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Siamo giunti a metà percorso. 

Due mesi fa è partito il mio Laboratorio d’Autore, laboratorio di scrittura via newsletter, che andrà avanti per altri due mesi, fino a fine giugno. Quindi siamo proprio a metà. 

Esercizi, teoria, racconti, incontri, scoperte, grandi idee. I miei allievi si stanno sbizzarrendo tra tesine di parole e immagini, idee per serie tv, ottimi spunti per libri, racconti dal finale a sorpresa, ce n’è davvero per tutti i gusti. 

L’esperimento per ora mi pare proprio che stia funzionando e mi sta rendendo molto orgogliosa. Tanto che, il prossimo settembre, mi piacerebbe ripetere l’esperienza con nuovi allievi. 

Quindi, se l’idea ti piace e vorresti esserne informato a tempo debito, scrivimi il tuo indirizzo e-mail privatamente o a laboratoriodautore@gmail.com. 
Ti contatterò poco prima dell’inizio e, se vorrai, potrai essere tra i nuovi iscritti. 

A presto!

Cosa c'è d'interessante in un uomo che, a un ballo, definisce una donna "appena passabile"?
Nulla, se una critica così non andasse a colpire l'orgogliosa Elizabeth Bennet.

Il senso di colpa non influenza tutti i personaggi allo stesso modo e solo quello che attanaglia Raskolnikov può dar vita a uno dei romanzi più grandi di tutti i tempi. 

E, ancora, è il temperamento di Otello a cadere vittima delle macchinazioni di Iago.


Se Dorothy non mi avesse mai trovato, cosa ne sarebbe stato di me? 

Forse sarei finito così, per sempre in mezzo a un campo, con la testa vuota, senza pensieri e senza obiettivi. 
Forse avrei intrapreso comunque un viaggio, avrei incontrato il Mago di Oz e sarei diventato il suo fedele braccio destro. 
O forse sarei stato il cattivo di una fiaba, avrei dato la caccia a un bambino innocente, terrorizzandolo fino in fondo ai suoi incubi più profondi. 

Se Dorothy non mi avesse mai trovato, avrei avuto comunque diritto a un'altra storia. Tutti ne dovremmo avere una.

Trasforma la tua giornata in un viaggio dell'eroe.

Una mattina come tante ti svegli nel tuo Mondo Ordinario ma poi, alle 9, qualcuno suona alla porta.

Quello è il momento della tua Chiamata all'Avventura: cosa succede? Chi ha suonato? Quale prova ti troverai ad affrontare?

Raccontalo!
L'eroe che ha vissuto, fino a quel momento, pacifico nel suo Mondo Ordinario, riceve la chiamata all'avventura.

Cosa significa?
Significa che il protagonista si trova di fronte un problema, una sfida, un compito, ed è quindi costretto ad abbondare la tranquillità del suo mondo. 

Luke, Guerre Stellari, vede per caso l'ologramma di richiesta d'aiuto della Principessa Leila e si sente moralmente obbligato a partire per salvarla. 

Dorothy si ritrova catapultata nel mondo straordinario di Oz e si mette all'opera per tornare a casa propria.

Cappuccetto Rosso riceve dalla madre il compito di portare un cestino pieno di leccornie alla nonna. La bambina lascia la sicurezza della sua casa e si incammina nel bosco.  

Ci sarebbero altri mille esempi da fare ma mi fermo qui. 
Però ho una domanda per te: nell'ultimo libro che hai letto o nell'ultimo film che hai visto, l'eroe ha ricevuto la chiamata all'avventura?

Una riflessione semplice semplice. 

Bellezza porta bellezza, creatività porta creatività. 

Poche cose mi esaltano come le idee altrui, le opere altrui, gli esempi di creatività degli altri che mi riempiono di gioia e fiducia nell'umanità. 

Se poi queste idee, queste opere d'ingegno, vengono stimolate da una mia idea, un mio stimolo, allora non mi esalto soltanto, ma festeggio, mi inorgoglisco, mi riempio cuore ed ego. 

