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Mi dimetto e il mio successore mi garantisce l'immunitità.
 жить Россия
 да здравствует демократия
(1999)
Per tutto dicembre Facebook ci ha invitato a guardare il Nostro 2013. Una selezione dei post più importanti dell'anno.
Non so come questi eventi siano stati scelti. Dal numero di "mi piace", la quantità di commenti, il caso, i capricci di Mark Zuckerberg, l'allineamento dei pianeti, lo strega comanda color, l'intramontabile membro di segugio, o chissà che altro. Quale che sia stato il metodo adottato, il "Mio 2013" secondo Facebook è una mezza schifezza. Pochi episodi davvero fondamentali in mezzo ad una serie di epiche fesserie.

Quindi, plagiando ispirandomi all'idea di base, ho deciso di migrare sul blog e scrivere un post su misura, per raccontare, festeggiare e ricordare il mio ultimo anno.
Perché, a ben vedere, il 2013 per me è stata un'ottima annata e, alla faccia della scaramanzia, voglio celebrarla adeguatamente. Ciò non vuol dire che io non abbia avuto delusioni, momenti difficili, litigi, rabbia, tristezza, conto in banca depresso, cuore a pezzi, o incontri infelici. Ma ciò significa che, al netto delle perdite, quest'anno è stato decisamente in crescita. Ricco di esperienze, rapporti che si sono consolidati, nuovi occhi sorridenti a cui voler bene, scelte difficili finalmente prese, vecchi amici ritrovati, viaggi, abbracci, chiacchiere e risate.

Ma bando alle ciance, ormai il 2013 è agli sgoccioli, è giunto il tempo che ve lo racconti:

"Delle volte si prende la propria vita e la si ribalta come un calzino. Dal dentro al fuori. Così. Pop! Con un solo colpo."
E' l'ora della decisione. Taglio i ponti e, finalmente, comincio a costruirne di nuovi. A modo mio.

Riprendo a viaggiare. Inizio con Bologna dove m'immergo nella magia del teatro e rimango folgorata dal Mambo.


Dopo un'ingiustificata infinità di tempo torno a Berlino. Lo faccio con l'unica persona possibile. Lo faccio col mio migliore amico. Mi scrollo dalle spalle la pesantezza di anni non miei. Rido, bevo, cammino, litigo, conosco, riconosco, dormo poco, mi guardo allo specchio.
Eccomi.


Più di un mese per un trasloco. Ma, finalmente, il primo luglio mi risveglio nella nuova casa. Un pezzo alla volta, un giorno in fila all'altro, comincio a stiracchiarmi, allungarmi, distendermi. Prendo possesso di ogni angolo e trovo la mia dimensione.


Mi ritaglio una vacanza sugli Appennini. Più che dei luoghi m'innamoro delle persone. Al mio ritorno, a chi mi chiede come mi sia trovata, rispondo "Me li sarei portati tutti in valigia qui con me".

A Lucca ritiro un premio, scopro una città, e conosco volti che spero mi accompagneranno per sempre.
Gli stessi volti a cui, un mese dopo, posso mostrare la mia Torino. Bella come non la ricordavo. Bella come non l'avevo mai conosciuta.


Tra i progetti per l'autunno appunto un viaggio a Milano e un giorno al Torino Film Festival. Mesi dopo, tramite percorsi inaspettati e imprevedibili, entrambi gli obiettivi vengono centrati.

Nell'ultimo stralcio dell'anno faccio in tempo a consolidare un'amicizia ancora nuova, insegnare un po' di leggerezza a un vecchio amico solitamente dedito al lamento compulsivo, e stordirmi di chiacchiere con uno nuovo di zecca che sprizza luce ed energia dalla sua Verona.

Ora mi aspetta il 2014.
Con tanto lavoro da fare. Qualche progetto da intraprendere. Il francese da imparare. Chilometri da percorrere. Vecchie e nuove conoscenze da accogliere.

