchi di tutti i cuochi del mondo?
Non lo sapete?
Velo dico io: il soufflé!
Che sia dolce o salato l'infido piatto fa venire i sudori freddi a tutti coloro, professionisti o meno, che si apprestino a prepararlo.

Ed un romanzo è proprio come un soufflé: ci vogliono abilità, ingredienti di qualità e concentrazione.
Ottimi cuochi e penne felici. Uova fresche ed una trama ben sviluppata. Non aprire il forno fino a cottura avvenuta, non raffazzonare un finale poco convincente.

Non siete convinti? Volete un esempio? Zafòn, sempre lui. Il mio amato/odiato Zafòn.

Nella stesura del suo libro di maggior successo, "L'ombra del vento", l'autore catalano aveva preparato un piatto dal sapore delizioso e l'aspetto incantevole. Ma gli ingredienti alla fin fine non si erano rivelati freschi, le uova probabilmente non arrivavano dal contadino di fiducia ma dal discount sotto casa, ed il soufflé invece di essere leggero come una nuvola, una volta superata brillantemente la prova del palato, ti si riproponeva peggio di una peperonata.

Zafòn allora ci ha riprovato con "Il gioco dell'angelo", ci si è messo d'impegno, ha sudato e faticato, creando una trama avvincente, meno furba e più sofisticata del libro precedente. Uova fresche e tanto genuino amore per il proprio mestiere.
Tutto sembrava procedere alla perfezione, ad ogni pagina da lui scritta e da me letta mi esaltavo, "Bravo! Così si fa, si cresce, si migliora, ogni libro deve essere un'evoluzione del precedente", blateravo nel mio orgasmico delirio da lettrice felice.
Ma poi è successo il disastro, Carlos Ruiz ha aperto il forno prima che la cottura fosse ultimata ed il soufflé si è sgonfiato triste e misero peggio del pallone di un bimbo addentato da un barboncino isterico. Lo scrittore catalano ha pasticciato, ingarbugliato, realizzato un finale così povero d'idee valide da essere quasi imbarazzante.

Che delusione.
Cosa c'è peggio di un soufflé sgonfio? Una bella storia con una fine non all'altezza.
Pensavate davvero che la mutazione del blog fosse solo uno scherzo o un passeggero momento di follia? Illusi! Non l'avete ancora capito che la mia stupidera non è assolutamente momentanea ma irrecuperabilmente cronica? Forse, in alcuni momenti, posso dare l'impressione di essere una persona lucida, matura e persino seria, ma si tratta solo di attimi, brevi, brevissimi attimi.

Ross e Mario, due menti diaboliche anzichenò, con i loro commenti al penultimo post mi hanno ispirata e così è nata la seconda ricetta di "Cucina Cole, il food blog che non ti aspetti".
Un piatto perfetto per cuochi comunisti, golosi di sinistra, crudeli mangiatori d'innocenti e streghe di fiabe crucche: il Nipote Bollito.
L'ingrediente è unico e di facile reperibilità: un quasi  treenne in moto perpetuo, simpatico ma molesto, dolce ma isterico, divertente ma ingestibile. Voi scegliete chi volete, io ho preso PiccolissimoE: la creatura che, sotto i miei increduli occhi, in poco tempo si è trasformato da adorabile biondo puttino in adorabile biondo scassamaroni.

Prendete il suddetto treenne, strappatelo dal letto all'alba, legatelo come un salame al seggiolino e sottoponetelo ad un viaggio in macchina di almeno trecento km.
Arrivati a destinazione liberate la bestia che, nel frattempo, si sarà trasformato in una pallina da flipper e non riuscirà a stare fermo neanche per 120 secondi consecutivi. In ordine: si rotolerà nella neve; prenderà a pallate oggetti animati ed inanimati compresi amici, parenti, sorelle, auto parcheggiate e vecchiette con deambulatore; si rotolerà nella neve; tenterà di rapinare a pannolino armato un rifugio ad alta quota; si rotolerà nella neve; urlerà a squarciagola per esprimere indifferentemente gioia, rabbia, dolore, tristezza o semplicemente voglia di provocare una valanga e, ovviamente, si rotolerà nella neve.