È questo il caso, ad esempio, dell'opera di una persona che sta partecipando al mio Laboratorio di Scrittura via Newsletter. Io avevo dato un semplice esercizio di scrittura a tempo: un incipit e dieci minuti per scrivere, scrivere, scrivere senza pensare e poi, eventualmente, a tempo finito, correggere, riordinare, dare un senso. 

Lei, perché di una lei si tratta, ha realizzato un flusso di coscienza dal caos controllato, che va dalla filosofia all'arte, quella di Wayne Thiebaud in particolare, con tanto di immagini a illustrarne i concetti. 
Una tesina, in pratica. Che, come le ho già detto, conserverò con cura. 

"Come le linee di Thiebaud, camminiamo uno accanto all’altro per un po’, poi ci scontriamo, ci mescoliamo, ci dimentichiamo il nostro colore, ma andiamo dritto fino a che la tela ce lo permette", scrive.  

La creatività porta creatività. 
Guardatevi intorno, scrivete, disegnate, create, non necessariamente per gli altri ma prima di tutto per voi stessi, quanta gioia ne trarrete!

Oggi inizia una nuova rubrica che andrà avanti fino a quando ne avrò voglia. Perché, in fondo (neanche tanto infondo) il blog è mio è faccio quello che voglio io. 

Comunque, quest'anno ho deciso che, più o meno una volta al mese, prenderò una carta di Dixit e ci scriverò sopra un racconto. O un pensiero, o una poesia, o una microstoria, insomma, qualcosa. 

Per iniziare con molta calma e non farmi prendere dall'ansia di prestazione, recupero una vecchia carta e un vecchio racconto che avevo scritto in occasione del Laboratorio Condiviso di Scrittura.

Come sempre, se va anche a te di scrivere, fatti ispirare e, se vuoi, mandami il tuo racconto da leggere. Ti risponderò con poche righe di feedback. Il mio indirizzo è janecole@live.it.

E ora, ecco il mio racconto:

Pioveva a dirotto quando raggiungemmo il nostro posto preferito: un parcheggio a spina di pesce lungo corso Francia. Se si era abbastanza fortunati da trovare un buco, era la scelta ideale, si stava nascosti in bella vista in una zona sicura. "Eccoci qui" dissi guardandolo dallo specchietto retrovisore. Lui sbadigliò e si stropicciò gli occhi. 
 
Spostatami anch’io sul sedile posteriore, gli slacciai le scarpe e lo aiutai a infilarsi il pigiama, quello in pile che gli avevo comprato per lo scorso natale. "Ormai ti sta corto" dissi con lo sguardo alle sue caviglie nude. 

Poi venne il mio turno di prepararmi: mi tolsi gli stivali e mi rifugiai in un vecchio golfino. Quello marrone. Quello che pungeva. Paolo lo giudicò con il suo broncio bambino ma poi si arrampicò su di me, appoggiando senza esitazione la sua guancia paffuta alla mia spalla ossuta di lana infeltrita. Abbracciati così riuscivo ancora a sentire quell’odore d’infanzia, dolce e pulito, nonostante tutto.

Dietro, con lo schienale tirato giù, c'era posto per tutti e due, e anche per Gino. Il nostro cane di pezza. Ci sdraiammo, avvolti tutti e tre nella coperta, stretti stretti tra due valige e alcune buste. Il lampione illuminava l'abitacolo ma i vetri bagnati ci regalavano l’illusione di uno spazio solo nostro. 

"Hai freddo?" gli chiesi in una carezza. 
"No" rispose con la sua piccola voce. 
"Perfetto, allora dormi, notte tesoro mio" 
"E la storia?" 
"Ma non sei stanco?" 
"No" biascicò col visino stretto tra Gino e me. 
"Va bene" sorrisi nei suoi capelli sottili. "Dove eravamo rimasti?" 
"Carota…" 
"Giusto, Cavalier Carota. Il Cavalier Carota aveva superato il labirinto e, una volta attraversato il corridoio rischiarato solo da alcune fiaccole, era giunto in una stanza. Lì, di fronte a sé, trovò tre porte".

