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La finale è stata vinta dai Due x Uno Cinque. Trionfalmente.
Bravi, elastici, divertenti, ci hanno raccontato la Divina Commedia e i Promessi Sposi lasciandoci senza parole.
Davide Fontana e Manuele Laghi, gli altri due finalisti, hanno forse patito di più l'ansia da verdetto e sono apparsi entrambi appannati rispetto alle serate eliminatorie. Ma il livello generale delle esibizioni è stato comunque molto alto. E un posto (o più di uno) nel prossimo calendario di OffStage se lo sono guadagnati tutti e tre.

Una menzione speciale va poi agli ospiti: i Bella Domanda.
Vecchia conoscenza della rassegna, diventano ogni giorno più bravi e più belli. Prima o poi la fama li travolgerà, col conseguente afflusso esagerato di denaro. Ed essi, generosi quasi quanto sexi, ci ospiteranno tutti in un mega ranch tra le risaie vercellesi.

In attesa di realizzare il mio sogno da Mangano-mondina, approfitto di questo micropost per salutare e ringraziare, meglio tardi che mai, il triumvirato che dirige, governa, e nutre questo meraviglioso talent: Nathalie, Elena e Francesca.
La prima mi ha accolta in squadra ancora prima di conoscermi.
La seconda è il mio migliore sponsor.
La terza mi ha insegnato il rossetto rosso e il mascara notte.
Grazie e a presto.

(*)Foto di Daniele Robotti.
L'anno scorso entrai per la prima volta a far parte della giuria di Facce da Palco.
Mi bastò afferrare la biro smangiucchiata da giudice, per trasformarmi immediatamente da pucciosa blogger felice a molesta giudicante mai contenta.

I primi che ebbero a che fare con questa mia nuova perfida versione furono, ahiloro,  i  Proprietà Commutativa di cui scrissi così:

"...lo spettacolo s'intitola 3Q-Liberi esperimenti politici. In scena ci sono cuochi e snob. E poi c'è lui. Il cowboy. La voce narrante. Il fil rouge con la sua aria da vecchio west e il suo Johnny Cash. Lui. Completamente avulso dal contesto. Ma non avulso in un modo surreale e immaginifico. Più in un modo 'eh???'
(...)ad esibizione finita chiedo più o meno così: 'Perché c'era un cowboy in scena?'
E mi viene risposto più o meno così: 'Perché mi sono innamorato di questo personaggio e ho deciso di metterlo dentro questo spettacolo'
Ecco. No!
Mai mai mai innamorarsi di un personaggio e metterlo a forza in una storia che non è la sua. Non funziona a teatro come non funziona in letteratura. I personaggi vanno rispettati. I capricci degli artisti: no. Neanche quando gli artisti siamo noi. Bisogna essere spietati con i propri vezzi. Altrimenti potrebbe esserlo qualcun altro. Tipo una blogger qualunque"

Poi così:

"...per la semifinale portano un testo leggermente modificato e, secondo me, migliorato. Ma riportano pure il cowboy.
I due attori, comunque, hanno letto la mia critica e l'hanno presa sul serio. Ora, mi assicurano, nella versione completa dello spettacolo il personaggio del vaccaro ha una sua ragione d'essere. Per la cronaca: loro due sono degli attori davvero capaci, ne sono sempre più convinta, e anche la loro scrittura è di ottimo livello. Insomma, lo posso confessare: la prima volta che li vidi ebbi il sospetto di una supercazzola teatrale. Ora no, la storia ha un suo senso, una sua struttura, ben fatta e convincente. Nonostante il Johnny Cash de noartri"

E infine così:

"...spingono sull'acceleratore, osano. Sfiorano l'eccesso con l'eleganza che li contraddistingue. Sono bravi. Dannatamente bravi. E intelligenti. Cavoli, ormai mi sono quasi affezionata persino al loro inspiegabile cowboy!" 


Il 17 gennaio scorso i Proprietà Commutativa sono tornati in scena per Off Stage. E io, come i peperoni, mi sono riproposta loro in prima fila. Una tassa, Una iattura. Una. 
Con le caviglie educatamente incrociate sotto la sedia e le labbra strette da signorina Rottermeier, mi sono apprestata a giudicare per la quarta volta questo lavoro. E loro?
Loro mi hanno regalato il piacere di uno spettacolo intelligente e fruibile, ben scritto, ottimamente recitato, e parecchio divertente.
Loro mi hanno fatto dono di un progetto cresciuto e migliorato, frutto di uno studio serio e di un approccio critico intelligente,
Loro mi hanno omaggiato della pia illusione di aver contribuito anch'io, col mio punzecchiarli, a questa notevole crescita.

Bravi! Bravi! Bravi!
3Q Liberi Esperimenti Politici è uno spettacolo da vedere.
I Proprietà Commutativa sono due artisti a cui auguro un meritato luminoso futuro.
Valentina e Alessandro sono l'ennesimo esempio che Facce da Palco porta fortuna (questa è in codice, chi non la capisce non si crucci).


