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Ciccio mi ha confidato che, anche quando non sono con lui, mi sente vicina.
Non è romantico?
No.

Ciccio entra in casa con le scarpe inzaccherate ed una vocina isterica nella sua testa gli ricorda: "Attento al tappeto, sciagurato!"
Ciccio si scofana una teglia di lasagne e la stessa vocetta lo rimbrotta: "Vergognati: sei a dieta!"
Ciccio schiaccia troppo l'acceleratore e la signorina del Tom Tom acquista improvvisamente un sospetto strascico piemontese: "Ti dispiacerebbe andare un po' più piano? Neeeee"

La cosa più grave non è che il mio fidanzato senta le voci, ma che lui veda in me il suo personale Grillo Parlante.
Il personaggio più saccente, scassaballe ed antisesso della letteratura mondiale.

Son soddisfazioni.
Un pigro sabato pomeriggio.
Un bambino legge ad alta voce mentre il papà, severo ed intransigente, corregge gli errori di pronuncia e sottolinea le incertezze.
La madre si trova in un'altra stanza, in altre faccende affaccendata.

La donna è sovrappensiero quando viene sorpresa dalla voce del marito che, lasciato il figlio ai suoi compiti, fa capolino sulla soglia: "Entro?"
"No"
"Entro e chiudo la porta?"
"Nooooo"
"Ma come no?"
"No!"
"Neanche una sveltina???"

Situazioni del genere si verificano in tutte le famiglie.
Conversazioni di questo tipo avvengono spesso, in particolar modo tra le coppie che si trovano a dover conciliare una sana e soddisfacente vita sessuale con la presenza di figli più o meno piccoli.

La particolarità del momento sopra descritto non sta quindi nel quadretto familiare, banale nella sua normalità, ma nella posizione in cui si trovava chi ve lo ha appena raccontato.
Jane era fuori dalla porta con il ditino ad un millimetro dal campanello.
Scioccata dall'orrore di essere stata brutalmente ed involontariamente catapultata nell'intimità dei suoi vicini acidi e bacchettoni.
E sconquassata dall'assoluta, incontrovertibile, dilaniante, disperata necessità di rotolarsi a terra dal ridere.

(Jane ha tante qualità, ma non il super udito. Sono la porta ed i muri ad avere la consistenza della carta velina)

(Sottotitolo: La sociologa pazza che alberga in Pancrazia) 

Vivere all'estero, anche solo per pochi mesi, ti fa comprendere un paese e la sua gente in maniera molto più profonda di qualsiasi vacanza, guida o documentario. 

Mi avevano presentato Berlino come la città dei single e dei gay. Mi trovai nel regno degli adolescenti che slinguazzano in ogni dove e dei genitori con pargoli al seguito. 

Imparai ben presto che i tedeschi respirano molto bene dal naso e sono affetti da un esibizionismo cronico: non esiste panchina, autobus, tram o metropolitana senza una coppia intenta in una funambolica pomiciata pubblica. E più pubblico c'è, meglio è. Ma ad attirare la mia attenzione furono soprattutto i bambini. 

Fin da piccoli i germanici sono diversi da noi. E fanno paura. 

I bimbi tedeschi sono fatti di gomma. Indistruttibili nel corpo e nello spirito. Li ho visti superare la barriera del suono, pedalando come pazzi sulle loro biciclette. Li ho visti appendersi ai sostegni della metropolitana, dondolandosi come glabri scimpanzé. Li ho visti tentare di spiccare il volo, lanciandosi da ragguardevoli altezze. Ho visto fare tutto ciò sotto l'occhio vigile di genitori dotati dell'autocontrollo di un monaco buddista, che si limitavano ad ammonirli con un pacato: "Così ti fai male". Mentre io trattenevo a stento la madre ansiosa, ossessiva e scassaballe che alberga in ogni donna italiana, e che avrebbe voluto urlare: "OHMARONNAAAA!!!ATTENTO, CHE TI FAI MALEEEE!!!" Puntualmente i piccoli kamikaze si schiantavano a terra e, trattenendo le lacrime, sopportavano a testa alta e senza batter ciglio il sintetico rimbrotto materno: "Te l'avevo detto." 

