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CRACK!
"Che è stato?"

Una pietruzza, più carogna delle altre, salta dall'asfalto dritta verso il nostro parabrezza, CRACK!, ed è subito crepa, sbrego, dramma e bestemmie!

Il vetro regge, la visibilità è ancora garantita ma al grido di "se ci fermano ci fanno la multa, poveri noi!" ci attiviamo per trovare una soluzione. "Pronto stiamo uscendo dall'autostrada dovremmo cambiare il vetro dell'auto", inizia così la prima di una serie di telefonate alla ricerca del parabrezza dei nostri sogni. Ovviamente non è sufficiente un vetro qualsiasi ma ci vuole quello del modello gusto per l'auto giusta. Vabbé, che problema c'è? Vuoi che non abbiano un parabrezza di una Lancia Y del 2013? Insomma non è mica una Corvet del 1970, una Delorean che ha viaggiato avanti e indietro nel tempo, o una 313 immatricolata a Paperopoli, è una cacchio di Lancia Y, Gruppo fu FIAT, ora FCA. E suvvia, quanto sarà difficile trovarlo? Quanto? Tanto!

Il parabrezza per la nostra auto sembra non averlo nessuno. Non a Torino, non a Ferrara, non a Parma, non a Matera, non in Puglia. Il cellulare è rovente, quasi vacilliamo, il futuro delle nostre vacanze appare mestamente appeso a un filo. Ma non molliamo, incrociamo le officine con le polizze, i vetri con le tempistiche di consegna, la sfiga con l'animadichitemmuort e, alla fine, coperti solo parzialmente dall'assicurazione, troviamo riparo e soluzione nella ridente Alessandria. E del resto chi non vorrebbe cominciare le proprie vacanze con 4 ore (2 di pausa pranzo dell'officina e 2 di cambio vetro) nella periferia di Alessandria? Perché queste officine, tra l'altro, non stanno mica in centro, dove almeno si può fare una passeggiata o bersi un caffè in piazza. No,  stanno in periferia dove l'unica cosa da fare è chiudersi dentro un centro commerciale dallo stile Unione Sovietica nei suoi giorni più bui.

Ma alla fine anche queste benedette quattro ore trascorrono e noi riprendiamo la strada con un disperato bisogno di sentirci veramente in vacanza e un parabrezza nuovo di zecca. Tra l'altro, quest'ultimo e così pulito, e noi l'abbiamo cercato talmente tanto, dal trattenermi a stento dal viaggiare aggrappata fuori dal finestrino per scacciare i moscerini uno ad uno, "Pussa via bestiacce, che c'inzozzate la creatura!"

E così, dopo una giornata infinita, dopo 9 ore di viaggio, che sono esattamente il doppio di quanto ci avremmo dovuto mettere, alle 7 di sera giungiamo finalmente a Ferrara. Lì posiamo i bagagli, ci ungiamo per benino di Autan e usciamo a scoprire la nostra prima meta.

Continua...

Prologo
"La prossima estate ci sposiamo!"
È cominciata così la nostra vacanza 2018.

Cominciata una sera d'autunno del 2017, quando N. e R. annunciarono il loro matrimonio. Matrimonio che si sarebbe (e si è) tenuto un venerdì dell'agosto successivo in quel di Matera. O meglio, nelle sue vicinanze.

Quale occasione migliore per me e M., compagno di avventure, per organizzare un bel viaggio on the road dal Nord al Sud Italia?

Guida turistica da una parte e navigatore dall'altra, durante la scorsa primavera, abbiamo considerato tempi di percorrenza e attrattive nei diversi luoghi. Abbiamo prenotato e calendarizzato. Abbiamo organizzato e conteggiato. Poi, durante le ultime settimane precedenti la partenza, M. si è riposato e io mi sono scatenata, attaccando bottone con chiunque avesse la sventura d'incrociarmi, al solo scopo di pavoneggiarmi per la splendida e meritata vacanza che finalmente avremmo fatto.

Se mi avete incontrato in quel periodo potete sicuramente confermare la mia molesta attitudine. "Un etto di prosciutto cotto, e a fine mese partiamo per Ferrara", "Scusi è libero questo posto? Poi passeremo per San Benedetto del Tronto", "Una pizza margherita doppia mozzarella. Lei è mai stato ad Ascoli?", "No, agente, giuro che non ho bevuto. Ma berrò sicuramente al matrimonio a Matera!", "È rosso cretino! E poi io devo andare a Lecce!", "Giuro di dire la verità tutta la verità, nient'altro che la verità, e poi andare a Gallipoli"

Infine giunge la mattina del 30 luglio 2018, data della partenza. La mia valigia, la sua valigia, la valigia per il matrimonio, il beauty case e la borsa frigo. Forte dei miei anni di campeggio, riesco a riempire ogni contenitore sia del necessario che del superfluo. M., forte di un'adolescenza passata a giocare a Tetris, riesce a far stare tutto in auto.

"La vita è meravigliosa, nulla può andare storto", penso guardando il cielo azzurro attraverso il finestrino...
CRACK!
"Che è stato?"

Continua...

(*) Per rappresentare il matrimonio, ma proteggere la privacy di N. e R., ho scelto la foto di due sconosciuti nubendi...
Ho letto questo libro all'ombra degli alberi di Monteprandone e sotto il sole di Gallipoli. Ho letto questo libro in vacanza e poi di ritorno in città, a Torino, sul letto, sul divano, sul balcone e alla scrivania. Una lettura rapida e coinvolgente. La vita di una ragazza e della sua famiglia raccontata a spizzichi e bocconi, con tanto dolore ma altrettanta leggerezza.

Quando si prende in mano questo libricino candido e sottile, quando si vede il volto giovane e sorridente dell'autrice, quando s'intuisce l'ambientazione sarda con il sole che abbaglia e il vento che spettina, ci si aspetta una storia delicata, si sospetta una valanga di "già letto". E invece no. Forma  e contenuti sorprendono. Un esempio? La più importante relazione sentimentale della tenera protagonista è di sadomaso estremo, descritto nei più sgraditi e umilianti particolari. Ma tutto questo e altro perverso dolore, tutta questa sfacciata infelicità vengono raccontati con tocco lieve e deliziosa ironia, attraverso piccoli quadri, brevi scorci, micro incursioni nella vita dei personaggi.

No, non fraintendetemi, non è un libro che parla di sesso. Parla tanto di amore e, com'è ovvio, anche di sesso, che ne è una parte importante. Ma parla soprattutto di famiglia e vita.

I protagonisti del libro sono tutti infelici, prigionieri di destino avverso, cattiverie altrui e debolezze proprie. E il lettore, pagina dopo pagina, prima aspetta il cambiamento, poi invoca la rinascita, infine si rassegna all'inevitabile caduta, perché “Dio non vuole”. Soffre con loro ma, come loro, in maniera lieve e disincantata, con il vento nei capelli e il sole negli occhi. Fino alla fine. E se questa sia lieta o no, non ve lo dico.
Leggetelo.

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