La città attorno a noi si stava addormentando. E Paolo con lei. Solo io ero destinata a rimanere sveglia a lungo, come sempre, cercando la via d’uscita per Cavalier Carota e soprattutto per noi.
Nell'ultimo post ho spiegato cosa s'intende per "Mondo Ordinario" e ora non mi resta che proporre un esercizio di scrittura proprio su questo argomento. 

Hai presente la fiaba di Cappuccetto Rosso? 
Scrivi un paragrafo dedicato al Mondo Ordinario della sua protagonista. 
Racconta cosa fa e dove si trova, prima che la madre la chiami per darle il folle compito di attraversare da sola il bosco con un cestino pieno di leccornie.

Tutto chiaro?

Buona scrittura!

NdA: se hai piacere di avere un feedback da parte mia, manda il tuo racconto a janecole@live.it. 



L'eroe di una storia è destinato a ricevere una chiamata all'avventura, a compiere un viaggio, ad affrontare un cambiamento.
Prima di tutto ciò, però, è necessario raccontarlo all'interno di quello che è il suo Mondo Ordinario, la condizione stabile in cui si muove prima che tutto muti. 

Solo così è possibile rendere evidente il forte contrasto con il Mondo Straordinario nel quale è destinato ad entrare, per evolvere, compiere il suo arco, raggiungere l'obiettivo. 

Prima che Harry Potter riceva la lettera di Hogwarts, lo vediamo avere a che fare con la solitudine, i suoi perfidi zii e il bullismo del cugino. 
Prima che l'avventura di Frodo abbia inizio, vediamo la sua vita serena nella splendida Contea. 
Prima che una tromba d'aria la trasporti ad Oz, vediamo Dorothy nel Kansas. 

Ma, attenzione, il Mondo Ordinario non è necessariamente un luogo fisico, e l'evoluzione dell'eroe non sempre necessita di un cambiamento geografico. Il Mondo Ordinario è la sua realtà, la sua quotidianità. Prima che venga sfidato da Apollo, ad esempio, vediamo Rocky tra le strade di Filadelfia, alle prese con una fallita carriera da pugile e un lavoro da picchiatore per un boss. La sua collocazione geografica non cambia per tutto il film ma la sua realtà sì. 

Ci sarebbero altri mille esempi da fare ma mi fermo qui. 
Però ho una domanda per te: nel libro che stai leggendo o nel film che hai appena visto, è stato descritto il Mondo Ordinario dell'eroe?

"La scrittura non si insegna", un'affermazione un po' forte da fare considerando che da anni conduco laboratori di scrittura. Ma non si tratta di una mia dichiarazione quanto del titolo di un saggio di Vanni Santoni. 

"La scrittura non s'insegna" è convinto Santoni, che a sua volta insegna e ha insegnato scrittura creativa in diverse Scuole. Ma allora si tratta solo di una provocazione? Non proprio, fin dalle prime righe l'autore specifica che, secondo lui, non si può insegnare a scrivere bene ma si può insegnare a diventare uno scrittore. O un narratore, come preferisco dire io. 

Si può insegnare la disciplina, il metodo, la fatica per passare dalla teoria alla pratica, dalla fantasia del genio incompreso a un lavoro vero o, quantomeno, a un manoscritto finito. O, meglio, a più di uno. 

Il titolo "peculiare" attrae l'attenzione ma a mantenerla è il contenuto di questo breve saggio: rapido, divertente, pieno di ottimi consigli. 

Un libro che mi ha lasciata con una gran voglia di leggere, scrivere e perfino aprire una rivista letteraria. Fermatemi, vi prego, prima che lo faccia veramente! 

Una lettura consigliatissima a chi ama la scrittura, ama prenderla molto sul serio ma, magari, è pronto a prendere MENO seriamente il proprio strabordante ego e la necessità disperata di pubblicare come fine ultimo. L'importante è scrivere, scrivere, scrivere. La pubblicazione, nel caso, arriverà. 

"La scrittura non si insegna". 
Vanni Santoni. 
Minimum Fax.
Non sarebbe una domanda tanto strana se a farmela, da circa 15 anni, non fosse mia madre. 

