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3 agosto 2018, it's wedding time!

I gruppi di whatsapp si svegliano all'alba.
"Ragazzi, siete già in piedi?"
Meme ad alto contenuto di caffeina.
"Avete fatto colazione?"
Meme glitterato.
"C'è qualcuno?"
Meme ad cazzum.
"Dov'è il ferro da stiro?"
Noi torinesi che occupiamo lo stesso albergo, in pieno stile gita delle superiori, iniziamo a prepararci presto ma, tra il trucco e il parrucco, riusciamo a partire con auto e pulmini solo all'ultimo minuto. Per fortuna anche la sposa, com'è nella migliore tradizione, se la prende comoda e quindi arriva comunque dopo di noi.

Chi prima (M., E. ed io), chi dopo (gli altri), chi molto dopo (C. che finisce di truccarsi in auto e va a farsi l'acconciatura da una parrucchiera accanto alla chiesa, in piena cerimonia) siamo tutti bellissimi.  Dopo la cerimonia è il momento del ricevimento al ristorante, dove siamo pronti a dare il meglio di noi stessi. Seguiamo come soldatini le indicazioni del nazi animatore, che ci dice cosa fare, quando farlo e con quanto entusiasmo. Ma, il poverino, non sa con chi ha a che fare e infatti, a sorpresa (*) tra un piatto e l'altro, parte la canzone "Mundian To Bach Ke" e con questa il nostro flash mob. Noi torinesi scendiamo in campo a dar spettacolo!

Finta sorpresa, aria svagata, su, giù, su, giù, saltello, saltello, gamba, shakera shakera shakera shekera, gira gira gira gira, altra gamba, shakerea shakera shakera shakera, gira dall'altra parte gira gira gira, lato, sedere, lato, sedere, a sinistra, lato, sedere, lato, sedere, preparazione... dea Kali! Aria svagata, tutti a sedere.

Ci siamo allenati per l'occasione, abbiamo fatto le prove a Torino, siamo morti di caldo sculettando in soggiorni roventi ma alla fine il nostro flash mob in stile bhollywood è un successo strepitoso! Lo sposo, noto mollaccione, si commuove per l'impegno dimostrato, come manco i nonni di fronte ai nipotini che recitano la poesia di Natale.
L'indoballetto piace talmente tanto che ce lo fanno rifare quattro volte durante tutta la serata e ogni volta si aggiunge qualcuno, sposa compresa. 

Broadway aspettaci!

Ovviamente non condividerei con voi la documentazione video dell'esibizione neanche sotto tortura  non ci sono video del nostro balletto, peccato...



(*) sorpresa per sposi e altri invitati, non certo per l'organizzazione. Per poterlo fare abbiamo intessuto delle trattative con la wedding planner, che manco all'ONU!

Continua...

Prologo, Prima Parte, Seconda Parte, Terza Parte, Quarta Parte, Quinta Parte
E viene l'ora della partenza per Matera, momento clou della vacanza, motivo centrale della stessa, sede del matrimonio del secolo! 

Gli altri invitati torinesi si mettono in viaggio. C'è chi guida tutta la notte, c'è chi atterra a Bari e poi affitta un pulmino, e poi ci siamo noi, che siamo già nelle Marche e quindi ce la prendiamo comoda. Colazione con marmellatine e uccellini canterini, panini per il pranzo, saluti pigri alla nostra ospite e poi via verso Matera. Tempo stimato di viaggio 4 ore. Ed è, in effetti, il tempo che ci mettiamo, ma che viaggio! 

Da Monteprandone a Canosa tutto bene, tre ore lisce come l'olio, ma poi a Canosa si deve uscire dall'autostrada e in quel momento mi vengono in mente tutte le volte che ho sentito dire "Matera è bellissima ma è mal collegata". Viaggiamo su strade con dossi che rischiano di farti decollare o ribaltare, oppure decollare e poi ribaltare. Buche dove lasciarci uno o più pneumatici. Asfalto così sconnesso che "sconnesso" non basta più, ci vorrebbe un nuovo termine per definirlo, tipo asfaltodimerda. Strade deserte, abbandonate a se stesse, tanto che la vegetazione, che dovrebbe stare solo ai bordi invade la carreggiata, dando al tutto quell'aria beneaugurante da fine del mondo/attacco degli zombi imminente.