I bimbi tedeschi hanno lo stomaco foderato d'amianto. Mangiano qualsiasi cosa, a qualsiasi ora, in qualsiasi condizione. Li ho visti con il biberon in una mano ed un wurstel nell'altra. Li ho visti ciucciare avidi l'olio da patatine strafritte. Li ho visti divorare cheesburger con la rapidità di piraña bulimici. Li ho sentiti emettere dolci ruttini degni di un camionista bulgaro. Queste piccole idrovore, alimentate seguendo i dettami di un nutrizionista pazzo, invece di essere ricoverate per una bella lavanda gastrica, crescono grandi e forti. In grado di digerire anche la peperonata alle 6 del mattino. 

I bimbi tedeschi non esistono. Quegli angeli biondi in giro nei parchi o a passeggio nelle loro carrozzine non sono bambini, ma adulti molto molto molto bassi. Io l'ho sospettato per mesi e ne ho avuto la certezza una mattina in metropolitana. Quel giorno mi trovai seduta di fronte a due esemplari dall' età apparente di 6 e 4 anni ed assistetti allibita ad una conversazione degna di due linguisti in erba.
Il Piccolo: "T-i-e-rgarten. Che significa?" 
Il Grande: "È una parola composta: Tier-Garten. Giardino degli animali." 
IP: "Ma allora Zoologischer Garten?" 
IG: "La stessa cosa: giardino degli animali" 
IP: "Ma com'è possibile? Sono due parole diverse." 
IG: "Tiergarten è tedesco, mentre Zoologischer Garten deriva dal greco." 
IP: "Aaaah, capito."
HAo capito? Ma cosa diavolo hai capito? Avrai 4 anni!!!

Non so quando, non so come, ma è ovvio che prima o poi i tedeschi riproveranno a conquistare il mondo e stavolta ci riusciranno.
Paura, eh? 

Continua... 
Prologo, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11

Quel che si dice: aver poche idee, ma chiare.

Adoro Linus: innocente, sensibile e disarmante.


A soli 10 anni imparai come un uomo doveva guardare una donna. Con amore, dolcezza, ma anche rispetto ed ammirazione.
A chi può capitare di camminare tranquillamente per strada e ritrovarsi bagnata dalla testa ai piedi?

A chi può capitare di rimanere vittima dell'inconsapevole attentato di un'attempata signora, distratta sbrigativa ed anche un po' rimbambita?

A chi può capitare di transitare di fronte al portone della suddetta ottuagenaria nel momento in cui costei ha deciso di gettare sul marciapiede l'acqua saponata con cui ha appena lavato i pavimenti?

A chi può capitare se non a me?
Nonostante la batosta, nonostante i piccioni affetti da dissenteria, nonostante la tentazione di concedermi ore di compiaciuta autocommiserazione, io sto cercando di risollevarmi.
Sto cercando di ripartire.
Sto cercando di riappropriarmi della mia vita.

Sono una donna forte e so che supererò anche questo momento, ma tutto ciò sarebbe più facile se il fato non continuasse ad accanirsi contro di me.
Se gli dei non mi spernacchiassero.
Se almeno qualcosina ricominciasse a girare per il verso giusto.

Ed è per questo che oggi, 8 settembre, mi chiedo perché?

Perché non mi è ancora arrivato il catalogo dell'IKEA?

Perchéééééééé??????????????


(Post ispirato, per il secondo anno consecutivo, da Simone)
Giugno 2009.
Jane si era adagiata su una soffice nuvola rosa.
I piedini nudi affondati nella paciosa morbidezza del nembo cumuliforme.
I ricci scompigliati da una brezza leggera.
Un gruppo di fringuelli a cantare per lei dolci melodie.

Ella aveva finalmente raggiunto l'equilibrio tanto a lungo cercato.

Luglio 2009.
Jane si è ritrovata a terra.
Spiaccicata sull'asfalto.
Con la netta sensazione di essere stata investita da un camion, uno schiacciasassi, un carro armato ed infine, per non farsi mancare nulla, un bambino obeso in triciclo.
I fringuelli canterini se la sono svignata, lasciando il posto a disgustosi piccioni incontinenti.

Ella, sotto shock, ha passato un mese a chiedersi: machecazzoèsuccesso?


Settembre 2009.
Jane è ancora stesa a terra.
Ogni tanto le cose vanno meglio.
Ogni tanto peggio.

A cadere rovinosamente ci si mette un attimo, ma è decisamente un'operazione più lunga e faticosa rimettersi in piedi.
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