Povera donna, l’è toccata una figlia dall’occupazione in inglese: content specialist, si dice. Poco chiara in lingua albionica ma altrettanto in italica perché, a onor del vero, non è che “specialista di contenuti” sia così esplicativo. E, infatti, a non capire cosa io faccia non è solo la mia genitrice ma spesso anche conoscenti o vecchi amici di ritorno che, di fronte alla mia risposta alla loro domanda di rito "Ma tu che fai nella vita?", o fingono di capire non capendo o non capiscono non fingendo. 

Quindi ho deciso di rispondere qui, per tutti gli interessati e anche per me, così magari la prossima volta che qualcuno me lo chiederà avrò le idee abbastanza chiare per dare una risposta soddisfacente. Si spera.

Allora, io che faccio nella vita? Io scrivo. 
Ma no, non sono una scrittrice. 
E neanche una giornalista perché, pur avendo lavorato per diverse testate, non faccio parte dell’ordine.

Ma comunque scrivo. 
E cosa scrivo? Davvero parecchia roba. 

Ad esempio, girate per siti web, no? Ecco, i testi che trovate potrei averli scritti io. Ovviamente, se i testi sono particolarmente accattivanti e Google vi ha fiondato su quel sito alla velocità della luce, allora quei testi li ho sicuramente scritti io. Perché sono brava, che si sappia! 

Seguite qualcuno sui social, no? Una ditta, un artista, un’associazione culturale? Quei contenuti presenti sui social potrei averli realizzati io. 

O, ancora, qualcuno vi ha regalato un racconto splendido in cui voi siete il protagonista e non avete mai letto una cosa tanto originale e tagliata su misura per voi? Beh, quel racconto potrei averlo scritto proprio io. Se non vi è piaciuto, invece no, io non c’entro niente. 

Oppure, state giocando a un videogioco, uno di quelli pieni di scritte, di spiegazioni, di cose che dovete leggere e seguire, ecco, pure quelle potrei averle scritte io. 

O, questo natale, hanno regalato a vostro figlio un pupazzo in grado di raccontare storie? Ecco, indovinate un po’ chi potrebbe aver contribuito alla scrittura di quelle storie? Appunto. 

Nel passato avete letto articoli dedicati a spettacoli o mostre torinesi? Come sopra. Testi esposti all’interno di mostre? Sempre io. Leggende piemontesi? Ancora io. Avete ascoltato podcast? Sapete che si basano su testi, no? Ecco, quelli, io. 

Per non parlare di romanzi, guide o manuali, firmati da altri. Perché ho fatto anche la ghostwriter. 

Il bello è che ci sarebbe tanto altro da dire riguardo al passato e anche ai progetti futuri. Insomma, conduco laboratori di scrittura, faccio consulenze e sono in procinto di realizzare altre cosine decisamente interessanti ma per ora mi taccio. 

Spero di essere stata già abbastanza chiara, no? 
Ecco, quindi, nel caso incontraste mia madre, sapete cosa rispondere.
... l'osservazione di una serie di principi che governano la narrazione. 

Il viaggio dell'eroe è uno strumento da conoscere a fondo per poi poterlo utilizzare, manipolare o anche ignorare. Perché, per ribellarsi a qualcosa, bisogna conoscerlo.

Il viaggio dell'eroe di Christian Vogler.


Ormai è quasi Natale ed è il momento perfetto per scrivere un racconto a tema. 

Per queste feste, ti regalo 3 spunti. 

Il tuo racconto dovrà: 
1. Essere ambientato durante la notte del 24 Dicembre; 
2. Avere come protagonista: un bambino o una bambina o un animale; 
3. Avere nella trama: qualcosa o qualcuno che viene perduto e ritrovato. 

Tutto chiaro? 

Buona scrittura... e se hai piacere di avere un feedback da parte mia, manda il tuo racconto a janecole@live.it 

Buone feste!

Questa mattina ho rovistato in casa e ho scelto 10 oggetti, un po' a caso un po' mossa dall'ispirazione.

Si tratta di:
1. Un paio di occhiali da sole
2. Un marshmallow
3. Una mela
4. Una piantina di caffè
5. Una cartina di Los Angeles
6. Qualche sterlina con ancora il profilo della fu Regina Elisabetta II
7. Un pennello
8. Un braccialetto
9. Un paio di forbici
10. La Favola di Eros e Psiche

Almeno 4 di questi oggetti, 4 su 10 appunto, dovranno entrare a far parte di un tuo racconto.