Chi di voi vorrà accompagnarmi in questo nuovo viaggio sarà il benvenuto.
Dopo una vita lunga e piena. Dopo aver portato lustro alla mia terra. Dopo tante lotte e soddisfazioni. Oggi, alla ragguardevole età di 103 anni, se non vi dispiace, io me ne andrei. 
(2012)
 Muoio oggi e con me muore l'Akkala Sami.
(2003)
Dov'ero rimasta?
Ah, sì: Simona.
Una nuova amica di SuperGra'.
Si conoscevano da poco, ma si erano immediatamente scoperte come due gemelle separate alla nascita. 
Un'esplosione di energia elevata al quadrato.

Loro brillavano tipo bombe all'idrogeno.
L'IncredibileAntonio ed io cercavamo riparo, buttandoci a terra e strisciando col passo del giaguaro.
Loro esibivano un'abilità nelle pubbliche relazioni che manco due ambasciatori!
Io, respingente quanto un grizzly con un'unghia incarnita, le guardavo ammirata, e prendevo appunti per il futuro e la mia nuova Me (che poi sarebbe l'attuale Me, ma questa è un'altra storia!).

A unire le due, oltre l'esuberante indole e la capacità di parlare senza mai prendere fiato, vi era la fotografia. Passione antica di Simona e molto più recente di Gra'. Passione che, in realtà, univa anche WonderVivì e BatDoriana.

In quei giorni vidi scattare centinaia, anzi migliaia, di foto mentre io, munita di solo cellulare, immortalavo improbabili, sbilenche, sfocate immagini che ancora esibisco orgogliosa nel mio profilo instagram. Tra questi scatti, i più numerosi raccontano la giornata agreste della mia vacanza, il motivo fondamentale per cui ero partita: il Regio Tratturo & Friends.

"Il Regio che?" vi starete chiedendo.
Ora ve lo spiego.
Un evento che si ripete tutte le estati. Una festa. Un fine settimana in campagna.
L'occasione per cui numerose genti di diverse nazionalità raggiungono una sperduta fattoria irpina, portandosi appresso buona volontà e ottuso entusiasmo urbano. E rendendosi protagonisti di un raduno di cittadini alle prese con la bellezza dei sapori semplici, il sano sudore del lavoro nei campi, e la fetenzia della puzza di concime.

Muniti di macchina fotografica (i miei compagni d'avventura) e di  tanta buona volontà (io) quel sabato mattina ci avviammo per la nostra bucolica esperienza. 

Orario di partenza: all'alba. Quasi. Insomma. Più o meno. Forse più che meno.
Prima sosta: raduno di tutta la compagnia.
Seconda sosta: ultimi acquisti pre-scampagnata.
Terza sosta: colazione al bar.
Quarta sosta: smistamento nelle diverse macchine.
Quinta sosta: attesa inutile nel parcheggio.
Sesta sosta: "Ma guarda, toh chi c'è, andiamolo a salutare"
Settima sosta: non me la ricordo ma ci deve essere stata per forza.
Arrivo in fattoria: ore 11. Più o meno. Forse più che meno.

"Dove sono le mucche da mungere?" esclamammo, gioiosi e fastidiosi, appena varcato il campestre confine.
"A quest'ora? Ma siete matti? Volevate vederle esplodere, povere bestie?" 
"Sì. No. Cioè. Che facciamo adesso?"
"Prima d'ogni altra cosa indossate il cappello villico d'ordinanza"  

E io così feci. 
E non me lo tolsi per le successive 10 ore.
E me lo portai anche a Torino.
E da allora troneggia a casa mia.
(Ma anche questa è un'altra storia!)


 

Comunque, non avendo potuto applicarci alla mungitura delle mucche, passammo direttamente alla preparazione del formaggio.


 

Continua...
Cominciamo a protestare.
La primavera araba passa anche per l'Algeria.
(2010)
Trovo il corpo senza vita nella sua capanna.
C'è sangue ovunque.
L'hanno uccisa come una bestia.
L'hanno uccisa come un gorilla. Uno dei suoi amati gorilla.
(1985)
La terra trema.
Le acque si ritirano.
Assisto alla fine del mondo. Non sopravvivo per raccontarlo.

