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L'eroe di una storia è destinato a ricevere una chiamata all'avventura, a compiere un viaggio, ad affrontare un cambiamento.
Prima di tutto ciò, però, è necessario raccontarlo all'interno di quello che è il suo Mondo Ordinario, la condizione stabile in cui si muove prima che tutto muti. 

Solo così è possibile rendere evidente il forte contrasto con il Mondo Straordinario nel quale è destinato ad entrare, per evolvere, compiere il suo arco, raggiungere l'obiettivo. 

Prima che Harry Potter riceva la lettera di Hogwarts, lo vediamo avere a che fare con la solitudine, i suoi perfidi zii e il bullismo del cugino. 
Prima che l'avventura di Frodo abbia inizio, vediamo la sua vita serena nella splendida Contea. 
Prima che una tromba d'aria la trasporti ad Oz, vediamo Dorothy nel Kansas. 

Ma, attenzione, il Mondo Ordinario non è necessariamente un luogo fisico, e l'evoluzione dell'eroe non sempre necessita di un cambiamento geografico. Il Mondo Ordinario è la sua realtà, la sua quotidianità. Prima che venga sfidato da Apollo, ad esempio, vediamo Rocky tra le strade di Filadelfia, alle prese con una fallita carriera da pugile e un lavoro da picchiatore per un boss. La sua collocazione geografica non cambia per tutto il film ma la sua realtà sì. 

Ci sarebbero altri mille esempi da fare ma mi fermo qui. 
Però ho una domanda per te: nel libro che stai leggendo o nel film che hai appena visto, è stato descritto il Mondo Ordinario dell'eroe?
Hai visto Pinocchio al cinema e in tv, te l'avranno letto da bambino o l'avrai letto tu sesso ma, probabilmente, ci sono ancora alcune cose che non sai del capolavoro di Collodi. 

Ecco 5 curiosità su Pinocchio. 

1) Le avventure di Pinocchio vennero pubblicate inizialmente nel 1881, a puntate, all'interno di un settimanale per ragazzi. Il volume unico, come lo conosciamo oggi, vide la luce solo due anni dopo, nel 1883. 

2) Nella versione pubblicata sulla rivista, Collodi faceva morire il personaggio tramite impiccagione. Ovviamente questo finale non piacque ai lettori. L'autore toscano fu costretto a cambiarlo e la storia è così giunta fino a noi con un più classico lieto fine. 

3) Pinocchio è uno dei libri italiani più tradotti al mondo. A tutt'oggi si contano 260 traduzioni.

4) Grazie a questo libro il concetto "se dici una bugia ti cresce il naso" si è diffuso in 3/4 del pianeta. Concetto che non era tipico della Toscana dell'800 ma che fu un'idea originale di Collodi stesso. Del resto, se il tuo protagonista è un bugiardo fatto di legno, non è una cattiva idea fare in modo che questo suo difetto risulti evidente anche fisicamente. Bella trovata, Carlo!

5) Il titolo completo dell'opera di Collodi è "Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino". All'epoca, infatti, con il termine "burattino" si intendeva un generico fantoccio mosso da fili. 
La lingua italiana, però, nel frattempo si è evoluta e modificata. Ora un "burattino" è un pupazzo mosso da una mano al suo interno, un tipico gioco per bambini, mentre un fantoccio manovrato dall'altro attraverso dei fili è detto "marionetta". 
Pinocchio, quindi, rimarrà per sempre il burattino più famoso al mondo. Ma ora è una marionetta. 

Conoscevi già qualcuna di queste curiosità?

"La scrittura non si insegna", un'affermazione un po' forte da fare considerando che da anni conduco laboratori di scrittura. Ma non si tratta di una mia dichiarazione quanto del titolo di un saggio di Vanni Santoni. 

"La scrittura non s'insegna" è convinto Santoni, che a sua volta insegna e ha insegnato scrittura creativa in diverse Scuole. Ma allora si tratta solo di una provocazione? Non proprio, fin dalle prime righe l'autore specifica che, secondo lui, non si può insegnare a scrivere bene ma si può insegnare a diventare uno scrittore. O un narratore, come preferisco dire io. 

Si può insegnare la disciplina, il metodo, la fatica per passare dalla teoria alla pratica, dalla fantasia del genio incompreso a un lavoro vero o, quantomeno, a un manoscritto finito. O, meglio, a più di uno. 

Il titolo "peculiare" attrae l'attenzione ma a mantenerla è il contenuto di questo breve saggio: rapido, divertente, pieno di ottimi consigli. 

Un libro che mi ha lasciata con una gran voglia di leggere, scrivere e perfino aprire una rivista letteraria. Fermatemi, vi prego, prima che lo faccia veramente! 

