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Scrivere di chi sa scrivere mi mette sempre un poco d'ansia.
E' forte la tentazione di glissare causa inadeguatezza, ma su questo blog ho sempre condiviso il bello che ho incontrato, e non intendo smettere.

Domenica scorsa ho assistito alla prima estiva de "Il Grande Fresco".
Uno spettacolo, un gruppo, un trio, fatto di poesia e musica. Un contenitore di parole e note. Un concerto reading. Un piccolo capolavoro di Guido Catalano, Federico Sirianni e Matteo Negrin. Un poeta, un cantautore e un musicista.

Bravi.
Tutti e tre. In maniera diversa ma complementare.
Era da tanto che non godevo di uno spettacolo così bello. Uno spettacolo dove c'è tutto: talento, lavoro, originalità, ironia.

Una di quelle sere in cui torno a casa felice, con la voglia di parlarne sul blog, ma anche la consapevolezza di non esserne all'altezza. Forse.

E allora meno parole ma più utili informazioni.
Questi sono i link: curiosate tra le pagine, scorrete le date, scegliete se andare a vederli come singoli o come gruppo, a Torino e non. Ne varrà, comunque, sempre, la pena.
Guido Catalano, Federico Sirianni, Matteo Negrin, Il Grande Fresco.



Io ho mangiato un hamburger buonissimo. Di corsa, con le mani gelate e la Gran Madre che occhieggiava invidiosa. Sono scesa ai Murazzi ed entrata al Magazzino sul Po. Ho assistito a una serata di CaleidoScoppio. Ne ho scritto fitto fitto su un'agenda.
E poi, alla fine, sono salita sul palco e ho letto la mia Cronaca davanti a tutti. Un microfono e due djembe a farmi compagnia.

Vi siete persi quest'esperimento di instant blogging? Non c'è problema. Ecco a voi il testo originale, rigorosamente NON riveduto e NON corretto.

Buonasera, vi spiego com'è andata, perché mi trovo qui.
Ho ricevuto l'invito su Facebook, l'idea della serata mi è piaciuta, e quindi ho condiviso, ho "piacciato", ho cliccato "parteciperò". Ho fatto tutte quelle cose che si fanno in questi momenti. Sono stata leggera e inconsapevole.
Poi, una settimana fa, Esther mi ha contattata.
"Allora che fai? Sali sul palco?"
"Eh? No, sul palco no! Io detesto parlare in pubblico"
Voi non potete capire, mi viene l'ansia, le palpitazioni, la voce da gallina isterica. Faccio cose patetiche, tipo mettermi una minigonna inguinale per distrarre il pubblico con lo stacco di coscia. Perdo l'etica e la morale.
"Sul palco no, non esiste!" dico.
"Dai! Ti esibisci alla fine. Fai la cronaca della serata: instant blogging"
"Instant che? No, guarda, ci penso, eh..."
Ci ho pensato. Ed eccomi qui. Voce isterica e patetico stacco di coscia compresi.
Eccomi qui a fare la cronaca della serata. La mia cronaca. Della mia serata. Dal mio esclusivo punto di vista. 
Arrivo alle 20-20:30 e mi ritrovo subito meravigliosamente a disagio. La gente prova, suona, qua è pieno di artisti. Io sono una blogger. Una che scrive su internet. Una poveraccia. Farò una figura pessima.
Quindi, per sopravvivere, decido di entrare nel mood "vabbè tanto non mi conosce nessuno". Esattamente cinque secondi dopo entra Noemi Cuffia. Lei è blogger ma anche una scrittrice coi controcazzi. Ah, dimenticavo, lei mi conosce. Ecco. Ciao Noemi! 
La serata comincia: si festeggia il primo compleanno del CaleidoScoppio, un "mix di arti diverse", come dicono i presentatori. Pittura, video, musica, fotografia, cabaret. Tutto assieme.
Parte  l'appello. Chiamano Sciencol. Nessuno alza la mano. Chi è? Dov'è? Assente? Ah no, sono io: J-a-n-e C-o-l-e. Le soddisfazioni cominciano a mazzi!
 