(2004)
Li abbiamo giustiziati con più di 100 colpi di Kalashnikov.
Abbiamo risparmiato la faccia di lui: il mondo lo deve riconoscere.
Quella di lei no, non serve.
(1989)
E' giunto il momento: invadiamo l'Afghanistan.
(1979)
Nasco oggi.
Sono un diario. Una rivista. Un sito. Uno sfogo. Un palco da cui parlare. Un pulpito da cui predicare.
Sono un blog. Il Blog.
(1997)
"I do", dice Woody.
"I do", rispondo io.
Lui mi sposa.
Lui mi ama.
Il mondo inorridisce ma ci perdona. Ai registi si perdona tutto.
(1997)
Sono a Lockerbie, in Scozia.
Sento un gran fragore.
Guardo in alto.
Poi, più nulla.
(1988)
"Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l'amico che ti delude."
Oggi muoio.
Finalmente.
Sono Piergiorgio Welby.
(2006)
S'inizia a scavare.
Prossima stazione monte Grappa.
Next station monte Grappa.
(2000)
Il pubblico si accalca dietro le transenne.
I fotografi litigano per un posto in prima fila.
Le limousine giungono cariche dei protagonisti dell'evento.

Lucio si presenta strizzato in una giacca di pelle che ne evidenzia la notevole fisicata.
Santa Cecilia si commuove di fronte a un successo sì grande e sì inaspettato.
Eustacchia, come ogni Miss che si rispetti, dichiara di "amare i cuccioli" e di "detestare la falsità". E, nel suo caso, sta tragicamente dicendo il vero.
La Diavolessa schiocca la coda, sensualmente abbarbicata sopra un paio di Louboutin di pelle umana.
E il Grande Capo?
Il Grande Capo si limita ad essere presente all'evento, procurandosi copertine e titoli di giornale. "Lui C'è", si leggerà domani in edicola e nel web.

Non manca nessuno. Un po' in disparte, oscurati dallo splendore dei protagonisti, sono presenti persino: Jane Pancrazia Cole, autrice del racconto; Andrea Rotolo, ideatore, doppiatore e rumorista del video; e Alex Rakugakichan, abilissimo disegnatore.

Mettetevi comodi, che si spengano le luci e inizi lo spettacolo.
Buona visione a tutti.

Probabilmente la conoscete già. Io l'ho scoperta un paio di mesi fa, e me ne sono perdutamente innamorata.
Humans of New York, per gli amici HONY, la pagina facebook dove il fotografo Brandon Stanton raccoglie un incredibile campionario di umanità newyorkese.

Uno scatto e una frase. Questo straordinario blogger-fotografo entra in contatto con le persone, parla loro, le fa raccontare e poi le fotografa. Il risultato è unico: tante facce e tante storie. Un imperdibile caleidoscopio di normalità e follia, disagio e gioia, vita e morte.
Brandon racconta New York attraverso i personaggi e le persone.
Stanton lascia che la città gli si racconti attraverso piccoli aneddoti o grandi imprese.

Una pagina che ha più di due milioni di affezionati. E se voi non siete tra questi, vi consiglio di rimediare al più presto.

https://www.facebook.com/humansofnewyork?fref=ts

Ho compiuto un viaggio lungo 35.000 anni.
Sono una zanna d'avorio.
Sono un flauto.
Sono lo strumento musicale più antico mai trovato.
Sono la meraviglia dell'evoluzione di una specie.
Sono l'ennesima dimostrazione dell'innata necessità dell'arte.
(2004)
"Ma perché sono tutti gialli?"
"Sarà colpa del televisore"

Jingle Bells, Batman smells, Robin laid an egg. Batmobile broke its wheel, the Joker got awa-augh!
(1989)
Marcello Conte, del blog Condividendomi, ama raccontare le storie di alcuni personaggi secondari.
Quali? Coloro che nei film, e non solo, fanno ingiustamente una brutta fine. Vengono eliminati, uccisi, trucidati, senza che lo svolgersi della trama lo necessiti realmente.
Vittime superflue a cui il blogger romano regala una meritata ribalta.

