Un altro dei miei racconti pubblicati sul quotidiano online
TorinOggi.
Racconti in cui eventi davvero avvenuti nella mia città si michiano con la leggenda popolare e la mia fantasia.
Buona lettura...
La sera, l'aria di aprile, era ancora freddina e Maria aveva avvolto la figlia che teneva in braccio in uno spesso scialle. Giovanni, che le camminava accanto, stringeva la mano del loro primogenito di 5 anni appena compiuti.
"Dove andiamo papà?" chiese il piccolo.
"Al circo"
"E chi è Circo?"
"Uno spettacolo da restare a bocca aperta!"
"Davvero????"
"Si sì"
E il bimbo sorrise con gli occhi pieni di curiosità e i piedini che macinavano veloci sullo sterrato.
Intanto, mentre il tendone si riempiva di curiosi per il grande evento, i cavalli battevano gli zoccoli nervosi sul terreno e gli artisti si preparavano nei carri.
William s'impomatava i baffi e, con alcune forcine, fermava saldamente il suo bel cappello.
"Tatanka, are you ready, sei pronto?"
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Lampioni innamorati (foto di Vallesilvia17) |
In occasione di San Valentino (sì, qualche giorno fa) per la mia rubrica su
TorinOggi (
Storie sotto la Mole) ho scritto un racconto dedicato a un coppia torinese.
Una coppia come tante, potrebbero essere i nostri genitori o anche i nostri nonni, che hanno percorso la vita e la città tenendosi per mano e facendo delle gran passeggiate.
Buona lettura!
Luisa e Marco s'incontrarono per la prima volta a scuola. La scuola elementare Federico Sclopis in via del Carmine 27. Non erano nella stessa classe perché allora maschi e femmine stavano ancora divisi.
Lei aveva solo sette anni quando una compagna dispettosa le strappò il nastro dai capelli. Lui ne aveva 9 e, per non farla tornare a casa in lacrime, rincorse la ladruncola per tutta piazza Statuto e alla fine recuperò il mal tolto. Luisa lo ringraziò disegnando un fiore sulla polvere della strada.
Quando la scuola venne bombardata, entrambi dovettero interrompere gli studi. Marco li riprese poco dopo. Luisa, invece, rimase a casa rassettare e cucire con la madre.
Marco amava la geografia. "Quando ci sposiamo ti porto a Parigi" le disse quando andarono per la prima volta a passeggiare al parco del Valentino.
Il 13 gennaio del 1985 l'Italia fu coperta dalla neve. A Torino non si registrarono dei veri e proprio record ma, noi bambini sabaudi dell'epoca, quella nevicata ce la ricordiamo ancora. Ed, io, per festeggiare l'anniversario ne ho scritto un racconto su
TorinOggi.
Buona lettura!
Erano finite da poco le vacanze natalizie, il presepe era stato smontato e messo al sicuro in cantina, mentre un rametto di vischio restava ancora appeso al lampadario dell'ingresso.
Io ero appena tornato da scuola e, dopo aver mangiato di corsa, mi ero precipitato in cameretta a giocare con uno dei doni che Gesù Bambino mi aveva lasciato quell'anno, una macchinina telecomandata che era una vera bomba!
"Vai a fare i compiti!" mi aveva inseguito mia madre, entrando in camera con le mani sui fianchi e l'aspetto minaccioso. Solo a quel punto avevo alzato lo sguardo e l'avevo visto, l'avevamo visto entrambi. Il cielo si era fatto bianco. Io lasciai perdere la macchinina e appiccicai la faccia al vetro della finestra. Mamma mi fu subito accanto, “È arrivata anche qui" la sentii dire.
Questa settimana, per il quotidiano online
TorinOggi, ho trasformato in un breve racconto una voce che gira da sempre tra i portici della mia città: una volta, nei numerosi sotterranei presenti tra i diversi palazzi del potere, un gruppo di alchimisti tentò di generare la pietra filosofale. Andò bene? Probabilmente no.
Buona lettura...
Da anni ormai, un ristretto gruppo di alchimisti si ritrovava nel ventre della città per compiere i propri esperimenti.
Trascinavano su e giù per le scale pesanti tomi, delicati alambicchi ed enormi calderoni, si confrontavano e cercavano di aiutarsi l'uno con l'altro per trovare, al fine, l'agognata soluzione.
Al capo di questa schiera di dotti si trovava Mastro Giovanni Dal Capofino. Un uomo dalla candida barba lunga fino i piedi e la schiena curva. Egli aveva dedicato l'intera vita a un unico scopo, il cui raggiungimento gli pareva ogni giorno più vicino.
"È quasi giunto il momento", diceva ormai con molta frequenza ai suoi colleghi, "ancora poco, anzi pochissimo e saremo al fin in grado di creare la pietra filosofale". "Saremo ricchi", rispondevano entusiasti i più giovani. "Il Regno lo sarà", diceva Giovanni. "Vivremo per sempre". "E il Regno vivrà".

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TorinOggi: Storie sotto La Mole. Racconti ispirati ai millemilioni di leggende ambientate a Torino.
Questa settimana è la volta di quel torinese che trasformò la sua casa in una reggia grazie al gioco del Lotto e a una rondinella.
Buona lettura!
Una porta nuova.
"Il dottor Caramagna, ha vinto al lotto" diceva la dirimpettaia.
La pittura fresca.
"Caramagna ha indovinato i numeri un'altra volta" bisbigliavano le lavandaie con i panni in bilico sulla testa.
Cento e più candele.
"10, 14, 59,67,90... Tutti e cinque i numeri ha preso" raccontava il fornaio con la faccia sporca di farina e l'animo di gran invidia.
Un tappeto arrivato da lontano.
"Cinque volte"
"Cosa?"
"Le ho contate, ha vinto cinque volte dall'inizio dell'anno" sussurrava la perpetua all'orecchio dell'acquaiolo.
Un vaso da Venezia, dei piatti dal Regno dei Borboni, un trumeau dall'altra parte delle Alpi.
"Ormai si è fatto una casa come quella di un conte" borbottava il parroco.
Continua...