Stasera torna in scena al Café des Arts Alessandra Donati, colei che vinse Facce da Palco pari merito proprio con i Proprietà Commutativa. Accorrete numerosi, sono sicura che anche questa volta ne varrà la pena.

NdA: le foto non sono mie ma vigliaccamente sottratte dalla pagina Facebook di Facce da Palco,
Con il teatro si può fare politica? Certo. Con l'arte si può esprimere il proprio impegno sociale? Ovviamente. Da sopra un palco si può veicolare un pensiero? Sì, sì e ancora sì. 
Ma trattare il pubblico come uno scolaretto da indottrinare, come il popolino da imboccare a forza di didascaliche scenette e frasi ad effetto, no, no e ancora no. 
Ed è questo quello che io ho visto domenica sera quando ho assistito ad Animal Machine. E a poco sono valse le ottime prove attoriali di Davide Capostagno e Serena Bavo. 

Per raggiungere il cuore e il cervello di una platea pensante lo sforzo da fare è ben altro. Ridurre la questione animalista e, soprattutto, il problema etico della sperimentazione a un testo tanto moraleggiante fa un pessimo servizio alla causa stessa. 
La proiezione di frasi e statistiche ad effetto alla maniera di facebook, e il riciclo di video vecchi o "acchiappatenerezza" è un espediente da occupazione scolastica.

Non m'importa quale sia il messaggio, non lo devo necessariamente condividere ma lo devo rispettare, e perché ciò avvenga è necessario che io assista a un lavoro onesto che scavi faticosamente in profondità e non razzoli tra la polvere dell'ovvio.

Io ho un nipote. Ha cinque anni. E lo invidio moltissimo.
Non gli invidio i grandi occhi neri, la leggerezza dell'età o l'innato carisma.
No. Gli invidio i nonni.
Io non ne ho più, ormai da molti anni. In realtà la vita è stata generosa con me. Me ne ha regalati addirittura cinque. Non mi sono fatta mancare nulla, ho avuto la nonna bisbetica e quella rudemente accogliente, il nonno protettivo e quello mitologico. Ho avuto perfino il nonno putativo.
Ma ho sempre avuto anche una marea di cugini con cui spartire questo tesoro. Che sia chiaro, i cugini sono un altro bel regalo dell'esistenza a cui non potrei mai rinunciare. Ma a PrincipeV invidio l'amore assoluto e incondizionato di cui gode grazie allo status di piccolo unico nipote.
Lui ama i suoi nonni, che poi sarebbero i miei genitori, e loro amano lui con uno struggente slancio.

Ogni tanto li guardo e mi auguro che lui non li dimentichi mai. Che ricordi quei momenti. Ricordi quel calore. Perché sono doni preziosi che ci si porta dietro anche da grandi. Anche quando si va per i 40, ma i nonni ancora ci mancano.
Io ricordo le confidenze di mia nonna Maria, che mi raccontò di un cuore infranto e una gioventù vanitosa.
Ricordo il carattere da leonessa di nonna Rosa quel giorno che tornai in lacrime dal liceo. Ricordo il suo desiderio di strozzare i professori e la mia sorpresa di saperla sempre al mio fianco, anche quando avevo torto.
Ricordo nonno Francesco che, seppur anziano e malato, era in grado di rammentare perfettamente quanto tempo avessi fatto passare dall'ultima volta che ero andata a fargli visita. Un bonario cazziatone che dava il senso di quanto lui, immerso in una folla di nipoti, ci distinguesse e amasse tutti.
Ricordo i mille colori che, da piccola, davo alla personalità di mio nonno Andrea. Morto giovane, ancora prima che i miei genitori si sposassero, e quindi disponibile ad ogni mia libera e fantasiosa interpretazione.
Ricordo il niente affatto scontato amore di nonno Herbert, la sua generosità, la sua accoglienza, il suo sonno improvviso ed eterno su una panchina, all'ombra dei tigli.

I nonni sono il mio punto debole. Lo confesso.
E così sabato 24, lo spettacolo del duo Popoff mi ha colpita dritta al cuore.
Loro sono una coppia, sul palco e no. Lei è un'attrice che ama cantare. Lui un musicista che ama lei. Gli occhi non tradiscono.
Per la rassegna Palco Oscenico hanno portato uno spettacolo ancora in divenire. Hanno portato un pancione e tante piante. Hanno portato la storia di una bambina che diventa donna. Una bambina accompagnata dal mistero della vita e della nascita, "Sono nata da un fiore, con l'aiuto di un'ape, vestita da un ragno". Accompagnata dall'amore di un nonno che è il più dolce dei fidanzati. Accompagnata dalla rassicurante presenza di una nonna e delle sue rose.