Qualche giorno fa è stata la volta di Joseph da Terminator e, prima di lui, di Agnés da The Bourne Identity.

Viene in mente anche a voi qualche personaggio dall'ingrato destino? Se sì, perché non passate da Marcello e glielo segnalate?
Tutti hanno diritto a una storia!

"I film in 3D non mi piacciono"
"Questo ti piacerà: sarà un'esperienza mistica. Troverai la via. Troverai Pandora"
"Non andrò mai più al cinema con un nerd!"
(2009)
Iniziarono i lavori quando stavo ancora sul seggiolone.
Ora, insieme a mamma e papà, salgo finalmente sulla torre.
(2001)
In passato fu fuoco e distruzione.
Ma ora torna "com'era, dov'era".
Si riaprono le porte.
Si rialza il sipario.
Il Gran Teatro La Fenice risuona di antica musica.
(2003)
Vengo eletto nuovo Segretario Generale delle Nazioni Unite.
(1996)
Apple Goes Public.
(1980)
Notti in bianco. Litri di caffé. Trattative e compromessi.
Redigiamo il Protocollo di Kyoto.
(1997)
Tempo fa vi parlai di Camilla e del suo Wor(l)ds. Un progetto sviluppatosi tra la fine di settembre e la fine di novembre.
La blogger milanese ha proposto ogni settimana Kit ricchi di materiali, spunti e suggestioni. Kit da cui partire e lasciarsi ispirare per produrre componimenti di qualsiasi forma o genere. Racconti che, però, non superassero i 900 caratteri. Tanti o tantissimi. Pochi o pochissimi. Comunque sufficienti per narrare una storia e delineare un mondo.

Ci sono stati 10 kit e 10 Pidieffoni (qua potete trovare l'ultimo) in cui Camilla ha raccolto tutto il materiale che le è pervenuto.

Io, facendo lo slalom tra impegni e scadenze, sono riuscita a produrre un solo componimento, in occasione del quinto Kit. In quel caso la facciona di John Lennon mi è stata di grande ispirazione e da questa è nato un piccolo racconto.
A voi.

"Il post-it sullo specchio del bagno mi ricorda cosa devo fare oggi. L’ho attaccato io stesso. Ultimamente sono così distratto. È colpa delle voci. Tutte quelle voci nella mia testa. Vorrei solo che la piantassero. Che mi lasciassero in pace per un po’.

Vorrei poter metterle in una cassetta di latta, chiudere il lucchetto, e seppellirle nella terra morbida e scura. Proprio come ho fatto con Pit, il mio criceto. Quando avevo 11 anni.
Era un animale cattivo, Pit. Se l’è meritato.

Prima di andare all’appuntamento infilo quella buffa foto in una tasca.
In realtà non mi serve. Conosco bene la sua faccia, ma voglio essere comunque sicuro. Sicuro di colpire la persona giusta.

E infatti la colpisco. Lo colpisco. Cinque volte.

E le voci, finalmente, tacciono.
Seppellite nella terra morbida e scura. Insieme a John Lennon."
"La scoperta del Ngf (Nerve Growth Factor) all'inizio degli anni '50 è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza, i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell'organismo"
Con questa motivazione consegno il Premio Nobel per la medicina a Rita Levi Montalcini.
(1986)
Dopo il pranzo andammo in visita dalla mamma de L'IncredibileAntonio.
Una signora elegante e gentile in un modo tutto campano e nobile. Un modo sfarzoso ma semplice, raffinato ma accogliente, formale ma caloroso.
Ella ci parlò con uguale amore sia dell'adorabile e talentuoso figlio unico. L'IncredibileAntonio, appunto. Dotato, a quanto pare, oltre che dei superpoteri anche del dono della scrittura e del disegno. Sia della bella e vivace nuora. L'amica mia SuperGra'. Intelligente e piena di passione.
Che dire? A sentire una tale signora decantare in maniera tanto partigiana quanto equilibrata il frutto del proprio ventre e la di lui moglie verrebbe quasi voglia di farsi adottare. Perché i complimenti e l'orgoglio bisogna anche saperli esibire, soprattutto quando non derivano dal cieco amore materno, ma dall'entusiasta consapevolezza che la propria prole è finalmente felice e appagata, come da tempo avrebbe meritato.