A questo punto i vostri ingredienti principali forse saranno già cotti a puntino ma PiccolissimoE no! Egli ha la pellaccia dura e ci vuole ben altro per cucinarlo a dovere.
L'ideale per (dargli il colpo di grazia) completare la cottura è farlo passare di fronte a delle allettanti giostrine. Il fanciullo, ebbro di gioia, ignorerà il vetro che lo separa dal Nirvana e, alla massima velocità consentita dalle sue corte gambine, prenderà un' epica craniata con annesso "SDENG!!!" udito nel raggio di 5 km.

Solo ora il Nipote sarà davvero Bollito e, dopo aver ululato come un bassotto alla luna ed essersi accessoriato con un elegantissimo corno frontale, perderà al fine i sensi. Permettendovi un po' di pace per almeno 10 minuti. Se siete fortunati.

Buon appetito!

(Nessun Nipote è stato maltrattato durante la produzione di questo post. Lo giuro!)
Mi sono stancata di appartenere all'affollato sottobosco dei blogger sfigati!

Quelli che, se gli va bene, ricevono un centinaio di visite al giorno, quelli che non possono vantare frotte di commentatori adoranti ad ogni post, quelli che non vengono arruolati dalle riviste, quelli che non vengono contattati dalle case editrici, quelli che non vengono intervistati in radio o in tv, quelli che, diciamo la verità, manco i vicini di casa se li filano di striscio.

Ho deciso che voglio svoltare.
E, che la blogosfera mi sia testimone, svolterò!  
Ecchecavolo!

Prima di tutto devo affrontare in maniera razionale ed obiettiva la faccenda. Qua non contano l'istinto o le naturali inclinazioni. Al bando la creatività ed i facili ingiustificati entusiasmi.
La soluzione è una ed una sola: trattare gli argomenti che attirano più visite.
Cos'è che va più di moda negli ultimi anni nella blogosfera? Semplice: figli e cibo. Bimbi e ricette. Pannolini e carbonara. Biberon e cheesecake.

Per quanto io sia combattiva e motivata, vi pare che mi possa riprodurre solo per avere qualche lettore in più? No, direi di no. In fondo ho ancora una coscienza e non me la sento di vendere l'anima al diavolo solo per aumentare il mio ranking. Non ancora, almeno.

Quindi non mi rimane altra scelta che buttarmi sulle ricette.
In realtà non sono una gran cuoca, ma questo particolare non mi sarà di alcun impiccio. La rete è il regno del virtuale ed io virtualmente posso essere anche meglio di Suor Germana.

Siete dunque pronti per la svolta epocale?
Indossate l'abito lungo per l'occasione, tirate fuori lo smoking dalla naftalina, stappate il chinotto e brindate con me:
"Al diavolo Radio Cole!
Benvenuta Cucina Cole!"

Ed ora inauguriamo il nuovo percorso con la prima ricetta: un piatto originale, una raffinatezza, una leccornia per sofisticati gourmet.

Mettete a soffriggere in un tegame un po' d'Insonnia con una punta d'Inizio Primavera.
Rosolate la Ciccia di Blogger per qualche minuto e poi innaffiatela con abbondante Ora Legale.
Coprite il tutto e lasciate cuocere a fuoco lento per almeno 40-45 minuti.
A fine cottura aggiungete una bella grattugiata di Piovosa Domenica Pomeriggio.

A questo punto potete togliere dal fuoco e servire: la Pancrazia brasata è pronta.

Buon Appetito!

NdA: Sì, lo so, avrei potuto semplicemente dirvi che domenica scorsa mi sono trascinata per casa sveglia come una marmotta in letargo, attiva come un bradipo e vitale come un'ameba. Ma che gusto ci sarebbe stato? Molto meglio imbastire tutto questo delirante post, no?
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