Scatena la fantasia, non porti limiti né di genere né di numero battute e, se poi ti va, mandami il tuo testo all'indirizzo janecole@live.it, lo leggerò e ti darò volentieri un feedback.

Buona scrittura!


Hai mai scritto una lettera d'amore? 

Hai mai messo per iscritto i tuoi sentimenti? 

No? 
E cosa stai aspettando? 

Scrivi una lettera d'amore ma... 

... scrivila per qualcuno che non ti piace per niente. 

Ispirati a una persona reale, a chi conosci, oppure a un personaggio noto che, però, non hai mai incontrato dal vivo. 
Scegli chi vuoi, anche un politico (la butto lì!), l'importante è che ti ispiri sentimenti tutt'altro che benevoli. 

Buona scrittura! 

NdA: non dimenticare l'ironia.

Il blocco dello scrittore è una condizione in cui una persona creativa, principalmente uno scrittore, non riesce a concludere il proprio lavoro, non riesce più a scrivere, appunto. 

Una condizione che, ovviamente, è sempre esistita ma venne descritta per la prima volta nel 1947 dallo psicanalista austriaco, poi naturalizzato statunitense, Edmund Bergler. 

Il blocco colpisce e ha colpito gli scrittori di tutti i tempi.
Ad esempio, nei diari di Kafka, si trovano diversi riferimenti a questo problema, a questi suoi blocchi periodici. Oppure, in anni decisamente più vicini a noi, John Grisham ha raccontato che, quando ha il blocco dello scrittore, si appende a testa in giù. Pare che l'aumento del flusso sanguigno al cervello lo aiuti... bah!

Il mio preferito, però, è Victor Hugo che riteneva che il blocco fosse dovuto all'eccesso di stimoli esterni e distrazioni. Per questo motivo, quando si sentiva in difficoltà, si spogliava, consegnava tutti i suoi abiti ai domestici e si chiudeva nella sua stanzetta. In questo modo non aveva altro da fare che mettersi seduto a scrivere. Niente distrazioni. Ecco fatto.

Io, che sono un'anima molto più semplice, di solito mi faccio una passeggiata oppure una doccia, l'acqua aiuta molto, è un ottimo conduttore, anche di idee. Altre volte, semplicemente, mi metto seduta e comincio a scrivere, qualsiasi cosa, parto dalla lista della spesa per poi riversare su carta tutto ciò che mi passa per la testa. Non deve avere un senso e la maggior parte delle, infatti, volte non ce l'ha. Ma, in questo incontrollabile flusso di parole e pensieri, prima o poi, viene fuori una frase interessante o un'idea buona da sviluppare. 

Quando anche tu avrai il blocco dello scrittore segui uno di questi esempi: fatti una doccia o spogliati nudo. 
O entrambe le cose.


Scrivi di ciò che conosci. 

Se ambienti il tuo racconto in un luogo che conosci, in un tipo di società che ti è familiare, questo sarà sicuramente più verosimile e più credibile. 

Mi raccomando, non vivere ciò come un limite. Vivilo come uno strumento. 
Uno strumento che hai a disposizione per scrivere bene è, appunto, quello di raccontare un ambiente che conosci. 

Se, per esempio, tu hai sempre vissuto a Milano e a New York ci sei stato solo un paio di volte in vacanza, perché mai dovresti ambientare il tuo racconto lì? Perché ritieni che sia una località più accattivante, più esotica, ti dia maggior possibilità di vendere la tua scrittura all'estero? Mi spiace ma non è così. La New York di cui scriveresti tu non esiste, se non nei film e nelle serie tv di cui ti sei abbondantemente nutrito negli anni. Racconteresti una città finta, piena di cliché, poco credibile, destinata ad affossare la migliore delle trame. 

Quindi, a meno che, per una motivazione che mi è sconosciuta, tu ritenga che quella storia specifica debba essere ambientata a New York, scegli un altro luogo, uno che conosci. Che conosci bene. 