Il resto della giornata lo trascorremmo cercando di evitare il mal tempo, che rovesciava secchiate d'acqua appena provavamo a mettere piede fuori casa.
Alla fine ci ritrovammo tutti a cena da Antonio&Gra' che, in coppia, perdono i propri appellativi da supereroi per dare meno nell'occhio e migliorare la fluidità della lettura.
Gli eventi che spiccarono in quelle ore consistettero nello scoprire cosa fosse un rustico, litigare con dei molesti orsetti gommosi, e conoscere Simona.

Ero in terra irpina da poco tempo ma già l'avevo sentito nominare più e più volte:
"Io col rustico ci faccio colazione, sarà un poco pesante ma vuoi mettere la soddisfazione?"
"Io col rustico c'ho salvato il mio matrimonio"
"Io col rustico ci faccio all'ammmore".
E così, quando iniziarono i preparativi della cena, mi precipitai in cucina pronta ad immortalare la preparazione del suddetto rustico, a carpirne tutti i segreti, a scoprirne l'essenza più intima.

Voi lo sapete cos'è un rustico?
Sì? Bene.
No? Ve lo spiego io.

Prendete della pasta sfoglia metteteci dentro quello che trovate nel frigo (mozzarelle, pomodori, zucchine) chiudete e schiaffate tutto in forno. Il rustico non è altro che una torta salata molto rapida, semplice e gustosa.
Ovviamente, echevelodicoafare, questa sana abitudine nonché sfiziosa ricetta è stata importata, con i dovuti onori, fin qui in terra sabauda. E regna felice tra le anguste quattro mura della mia minicucina.

Dopo cena cercammo un po' di sollievo dal caldo umido scappando sul terrazzino.
Lì, noi ospiti inconsapevoli, pestammo cose morbide e appiccicose, ci sedemmo su cose morbide e appiccicose, c'imbrattammo le mani con cose morbide e appiccicose.
"Oddio che schifo!"
"Ma che roba è?"
"Accendi la luce che non capisco"
Orsetti gommosi. Orsetti gommosi in ogni dove. Un'invasione di orsetti gommosi.

Io lo so che le possibilità che la vicina del piano di sopra dei miei amici legga Radio Cole sono molto scarse, ma ritengo mio dovere morale provarci comunque. Scelgo di fare un uso privatistico del mio blog. Ed essendo il suddetto un sito di carattere prettamente personale, l'uso privatistico ci sta eccome!

"Egregia vicina del piano di sopra,
no, non dico a lei, torinese 93enne che mi riempie il balcone di briciole.

Egregia vicina del piano di sopra di Antonio&Gra',
probabilmente ne è all'oscuro ma il suo adorato frugoletto, il suo piccolo principe, il fetente mostriciattolo che le scorrazza per casa, non gradisce affatto le caramelline gommose di cui lei, da madre affettuosa e solerte qual è, lo omaggia.
Il suo figliolo adorato evidentemente detesta gli orsetti gommosi o, forse, semplicemente è un dispettoso e pestifero lillipuziano. Quale che sia il motivo poco importa, fatto sta che l'essere, invece di nutrirsi dei deliziosi dolciumi, li butta a manciate nel balcone sottostante, andando a intessere un fruttuoso appiccicoso nauseabondo tappeto.
Per evitare un inutile spreco di denaro a lei e un esaurimento nervoso all'amica mia, le suggerisco di interrompere immantinente l'acquisto dei beni di dolce consumo e, già che c'è, di provvedere alla soppressione della fastidiosa creatura.