E sabato sono state cornicette, canti, boccioli. E sono stati amori, dolori e percorsi. E sono state tutte queste cose e anche di più. In un testo semplice ma genuino. Capace di evocare balconi assolati, vestaglie fiorate, vecchi telefoni e profumi di casa, di famiglia, di vita.

Il duo Popoff ha tanti progetti, tra cui il più grande vedrà la luce fra pochissimo, ma mi auguro di cuore che questo testo non venga messo da parte, ma arricchito e migliorato come merita. Curato come una pianta. Curato come l'amore. Perché: "Non siamo stati cacciati dal paradiso terrestre. Non ce ne siamo mai andati".

N.d.A.: i virgolettati sono tratti direttamente da "La grammatica dei fiori" del duo Popoff.
E' innegabile, finire un conto alla rovescia a "Meno Uno" è una schifezza d'idea!
Ed è per questo motivo che oggi, in un post unico, pubblico l'epilogo mancante del mio epico doppio calendario dell'avvento pagano.
L'utilizzo del termine "epico" è sarcastico. Lo specifico. Nel caso non si fosse capito.

Il calendario si conclude con un post che racchiude in sé Radio Cole e Humans Torino.
La cronaca di un'intervista e di uno spettacolo.
Una bella esperienza.
Una bella foto.
Tanto contenuto.
Tanto sentimento.

Il post, datato 5 dicembre 2014, cominciava così:
Questa cronaca, che non è una cronaca, parte da più lontano del solito.
Parte da una settimana prima dello spettacolo. Parte da un piovoso sabato mattina in cui il socio ed io siamo andati a San Pietro in Vincoli.

(Continua...)
Amo questa foto.
Mi piace questa storia.
Adoro questi due ragazzi. Amedeo e Pippo.
Conosciuti tramite Facce da Palco, ho avuto il piacere di rincontrarli e intervistarli grazie alla collaborazione tra Humans-Torino e Off Stage.

Basta guardare per un attimo quest'immagine per ritrovare il sorriso.

Il link diretto alla pagina Facebook.
La cronaca del loro spettacolo.
Il più originale. Il più poetico. Il più affascinante.
Una location suggestiva. Una protagonista incredibile. Una storia senza tempo.

Il 28 ottobre 2014 il freddo autunno torinese incontrò la rovente tragedia greca.


Il link diretto alla pagina di Humans-Torino.
E alla mia cronaca dello spettacolo.
Questa cronaca, che non è una cronaca, parte da più lontano del solito.
Parte da una settimana prima dello spettacolo. Parte da un piovoso sabato mattina in cui il socio ed io siamo andati a San Pietro in Vincoli.

La rassegna teatrale Palco Oscenico e la pagina facebook Humans Torino quest'anno hanno stretto un Media Parternship. Detto così fa molto figo, ma anche incredibilmente freddo.
In realtà quest'estate Nat ed Elena, già organizzatrici di Facce da palco, mi hanno chiesto "Vi va, a te e il socio, di fotografare e intervistare i nostri artisti?" "Certo che ci va!"
Molto meno figo ma decisamente più umano.

Così è nata la collaborazione. Collaborazione che ci ha portato ad incontrare persone interessanti in luoghi interessanti. Un gorilla in un bar. Due pazzi ai bordi di una fontana. E un gruppo di attori in una chiesa sconsacrata. E' questo che è San Pietro in Vincoli. Una chiesa sconsacrata all'ingresso di un ex cimitero.

Ecco spiegati, il socio ed io, un plumbeo sabato mattina a parcheggiare, varcare un cancello, attraversare un porticato, passare una porta, scendere delle scale e...
...e perderci.
Ebbene sì, ci siamo persi nei corridoi sotterranei di una chiesa sconsacrata.
Ci siamo persi tra le mille fotografie di una mostra appena allestita. Meravigliosa ma inquietante.
Ci siamo persi con lui che rideva e cercava di farmi paura. Ed io che tentavo dignitosamente di essere disinvolta ma che, tutto sommato, avrei preferito stare da un'altra parte. Meravigliosa (io) ma fifona e impressionabile.

Dopo dieci minuti di giri a vuoto, altre scale e porte serrate, siamo tornati sui nostri passi per ritrovare finalmente la giusta strada.
"Prego, accomodatevi" ci ha detto in un soffio Katia facendoci entrare, mentre gli altri stavano già provando. Gli altri erano gli artisti del LabPerm sull'Arte dell'Attore. Parlavano, cantavano, sussurravano. Ripetevano, correggevano, confrontavano. Tutto questo mentre il socio fotografava ed io cercavo di farmi il più piccola possibile. Per non disturbare, infastidire, rompere la magia. Piccola e mimetizzata con la parete. "Ti vuoi sedere?" mi ha chiesto mille volte Katia. "No, no" ho risposto mille volte io, dritta come un fuso. Un fuso che tratteneva il fiato e sgranava gli occhi. Perché le prove, spesse volte, possono essere più interessanti dello spettacolo stesso. Secondo me non si perde la magia, a differenza di quanto accade a Dorothy quando scopre l'ometto celato dietro la grande maschera di Oz, ma si comprende il meccanismo, l'ideazione, la fatica, la narrazione.