Se invece quella storia, per la suddetta motivazione sconosciuta, deve essere assolutamente ambientata nella Grande Mela o in qualche altro luogo che conosci poco, allora documentati, documentati e ancora documentati. Lavora come un matto, fatica oltremodo. Solo così potrai ottenere un risultato apprezzabile. 

Ma, attenzione, "scrivi di ciò che conosci" è un concetto più ampio, che non riguarda solo i luoghi e le società, riguarda per esempio anche l'età e le epoche. 
Hai 50 anni e magari non hai figli? Se decidi di scrivere un racconto i cui protagonisti siano dei ragazzini, è bene che questi vivano negli anni in cui tu stesso sei stato un ragazzino. 
Solo così saprai come farli parlare e muovere in maniera credibile e coerente, perché te lo ricordi. 

Buona scrittura!
Un racconto nasce dalla testa dell'autore ma poi vive mille vite grazie ai lettori, alla loro immaginazione, alla sensibilità e alle personali esperienze pregresse. 

Un viaggio affascinante, fatto di mille percorsi diversi.
I ricordi d'infanzia sono una tra le più fertili fonti d'ispirazione. Quindi, per l'esercizio di oggi, l'ultimo prima della breve pausa estiva, ho pensato proprio di procacciare stimolo e idee dall'enorme tesoro dei nostri ricordi di bambini. 

La partenza per le vacanze, in particolare, è un'esperienza carica di emozioni che lascia tracce indelebili nel nostro io adulto. 
Si prepara una valigia, si mette a posto l'auto e immancabilmente tornano alla mente spicchi estivi della nostra infanzia. Come quella volta che, ancora in pigiama, siamo stati caricati in macchina per andare al mare, "Perché di notte fa più fresco e si guida meglio" ci ha spiegato la mamma mentre riempiva la borsa frigo. Oppure tutte le volte che andavamo a passare le vacanze dai nonni, due mesi di piedi nudi, bimbi di paese e totale assenza delle rigide regole genitoriali. O ancora la prima volta che, zaino in spalla, abbiamo provato l'avventura del campeggio con gli scout.

Ognuno ha i ricordi a sé più cari. 

Per questo esercizio io ti chiedo di sceglierne uno e utilizzarlo come ispirazione per scrivere un racconto. Un racconto, il cui protagonista deve essere un bambino, o una bambina, che sta partendo per le vacanze.

Buona scrittura e buone vacanze!




Ci sono diversi manuali di scrittura là fuori. 
E un’innumerevole quantità di autobiografie. 
Ma Stephen King, il grande Stephen King, ha pensato di risparmiare tempo e fatica e di scrivere un libro che raccogliesse entrambe queste tipologie di letteratura: un bio-manuale, lo chiamo io, un’”autobiografia di un mestiere” l’ha chiamata la casa editrice Pickwick. 

“On writing”, questo il titolo dell’opera di King, è un libro dove l’autore americano dà ottimi suggerimenti di scrittura accompagnati dalla sua personale esperienza con quest’ultima. Aneddoti che vanno dall’infanzia alla scuola, passando per il successo di Carrie, alla dipendenza da alcol e droga fino all’incidente che quasi l’uccise. 

Stephen King ha sempre amato parlare di se stesso, rilasciare interviste con storie incredibili, brandelli di verità tra l’autobiografico al fantasy, nella costruzione perfetta della visione dell’autore americano, con gli occhiali spessi, la madre single con i mille lavori e la provincia a stelle e strisce a fare da sfondo. 

Che tutto ciò che racconta King sia vero o meno, poco importa, lui lo racconta da Dio, come sa fare. E a questi aneddoti si aggiungono, intrecciano, accompagnano, consigli per il mestiere di scrivere. Semplici ma efficaci, utili, preziosi. 

A tutto ciò, l’edizione italiana aggiunge l’ottima prefazione di Loredana Lipperini, che trasmette tutta la sua passione per l’autore e l’argomento. 

Se ti piace scrivere ti consiglio questo libro. Se ti piace Stephen King ti consiglio questo libro. Onestamente te lo consiglierei a prescindere ma lungi da me essere molesta.


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