Con immensa simpatia,
Jane Erode Cole"

Infine arrivò Simona. CaricataAPallettoniSimona. Una supereroina che più super non si può. Avete presente quel genere di persona con un milione d'interessi, la mania dell'organizzazione, e la voglia di fare contagiosa? Ecco: lei.

Continua...
Nasco oggi a Palermo.
Sono un'associazione di promozione sociale.
Sono l'Arcigay.
(1980)
"Lo sai che cosa hai fatto?"
"Sì, ho appena sparato a John Lennon"
(1980)
Accetto ufficialmente il diritto d'Israele ad esistere. Sono Arafat.
(1988)
Vinco le elezioni.
Con il 56,2% dei voti vengo eletto sessantunesimo presidente del Venezuela.
(1998)
Com'è cominciata la vostra giornata?
La mia così.

Ho scoperto di aver pagato le mutande verdi di Cota. Ciò mi ha procurato rabbia, disagio e molta nausea.
Ripresami dallo shock, ho deciso di buttare l'immondizia. Ho indossato giubbotto e sciarpona da nonna Abelarda e, non contenta, ho persino tenuto su le pantofole. Così fascinosamente abbigliata mi sono imbattuta nell'unico vicino di casa al di sotto dei 50 anni. Il suo sguardo non ha lasciato adito a dubbi: le mie pantofole l'hanno molto colpito. Quasi come una botta in testa.
Ancora turbata dal significativo incontro ho sbagliato il bidone, gettando l'umido nell'indifferenziata. Quindi mi sono dovuta tuffare di testa nel cassonetto per recuperare il sacchetto malriposto.

Voi sareste corsi subito a rificcarvi sotto il piumone, nevvero?
Io no. E ciò, se permettete, è indice di forte personalità.
O no?
Notte.
La fine di un'interminabile giornata di lavoro.
Vengo investito da olio bollente.
Sono Antonio Schiavone.
Sono Roberto Scola.
Sono Angelo Laurino.
Sono Antonio Santino.
Sono Rocco Marzo.
Sono Rosario Rodinò.
Sono Giuseppe Demasi.
(2007)
Fate parte del folto gruppo di persone cadute vittime d'Instagram?
Siete produttori compulsivi di mille scatti al minuto?
Guardate con invidia e avida curiosità le foto degli altri?
Non preoccupatevi, non è poi così grave, siamo in tanti.

Tra tutti i social quello dedicato alla fotografia è forse il migliore.
Niente stupide frasi fatte, nessun guru della domenica, ma tante immagini da tutto il mondo.
Nel bel mezzo di questa grande offerta capita d'imbattersi in professionisti capaci o, ancora meglio, dilettanti talentuosi.
Tra i numerosi profili che vale la pena seguire, ho scelto di segnalarvi quello di sir__james.


Un torinese che ritrae la sua (e mia) città con l'abilità di pochi altri.
Che sia lo scatto originale di un luogo noto o quello di un angolo sconosciuto, le foto di Massimo meritano più di un'occhiata da parte vostra.


Che conosciate Torino, ci abitiate, o non ci siate mai stati, provate a guardarla attraverso questo obiettivo.


Che siate esperti del settore o semplici curiosi come me, fate anche voi un giro tra i mille aspetti della città di Sir James.

Buona visione e buon viaggio!
Mi autoproclamo
"Empereur de Centrafrique par la volonté du Peuple Centrafricain, uni au sein du parti politique national, le MESAN".
Io, Bokassa I.
Il Cannibale.
(1977)
81 giorni.
4.500 chilometri.
Attraverso l'Oceano Atlantico con una barca a remi. Da sola.
Nessun'altra donna l'ha fatto prima di me.
(1999)
Fui il primo a parlare.
Non mi credettero.
Insufficienza di prove.
Pazzo. Sono pazzo. Sì, sono anche pazzo.
Sono Leonardo Vitale.
Esco dalla messa con mia madre e mi uccidono.
(1984)
Quadri meravigliosi e champagne per tutti.
Partecipo all'inaugurazione del museo d'Orsay.
(1986)
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