Poi i personaggi sono tornati ad essere persone. Il racconto vita. Ed una caffettiera è stata messa sul fuoco. L'incanto è diventato accoglienza.
Insomma, le prove si sono interrotte per un po' e noi ci siamo messi al lavoro. Il socio ed io abbiamo fotografato ed intervistato. E da quei pochi minuti di chiacchiere è nato questo post.


Uno dei miei preferiti da quando è iniziata l'avventura di Humans Torino. Se volete vederlo per bene, e magari guardare l'intera pagina, e già che ci siete dare un'occhiata alle altre foto, e inoltre metterci anche il like, cliccate qui. Altrimenti che voi siate maledetti! amici come prima.

Una settimana dopo, il 22 novembre, mentre il socio se ne stava in giro come al suo solito, io sono andata a vedere la data dei LabPerm all'interno del calendario di Palco Oscenico. Niente chiesa sconsacrata questa volta, ma l'accogliente e familiare Cafè des Arts. Non lo spettacolo originale per intero, dato che mancava il tempo e soprattutto lo spazio, ma una sintesi il più coerente e vicino possibile al prodotto completo e originale.
Ho visto 45 minuti di rabbia e poesia, musica e canzoni, storie e personaggi. Quarantacinque minuti per rappresentare la società attuale con limiti e storture, ingiustizie e follie. Tre quarti d'ora di talento e passione, comunicazione e arte, lotta e denuncia.

Noi del pubblico eravamo seduti vicini, stretti, periferici per lasciar il maggior spazio  possibile alla rappresentazione. Ed è proprio da quella posizione che, oltre ad osservare gli artisti, ho potuto guardare anche la gente. Il ragazzo perplesso, la donna rapita, la bambina attenta. Ed ho capito. E' questo il bello di un progetto come Palco Oscenico. E' questo il suo senso. Il teatro fuori dai teatri. A disposizione di tutti. Di chi cercherebbe il bello comunque e di chi ha bisogno di essere rincorso. Ogni forma di arte performativa e spettacolo: l'improvvisazione, il cabaret, la sperimentazione. Ad ogni appuntamento uno spicchio diverso di questo mondo. Tutto a disposizione di tutti. In luoghi accessibili e vicini, seppur in alcuni casi non particolarmente adatti. Per l'opportunità di chi rappresenta e di chi gode della rappresentazione.

Palco Oscenico torna a gennaio e io ci sarò. Come sempre. Gioiosa ed orgogliosa.
"Vorremmo che tu partecipassi al video promozionale di Off Stage"
Così è nata quest'esperienza. Con una semplice richiesta, date e orari da concordare, e un ego da diva hollywoodiana da reprimere.

Il primo giorno mi sono presentata all'appuntamento senza avere la più pallida idea di che dovessi fare.
Pomeriggio. Cafè des Arts.
"Dovrai ordinare qualcosa"
"Che cosa?"
"Quello che vuoi, devi fare la finta cliente"
"Quello che voglio? Ma che siete matti? Non fatemi prendere inziative! Che devo dire?"
"Ordina un panino al prosciutto. Ok?"
"Ok"

Prima delle riprese.
"Ti sei truccata Pancrazia?"
"No, non sono molto brava a farlo"
"Perfetto ci pensiamo noi!"

Cinque minuti dopo.
Lunghe ciglia, matita nera, labbra rosso lacca.
"Wow!"
Talmente abituata ad essere così gnocca e così poco incline alla vanità da reagire con un sobrio: "Devo farmi un selfieeeee! Devo assolutamente farmi un selfieeeee! Questo momento va fermato e tramandato! Tutti mi devono vedere! Voglio affogare sommersa dai like!"

Per il secondo giorno mi è stata chiesta una cosa sola: un vestito nero.
E che ci vorrà mai? Ogni donna che si rispetti ha un tubino nero nel proprio armadio. No? No.
Al telefono.
"Ciao sorella mia adorata!"
"Ciao Pancrazia, sorellachenonsifamaisentire, di cosa hai bisogno?"
"Io? Niente! Per chi mi hai presa?!? Credi che ti cerchi solo per mero opportunismo???"
"Scusa, come non detto"
"Ce l'hai un vestito nero da prestarmi?"
"Appunto...per quando ti serve?"
"Oggi pomeriggio. Fra un'ora. Praticamente adesso. Non è un problema, vero?"
"Incontriamoci a metà strada, sorellachesiriducesempreall'ultimomomento"

Secondo appuntamento per le riprese, questa volta al Lab di piazza Vittorio.
Abito, trucco, parrucco.
Effetto finale: Pancrazia in stra-tiro, manco fosse stata invitata a un matrimonio.