Finalmente si parte. Con Na Na, la zia di CaleidoScoppio. Una gran testa di capelli che già, solo per questo, si guadagna tutta la mia sfacciata simpatia. Lei fa gli auguri, gli auguri "al contrario".
Poi si canta e si suona. L'atmosfera è rilassata. Mi tranquillizzo. Un po', non troppo. 
Intanto, in giro per il locale, si disegna, vignetta e graffita. 
Sul palco si sonetta e filosofeggia. Ci si rilassa: "non bisogna essere i migliori".
Il poeta-filosofo poeteggia ed è bravo, bravo assai.
Finisce lui, si passa a uova e galline, e poi si torna alla musica. Giovanissima e con una gran voce.
Il tempo passa, arriva l'"amico palazzo" e capelli di bacca. Arrivano fantastici microracconti. La follia delle parole e dell'immaginazione. Il potere del 'tutto è possibile'. Ecco, questo è proprio l'ambiente mio: la scrittura e la follia. Quasi quasi mi commuovo e, invece no, rido, rido tanto.
Smetto di ridere e arrivano due ragazze che lo stacco di coscia ce l'hanno sul serio. Musica d'altri tempi e danza d'altri luoghi. 
Intanto, in giro per il locale, c'è chi chiacchiera, chi si conosce, chi prova a dipingere e chi lo fa sul serio, ma con le spezie. 
Sul palco si litiga con l'amplificatore, si combatte e poi si vince. Ed è musica ed è poesia. Con o senza titolo. Non importa.
Poi è poesia ed è musica.
Si passa da Frank Sinatra in gonnella a Massimo Pica e il cinema. Secondo lui. Secondo lui e il suo amico esperto di film iraniani, pecore e pastorelli.
Dopo è il turno della padrona di casa, Esther Nevola, e delle sue parole e delle sue emozioni. Che sono sue e di tutti.
Ed ancora musica e immagini.
Papere, cacciatori e momenti di commovente comicità.
Musica, Fabio Bosco, Baudelaire e djembe: l'accostamento che non ti aspetti. 
Intanto, in giro per il locale, c'è chi mangia una pizza e chi scrive una cronaca. Io.

Ode a te,
vecchina che abiti proprio sopra di me.

Le tue novantaquattro primavere porti splendidamente,
non fosse per quella tua ottusa mente.
Tale limitazione, io me ne avvedo,
non dipende dal tempo andato, ma fa parte del tuo umano corredo.


Ode a te,
rimbambita che abiti proprio sopra di me.

Un tempo ti lamentavi dell'afro odor emanato dai quei due rumeni:
"puzza di pulito" la chiamavi. Una totale insensatezza, ne convieni?
Oggi cucini aglio come se non ci fosse un domani: "che t'andasse di traverso"
dico, chiudendo porte finestre pertugi, e verso.


Ode a te,
stracciamaroni che abiti proprio sopra di me.

Ce l'hai sempre avuta anche con i giovinastri extracomunitari
che abitavano al piano pari.
A sentire il tuo dire accusatore,
costoro passavano le giornate ad andare su e giù in ascensore.


Ode a te,
vecchiaccia che abiti proprio sopra di me.

In passato ti lamentasti ogni giorno della molesta presenza dei miei predecessori,
Fu per questo motivo che gioisti alquanto quando vedesti i miei traslocatori.
Prima ti crucciavi di viver sopra due indegni stranieri,
ora festeggi per la mia presenza, come mi spiegasti non più tardi di ieri.


Ode a te,
che abiti proprio sopra di me.
Le tue novantaquattro primavere ti proteggono da qualsiasi mia lamentela,
ma almeno lascia che ti dedichi questa mia d'insulti sequela.
Ieri bevevo birra e mangiavo pollo fritto in un quartiere rinato di Torino, in un locale bellissimo di Torino, in una di quelle sere che dico "sembra proprio di stare a Berlino!" che, come ben saprete, per me rimane la pietra di paragone assoluta.

Ieri, dicevo, bevevo e mangiavo quando un ragazzo e una ragazza hanno attirato la mia attenzione. Hanno attirato l'attenzione di tutti.
Giovani, belli ed eleganti hanno esposto una sagace presentazione in rima e un'interessante proposta: "scegliete una poesia dal nostro menù!"

Un vero menù, con tanto di prezzi e vasto assortimento di piatti. Da Prévert a Rodari, da D'Annunzio a Carducci, da Leopardi a Trilussa.
Una decisione, un cenno della mano, un sorriso, e una poesia recitata calda calda direttamente al tavolo. Con tintinnio finale di monete "al vostro buon cuore".

Mi conoscete. Non ho resistito. Ho subito sventolato il mio menù per attirare l'attenzione e mi sono goduta "Scrivere il curriculum" della Szymborska.

Cos’è necessario?
E’ necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.

A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.

E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e ricordi incerti in date fisse.

Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.

Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.

Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.

Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.

Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto.
E’ la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.

Bella la poesia che non conoscevo, ma ho scelto ad occhi chiusi tale la mia fiducia nello smisurato talento della compianta poetessa polacca.
Bello il modo in cui è stata recitata: con passione, talento e mestiere.

I Mangiatòri sono un gruppo di attori diplomati presso il Teatro Stabile di Torino. Recitano poesie e girano l'Italia. Ieri erano a San Salvario, domani chissà.
Questa è la loro pagina facebook.
Seguiteli e inseguiteli, anche voi potreste godere presto di un breve momento d'arte al modico prezzo del "vostro buon cuore".

E Torino continua a stupirmi. Nella Rete e anche fuori.
Quasi un anno fa veniva organizzato il #Twitscript n°1.
In quell'occasione, a partire da una poesia dell'indimenticata e indimenticabile Wislawa Szymborska, era stato prodotto un video in cui si dava letteralmente voce agli utenti di Twitter e ai loro pensieri.