Una lettura consigliatissima a chi ama la scrittura, ama prenderla molto sul serio ma, magari, è pronto a prendere MENO seriamente il proprio strabordante ego e la necessità disperata di pubblicare come fine ultimo. L'importante è scrivere, scrivere, scrivere. La pubblicazione, nel caso, arriverà. 

"La scrittura non si insegna". 
Vanni Santoni. 
Minimum Fax.

Ci avevo provato qualche anno fa ma, complice una simpatica pandemia, avevo perso presto slancio ed entusiasmo. Fallendo miseramente quanto rapidamente.

Ma ho deciso che ci avrei riprovato quest'anno e così ho fatto. 
L'8 gennaio del 2023 mi sono lanciata nuovamente nell'avventura "Guerra e Pace", forse il più grande classico che ancora manca nel mio curriculum da lettrice. 

Questa volta ho scelto di darmi all'audiolettura, in modo da poter compiere questo viaggio in maniera un po' più agevole. E, infatti, ad oggi ho già abbondantemente superato la soglia che avevo raggiunto al primo (fallimentare) tentativo con un ebook. 

Quindi, quest'anno, accanto a saggi dedicati alla scrittura e a romanzi della più varia natura (la rima è voluta), leggerò anche la grande opera di Tolstoj. 

Non ho idea di quanto tempo ci metterò in tutto. 
Non ho fretta. 
Per ora, mi godo il viaggio.
Non sarebbe una domanda tanto strana se a farmela, da circa 15 anni, non fosse mia madre. 

Povera donna, l’è toccata una figlia dall’occupazione in inglese: content specialist, si dice. Poco chiara in lingua albionica ma altrettanto in italica perché, a onor del vero, non è che “specialista di contenuti” sia così esplicativo. E, infatti, a non capire cosa io faccia non è solo la mia genitrice ma spesso anche conoscenti o vecchi amici di ritorno che, di fronte alla mia risposta alla loro domanda di rito "Ma tu che fai nella vita?", o fingono di capire non capendo o non capiscono non fingendo. 

Quindi ho deciso di rispondere qui, per tutti gli interessati e anche per me, così magari la prossima volta che qualcuno me lo chiederà avrò le idee abbastanza chiare per dare una risposta soddisfacente. Si spera.

Allora, io che faccio nella vita? Io scrivo. 
Ma no, non sono una scrittrice. 
E neanche una giornalista perché, pur avendo lavorato per diverse testate, non faccio parte dell’ordine.

Ma comunque scrivo. 
E cosa scrivo? Davvero parecchia roba. 

Ad esempio, girate per siti web, no? Ecco, i testi che trovate potrei averli scritti io. Ovviamente, se i testi sono particolarmente accattivanti e Google vi ha fiondato su quel sito alla velocità della luce, allora quei testi li ho sicuramente scritti io. Perché sono brava, che si sappia! 

Seguite qualcuno sui social, no? Una ditta, un artista, un’associazione culturale? Quei contenuti presenti sui social potrei averli realizzati io. 

O, ancora, qualcuno vi ha regalato un racconto splendido in cui voi siete il protagonista e non avete mai letto una cosa tanto originale e tagliata su misura per voi? Beh, quel racconto potrei averlo scritto proprio io. Se non vi è piaciuto, invece no, io non c’entro niente. 

Oppure, state giocando a un videogioco, uno di quelli pieni di scritte, di spiegazioni, di cose che dovete leggere e seguire, ecco, pure quelle potrei averle scritte io. 

O, questo natale, hanno regalato a vostro figlio un pupazzo in grado di raccontare storie? Ecco, indovinate un po’ chi potrebbe aver contribuito alla scrittura di quelle storie? Appunto. 

Nel passato avete letto articoli dedicati a spettacoli o mostre torinesi? Come sopra. Testi esposti all’interno di mostre? Sempre io. Leggende piemontesi? Ancora io. Avete ascoltato podcast? Sapete che si basano su testi, no? Ecco, quelli, io. 

Per non parlare di romanzi, guide o manuali, firmati da altri. Perché ho fatto anche la ghostwriter. 

Il bello è che ci sarebbe tanto altro da dire riguardo al passato e anche ai progetti futuri. Insomma, conduco laboratori di scrittura, faccio consulenze e sono in procinto di realizzare altre cosine decisamente interessanti ma per ora mi taccio. 

Spero di essere stata già abbastanza chiara, no? 
Ecco, quindi, nel caso incontraste mia madre, sapete cosa rispondere.
... l'osservazione di una serie di principi che governano la narrazione. 

Il viaggio dell'eroe è uno strumento da conoscere a fondo per poi poterlo utilizzare, manipolare o anche ignorare. Perché, per ribellarsi a qualcosa, bisogna conoscerlo.

Il viaggio dell'eroe di Christian Vogler.


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