"Che devo fare questa volta?"
"Fingi di scrivere a macchina e di guardare il palco. Un po' scrivi e un po' guardi"
"Un po' scrivo e un po' guardo, bene."
"Fai un'espressione interessata"
"Interessata? Quanto interessata?"
"Il giusto"
"Ok non c'è problema. Ce la posso fare."

Ce la potevo fare.
Ce l'ho fatta?
Questo è il risultato finale.


L'avete visto?
Avete notato che non c'è la mia versione dattilografa?
Ebbene sì, ho subito l'onta di essere tagliata dalla versione finale.

Evidentemente non ce l'ho fatta.
Ma l'ho presa benissimo eh, l'ho presa benissimo.

Io vorrei essere una di quelle blogger cool.
Quelle con l'occhiale da sole figo, il capello biondo fluente, e il sorriso che abbaglia.
Lo vorrei tantissimo, ma senza gli occhiali da vista non ci vedo una mazza, ho i capelli scuri e incazzosi, e mi sono persino dimenticata di prenotare la prossima pulizia dei denti e mo' chissà quando trovo posto!

Io vorrei essere una di quelle blogger intellettuali.
Quelle con la frangiona, lo sguardo intelligente, e le frequentazioni di un certo spessore.
Lo vorrei tantissimo, ma con la frangia sembro mia zia Peppina, se m'impegno a fare una faccia intelligente mi trasformo in uno strano mix tra Igor e Jack Nicholson, e amo frequentare cialtroni dagli interessi folli, tali e quali a me!

Io vorrei, lo vorrei tantissimo, ma mi mancano le basi!
Io sono quel tipo di blogger che dovrebbe andare a vedere uno spettacolo che aspetta da un mese e, il giorno prima, si ritrova  a letto con due tonsille grandi come palline da tennis, una gola infiammata tipo il cratere dell'Etna, e la tosse di un vecchio bronchitico che ha 110 anni ma fuma da 120.
In questo incantevole stato, a questo tipo di blogger, non rimane altro che mandare un messaggio "a chat unificate" in cui annuncia la propria imminente dipartita e la susseguente mancata presenza al tanto agognato show.
Poche ore dopo, però, di fronte a un lieve miglioramento, questo tipo di blogger si veste di corsa, prende la metro e arriva appena in tempo per assistere alla doppia serata di Cabaret della rassegna OffStage.

Insomma, non sarò cool, non sarò intellettuale, ma ho una certa sconclusionata imprevedibilità che mi rende affascinante. O almeno mi piace raccontarmela così.

Vado di cronaca? Vado.

Lo spettacolo sta per iniziare. Io arrivo giusto in tempo. Io e i miei millemilioni di fazzoletti di carta.
Nat mi vede e, stupita dalla mia presenza, dice a chiunque sia disposto a darle retta: "C'è Pancrazia! C'è Pancrazia!" Tutti la guardano come una pazza. Ma non importa, lei ed io siamo contente.

Mi siedo.
Si comincia con la prima del video. Quale video? Non dico nulla. Taccio. Vi spiegherò, con dovizia di particolari, lunedì prossimo. Sono sadica? Sì, lo sono.

Dopo il video, dicevo, è la volta del pre show affidato a Gilèt&Salopèt (Qui su Humans). Il duo comico rivelazione della scorsa edizione di Facce da Palco. Amedeo e Pippo. Giovanissimi, talentuosissimi, divertentissimi. Pochi mesi fa ci stupirono tutti, facendoci chiedere cosa sarebbero stati in grado di fare tra un paio di anni con un po' di lavoro ed esperienza in più. Intanto posso dire che, nel giro di una primavera e di un'estate, hanno lavorato sul pezzo forte del loro repertorio. Un surreale litigio tra Moka e Tazzina, una sfida a suon di tradimenti, amori rubati e relazioni bollenti. Bravi! La strada mi sembra quella giusta.

Finito il pre show si passa allo spettacolo principale con i Tracataiz Tracataiz. Un trio milanese che ci fa ridere tutti a suon di sketch, dialoghi assurdi, sponsor discutibili e l'ilare dramma del Maneki Neko. Di che? Il Maneki Neko! Il gatto giapponese porta fortuna. Quello con la zampa alzata. Quello che, a forza di stare così, soffre di "braccite dondolina". Una patologia, una piaga sociale, un dramma che non si può ignorare!
Bravi i Tracataiz Tracataiz. Bravi e coinvolgenti. Basta stare ad ascoltarli per 10 minuti e s'inizia a svalvolare come loro...aiutate il Maneki Neko!