Ora è finalmente giunto il momento del #Twitscript n°2.
Per questo secondo progetto cambia l'argomento e la poesia d'ispirazione, ma il meccanismo è sempre lo stesso: bisogna scrivere un tweet, leggerlo ad alta voce, registrarsi e inviare il file ai responsabili.
Silvia Storelli, con la collaborazione dell’equipe di lebagatelle.net, ne farà un video con diversi nomi, identità, respiri e riflessioni.

La poesia scelta quest'anno è un piccolo capolavoro d'umorismo, frutto di quella mente geniale nonché penna felice, di Stefano Benni.

Io ti amo

Io ti amo
e se non ti basta
ruberò le stelle al cielo
per farne ghirlanda
e il cielo vuoto
non si lamenterà di ciò che ha perso
che la tua bellezza sola
riempirà l’universo
Io ti amo
e se non ti basta
vuoterò il mare
e tutte le perle verrò a portare
davanti a te
e il mare non piangerà
di questo sgarbo
che onde a mille, e sirene
non hanno l’incanto
di un solo tuo sguardo
Io ti amo
e se non ti basta
solleverò i vulcani
e il loro fuoco metterò
nelle tue mani, e sarà ghiaccio
per il bruciare delle mie passioni
Io ti amo
e se non ti basta
anche le nuvole catturerò
e te le porterò domate
e su te piover dovranno
quando d’estate
per il caldo non dormi
E se non ti basta
perché il tempo si fermi
fermerò i pianeti in volo
e se non ti basta
vaffanculo.
(da: “Ballate” Feltrinelli, 1991)
Il tweet con cui partecipare deve nascere dal completamento di questa frase:
“Io ti amo e se non ti basta . . . . . . . . . . . .  se non ti basta vaffanculo ”

Vi sentite ispirati? Allora vi consiglio di fare un salto sulla pagina ufficiale dell'iniziativa, Le Bagatelle, per leggere per bene il regolamento (che io credo di averlo spiegato una schifezza!) e darvi subito da fare.

Non c'è tempo da perdere: l'invio del file audio deve avvenire entro il 1° febbraio. Presto che è tardi!

N.d.A: nel caso vi stiate chiedendo se parteciperò anch'io, onestamente non lo so. A parte il fatto che la mia vocetta da gallina strozzata mi è fonte d'indicibile imbarazzo, per ora non mi è venuto in mente proprio nulla per completare il tweet.
A me sembra già perfetto così: "Io ti amo e se non ti basta, e se non ti basta vaffanculo"
Ehi organizzatori, dico a voi, va bene? E' valido?

Io sono andata ad una gara di poesia orale, altrimenti detta poetry slam.

No, non che io abbia partecipato alla competizione. Ci mancherebbe altro!
A parte il fatto che non scrivo poesie ma poi, anche se facessero una gara di racconti, non credo che ce la farei a leggerli in pubblico. E non solo per timidezza ma proprio per manifesta incapacità.
L'agitazione peggiorerebbe, infatti, i miei già evidenti difetti di pronuncia. Lo confesso: parlo con la lingua in mezzo ai denti, e vanto una "s" particolarmente sibilante. Non che io sia Jovanotti, ma poco ci manca.

Ma torniamo al punto. Sono andata a vedere questo poetry slam perché mi ha invitata un mio amico blogger, un mio vecchio compagno di rete con cui già ci leggevamo reciprocamente ancora prima che voi nasceste. Il suo posto nella mia blogroll è storico ed inossidabile.
Ebbene sì, sto parlando di Daniele il Rockpoeta!

"Partecipo ad un torneo a Torino, vieni a vedermi?", mi ha scritto il poeta genovese.
Ed io non me lo sono fatto dire o scrivere due volte.

Ovviamente, mentre mi recavo all'appuntamento, sono stata colta dalle mie solite mille ansie da timida: "No, io mi vergogno, di che gli parlo?"
Ma una volta giunta al locale, come mi accade quasi sempre, la Dea dell'Incontinenza verbale mi ha posseduta. Da quel momento ho rintronato di chiacchiere il povero Daniele, e non solo.

Assistere al poetry slam è stato davvero fantastico.
Il livello dei partecipanti era molto alto. E la passione, che si respirava nel locale, inebriante.

Ho trascorso una serata in mezzo al talento e la creatività. Ho letto negli occhi di chi mi circondava la gioia di fare ciò che più si ama. Mi sono arricchita grazie al piacere dello scambio.

Anzi, sapete cosa vi dico? Nel caso facessero mai una gara del genere anche per la prosa mi ci butterei a pesce: al diavolo la lingua in mezzo ai denti e la "s" sibilante!

Questo torneo girerà per tutta Italia ancora per (almeno) un mese. Quindi, se volete partecipare come spettatori o come concorrenti, vi consiglio di dare un'occhiata al sito dell'Associazione Culturale Via De Poeti.
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