Finisce la serata.
Io e i miei millemilioni di fazzoletti ce ne torniamo a casa.
Ora sto una schifezza e sogno il piumone come pietra tombale di tutte le mie sofferenze. Ma, se proprio bisogna andarsene, meglio farlo ridendo!
A voi piace travestirvi?
A me no.
Già mi faceva schifo il carnevale e ora, da qualche tempo, ci si è messo anche Halloween. Che gioia!

Per fortuna quest'anno non ho dovuto inventarmi elaborate scuse, incredibili impegni precedenti, o panzane fantasmagoriche, per evitare di conciarmi da battona fattucchiera, ma ho potuto rispondere, a chiunque m'invitasse ai party del 31, con un semplice e veritiero: "C'ho da fare, venerdì c'è lo spettacolo di Nat"

Nat è Nathalie Bernardi. Lo spettacolo era l'Edipo Re-quiem. E lo spazio dedicato su Humans all'evento è questo qui.
Avete messo il like a Humans Torino? Non avete ancora messo il like a Humans Torino? Cosa aspettate a mettere il like a Humans Torino?!?! Mettete il like a Humans Torino!

Per questa volta vi risparmio l'introduzione trucco-parrucco-ricerca parcheggio-esaurimento nervoso, ma mi limito a un criptico messaggio in codice: gnocca gioiosa e felicemente posteggiata. Ecco.

Foto di Antonio Sandro Crisà
L'Edipo Re-quiem è una versione riveduta e "scorretta" di due famose tragedie di Sofocle: Edipo Re e Antigone.
Sul palco cinque ottimi interpreti hanno vestito i panni di Antigone, la Sfinge, Edipo, Polinice e Creonte. E hanno dato vita a una storia fatta di dolore, maledizioni, amore non corrisposto, violenza, incesto, pedofilia e sopraffazione.
Dall'antica Grecia ci si è spostati, per l'occasione, in un ospedale psichiatrico. E i protagonisti sono diventati pazienti disturbati, inventori o vittime delle più atroci trame.

Uno spettacolo dai toni cupi che si è sposato perfettamente con la notte dei mostri e delle streghe, delle paure e degli incubi. Una rappresentazione studiata e strutturata proprio in funzione della data che ne ha visto la prima. E, forse per questo motivo, fin troppo splatter e aggressiva.

Un eccesso inutile data l'intensità del testo e la formidabile bravura degli attori in scena. Nathalie Bernardi è stata un Antigone drammatica e seduttiva. Francesca Puopolo una Sfinge carismatica ma schiava. Alessio Rossone un Polinice perverso e appassionato. Claudio Sportelli un Creonte crudele e meschino. E, il giovanissimo Luca Leone, un Edipo convincente che è riuscito a reggere il confronto con attori di talento e grande esperienza.

Un bel lavoro che, però, ha bisogno di essere alleggerito di inutili effetti sorpresa, atti a coinvolgere fino al turbamento il pubblico. Scopo per cui basta, quando c'è, la bravura di chi calca le scene. E in questo caso di bravura ce n'è stata molta. Moltissima.
Questo sabato sera è un sabato sera straordinario.
Prima di tutto, contrariamente ad ogni sabato sera che si rispetti, ha l'ardire di cominciare di pomeriggio. Sfacciato!

Alle 17 mi dipingo le unghie di rosso assassino, domo o almeno ci provo i ricci, infilo tutto il necessario in una borsa di tela, e mi precipito in centro. A fare che? In realtà non ve lo posso dire per ora, lo saprete a tempo debito, sappiate solo che esco di casa conciata come una poveraccia ma che, un'ora dopo, sono mimetizzata da gnocca. Strataccata, intubinata (inserita in un tubino nero), e truccata da figa (scusate il francesismo), che un miracolo così manco dopo una gita a Lourdes.

Alle 19 faccio orgogliosamente parte di uno stuolo di donne, la cui età varia dai 4 mesi ai nonvelodiconeanchesottotortura (ma portati benissimo) anni, che si dirige con passo sicuro verso il Café des Arts, locale dove avrà luogo la seconda data di Palco Oscenico. La rassegna teatrale che va dal cabaret alla musica, dalla sperimentazione all'improvvisazione. Questa sera è il turno dei DettoFatto, compagnia d'improvvisatori teatrali dotati di talento e Gorilla. (Eccoli su Humans Torino)

Le due ore che vanno dalle 19 alle 21 le trascorro bevendo vino rosso, razziando il buffet, chiacchierando e importunando gli artisti che costringo ad immortalarsi in un selfie.  Loro mi accontentano. E, del resto, perché non dovrebbero? Sono belli, quasi tutti, e possono contare tra le proprie fila nientepopodimeno che Delia Dimasi. Ella, oltre ad essere una delle migliori improvvisatrici di Torino, vanta anche il titolo di Regina dei Selfie. Non ho mai, ripeto mai, visto una sua foto in cui sia venuta male. Se tenesse dei corsi al riguardo io li frequenterei. Probabilmente verrei bocciata o sbattuta fuori dalla classe per manifesta incapacità e patologica antifotogenia, ma comunque m'iscriverei colma di fiducia e speranza.

Il gorilla c'è ma non si vede
La platea rimane desolatamente vuota fino a 5 minuti dall'inizio dello show. Poi, com'è nella tradizione dei sabato sera straordinari, i posti vengono occupati e la sala si riempie. Tra chi è seduto e chi resta in piedi non c'è più spazio per nessuno. Lo spettacolo può iniziare.

I DettoFatto presentano Gorilla Theatre TM, un format che si dipana grazie alle indicazioni del pubblico e a quelle degli attori che, uno alla volta, vestono i panni dei registi. 

Lo spettacolo standard prevede un regista, una storia, una votazione popolare, risate, un regista, una storia, una votazione popolare, grasse risate, un regista, una storia, una votazione popolare, grassissime risate, fino all'elezione del vincitore della competizione. Vincitore che avrà l'onore di portarsi a casa un gorilla. Un gorilla vero! O quasi.

La serata nello specifico vanta un primate "opponibile" ed accaldato che sverna in cortile, un DucaConte, due servi anglo-pugliesi, un UomodeiSogni e uno DegliIncubi, una mucca valdostana sedotta e abbandonata, una ragazza iberica appassionata dalle mani irresistibili (ben due, tra l'altro!), una Rossella O'Hara che, se non la si vede, non la si può spiegare. E pure una microdonna di 4 mesi che assiste al tutto composta e pacifica come un monaco buddista. La piccola non fa parte del format ma aggiunge dello stupefacente al sabato sera già straordinario.


I DettoFatto sono degli incredibili intrattenitori. L'ora di spettacolo vola via nel divertimento generale. Il pubblico è entusiasta, gli artisti sono contenti, l'organizzazione è soddisfatta. La blogger, e che ve lo dico a fa'?

Ma ormai si è fatta una certa. La gnocchitudine ha una sua scadenza. I tacchi slanceranno la figura ma dopo un po' anche basta. Lo straordinario deve tornare ordinario.

Buona notte a tutti!
Ci si legge al prossimo imperdibile appuntamento di Palco Oscenico.
A presto!
A seguire la cronaca di un sabato appena trascorso.

Ore 19.00
Punto verso il centro con l'auto. Ho lo stomaco vuoto e sono di corsa.

Ore 19:20
Mi telefona IlSocio. Stasera, oltre che con Radio Cole, siamo in ballo con Humans-Torino.
"Tra dieci minuti arrivo" mi dice.
"Perfetto"
"Sono zoppo"
"Cosa?"
"Agility"
"Ah"

IlSocio ha da poco ripreso a fare agility col proprio cane.
La bestiola va come una scheggia.
L'umano arranca.
Pare che il quadrupede stia meditando di abbandonare il bipede ad un autogrill. Difficile dargli torto.

Ore 19:30
Comincia la ricerca del parcheggio.

Ore 19:35
Si conclude la ricerca del parcheggio.
Lascio la macchina lontano dal locale, ma non tanto lontano come altre volte, ad una distanza quasi dignitosa.
Mi commuovo.

Ore 19:45
Arrivo al Cafè des Arts, in via Principe Amedeo 33/f.
IlSocio è già davanti all'ingresso. La sua auto pure. Lo odio!
Accarezzo l'idea di acciaccargli pure l'altra gamba. Ma mi serve vivo e anche deambulante. Quindi desisto.

Ore 20:00
Incontriamo, abbracciamo, sbaciucchiamo, e intervistiamo Cecilia D'Amico, l'attrice romana vincitrice della scorsa edizione di Facce da Palco, tornata sotto la Mole per aprire in bellezza la stagione di Palco Oscenico.

Io domando, IlSocio fotografa, la comica si dimostra disponibile e con la chiacchiera caricata a pallettoni. Perfetto. Il risultato finale mi piace assai.
Le foto e le parole dell'incontro potete trovarle qui.
(Avete messo il like a Humans Torino? Non avete ancora messo il like a Humans Torino? Cosa aspettate a mettere il like a Humans Torino?!?! Mettete il like a Humans Torino!)

Ore 20:30
Mi avvento sul buffet dell'aperitivo con la voracità di un lupo della steppa siberiana.
Bevo vino rosso, mastico pizzette, ingoio bruschette, spalmo salsine e sgranocchio grissini.
Il barista mi osserva basito e leggermente spaventato.
Io lo ignoro. Ho fame.

Ore 21:20
Occupo, orgogliosa sbruffona e satolla, il posto che mi è stato tenuto da parte dall'organizzazione.


Ore 21:30
Musica introduttiva.
Cecilia sale sul palco.
Comincia lo spettacolo.


Cecilia D'Amico veste i panni di quattro diversi personaggi.
Tre donne e un ragazzo, tutti alle prese con le difficoltà di relazione, amorose o umane che siano. Il tutto fatto con un'ironia travolgente e una notevole presenza scenica.

Impossibile non riconoscersi in una o più delle maschere rappresentate.
Io, personalmente, adoro Mara. Esasperata, disperata, indomabile, travolgente, sarcastica, insicura, pazza, spazientita, speranzosa. UnaDiNoi! Noi a cui gli uomini piacciono ancora. Nonostante le delusioni e l'innegabile convinzione che meriterebbe di essere sterminati. Ma poi, sai che noia!

Un'ora di risate, trasformazioni e video.
Un'ora in cui è riassunto il lavoro di anni.
Un'ora in cui Cecilia ci presenta la sua prima creatura. E, per questo,  la più preziosa.

Questo sabato si è aperta ufficialmente la rassegna di Palco Oscenico.
Era ora!
E adesso?
Adesso la si segue fedelmente e appassionatamente.

Il prossimo appuntamento?
Sabato, 4 ottobre, al Cafè des Arts sarà la volta dei DettoFatto.
Numerosi e rumorosi, i migliori improvvisatori torinesi dotati di Gorilla ci faranno sicuramente ridere.
E noi, probabilmente, faremo ridere loro. In che senso? Venite e lo scoprirete!
Sabato, 13 settembre, 2014

La mattina vado a tagliarmi i capelli.
Il pomeriggio mi preparo secondo il dress code indicato: nero, bianco e rosso. Pantaloni neri, top bianco, smalto e rossetto rossi.
Mi sono scocciata di fare l'intellettuale e ora gioco la carta panterona. Roar.

Arrivo all'appuntamento con l'entusiasmo e l'emozione del primo giorno di scuola. Le mie compagne di avventura mi abbracciano e festeggiano:
"Ammazza che gnocca!"
"Stai benissimo con la tua nuova pettinatura"
"Sì, ma hai il rossetto sui denti"...ecco. A vestire i panni di selvagge feline bisogna esserci portate. Io non lo sono. Miao.

Oggi si tiene la festa d'inaugurazione di OffStage, la stagione teatrale che include al suo interno Facce da Palco.
Gli artisti presentano brevi stralci dei propri spettacoli in una cornice meravigliosa: piazza Vittorio!
Per i non indigeni e pratici agevolo una foto.

http://www.turinphototours.it/
Dalla quale non si capisce una mazza, ma l'immagine è spaziale e quindi ve l'agevolo lo stesso. Perché, anche in questa nuova stagione blogghistica, l'andazzo di "faccio le cose a ca..." mi accompagnerà fedelmente. E ci mancherebbe!

Piazza Vittorio è uno sfondo da favola, ma non è certo l'ideale per un'esibizione all'aperto: c'è confusione, rumore e l'amplificazione alcune volte deficita. Ma gli artisti di OffStage, dotati di notevoli attributi, non mollano, vanno avanti per la loro strada, strappano risate, applausi ed emozioni a mazzi.

Nell'ordine ci sono:

il duo Popoff, che presenta musica e parole, e mi fa sognare un cappellino rosso in precario equilibrio tra i miei ricci.

Seguono gli improvvisatori DettoFatto che, come sempre, scelgono di coinvolgere il pubblico a proprio rischio e pericolo:
"Ci dici il titolo di una favola che ti piace molto?"
"..."
"Una storia per bambini"
"Ah, lo so: Walt Disney!"
"Ma Walt Disney è una persona non una favola"
"..."
"Vabbé lo chiediamo alla tua amica, tu intanto pensaci, eh!"

Poi è la volta del musicista Emanuele Francesconi che, con il suo piano, ci regala una perfetta colonna sonora, e ci promette esibizioni future di note e voce.

Tocca alle Paperelle Scampate che propongono pochi minuti di "Non di sola parola", lo splendido spettacolo fatto di danza, poesia, e immagini di cui già vi parlai mesi fa.

Si buttano nella mischia anche i giovani allievi della scuola Mal dei Fiori Neoarcheoteatro, dimostrando la giusta dose di coraggio e incoscienza.

A chiudere Nathalie, Francesca ed Elena, le tre madri, levatrici e maestre della rassegna che ci raccontano una storia surreale di amore, inganno, legami e mistero tutto femminile.

La serata scivola via mentre io, liberatami di gran parte del rossetto, ciuccio avidamente un mojto. Seduta accanto ad amici e colleghi con cui è sempre un piacere ubriacarsi di chiacchiere.

La rassegna di OffStage prenderà il via il 27 settembre con Cecilia d'Amico, vincitrice della scorsa edizione di Facce da Palco. Voi segnatevi la data ma, non temete, ne riparleremo su questa pagina e su quella di Humans Torino. La parola d'ordine di questo autunno sarà media partnership. Che non mi è chiarissmo cosa significhi, ma fa tanto fine e non impegna.
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