Per rassicurarci, e rassicurare, messaggiamo costantemente con una coppia di amici(*). Vengono anche loro al matrimonio, vivono a Bologna, sono partiti in mattinata e si trovano circa 100 km dietro di noi. "Anche voi state uscendo a Canosa?" "Sì, perché?" "Niente, state calmi, andrà tutto bene" "In che senso state calmi?" "Superati i primi 20, 30, 40 minuti, le cose migliorano" "Cosa?" "Ci siete ancora?" "Oh santoiddioooo questo è l'inferno!" 

Alla fine arriviamo tutti a destinazione, noi, quelli che sono partiti di notte, quelli che hanno fatto il viaggio in aereo e pure quelli di Bologna. Giungiamo a Matera. Matera. Pieno, vero, sud. Certificato, geografico, garantito, meraviglioso, italico sud. Dove il bel tempo e il buon cibo non mancano mai! E, infatti, facciamo giusto in tempo a disfare le valigie, che si scatenano gli elementi e comincia a piovere a dirotto.  Perfetto.

Continua...

Prologo, Prima Parte, Seconda Parte, Terza Parte, Quarta Parte

(*): coppia formata da mia cugina e il suo fidanzato. Lo specifico perché la definizione vaga "coppia di amici" potrebbe non essermi mai perdonata.
Era stato un viaggio lungo, da San Pietroburgo fino a Torino. Lui, Aleksandr Michajlovič Beloselskij, sonnecchiava cullato dal dondolio della carrozza. Lei, Barbara Jakovlevna Tatisjtjeva, invece lasciava che gli occhi le si riempissero delle bellezze della nuova città.

Osservando gli edifici dalle linee pulite ed eleganti, lei si ritrovò a pensare a quando lui l’aveva chiesta in sposa. Ormai quasi sei anni prima, si era inginocchiato ai suoi piedi, le aveva baciato le mani candide e le aveva giurato "Ti farò vedere il mondo, uscire da questo palazzo per conoscere mille altri luoghi". Lei si era emozionata a quelle parole. Lui la conosceva. Lui sapeva quanto soffrisse una vita priva di libertà e curiosità, chiusa nella ricca dimora di famiglia con l’unica possibilità di farsi raccontare dagli altri cosa succedesse davvero nel mondo.

Continua su TorinOggi...


Lasciata Ferrara ci dirigiamo verso San Benedetto del Tronto o, meglio, verso il nostro alloggio che si trova a Monteprandone, nella vicina collina. Alloggio scelto in base ad arditi calcoli astronomici, geolocalizzazioni e... insomma, costava meno di quelli sulla costa. 

Per raggiungerlo passiamo in mezzo a campi e boschi, un tornante dopo l'altro, sempre più convinti di avere fatto una scelta pessima e che il braccino corto ci sia stato fatale, in realtà ad esserci fatale è il navigatore che, pur di farci risparmiare mezzo metro ci farebbe passare anche in mezzo alle paludi della tristezza.  E noi, infatti, imparata la lezione, il navigatore lo ignoriamo e spernacchiamo per i due giorni successivi. 

A Monteprandone dormiamo all'interno di una fattoria con gli ulivi, le galline e un cane che ci guarda con malcelato fastidio. La mattina la padrona ci porta le marmellatine fatte in casa, i passerotti intonano per noi dolci melodie, e l'acqua che beviamo è distillato di rugiada mattutina. Perfino il cane, a un certo punto, sembra tollerarci. Io resterei lì per le prossime due settimane, ma non si vive di sole marmellatine, e quindi visitiamo San Benedetto del Tronto di sera e Ascoli di giorno.

Non ci aspettiamo molto da San Benedetto e invece rimaniamo piacevolmente colpiti. Sarà stata sfacciata fortuna ma, nelle due sere che trascorriamo lì, ci imbattiamo in: delizioso mercatino, alcolico e danzereccio festival dei cocktail, esposizione di artisti contemporanei per le strade e cinema gratuito all'aperto. Passeggiando tra i mille locali, dalla tranquillità del mare al centro della movida, scegliamo di volta in volta se goderci la confusione o la calma e, già che ci siamo, ci guardiamo "Frida" con Salma Hayek in un cortile, sotto un pergolato. Come sia di giorno non ne è ho la più pallida idea, ma di sera San Benedetto è una scoperta.

Ascoli? Vogliamo parlare del centro storico di Ascoli? Una delle sorprese più gradite di questa vacanza. Una città da visitare con il naso rivolto all'insù e la consapevolezza che meriterebbe più attenzione. Ad Ascoli i palazzi belli sono talmente tanti che la cartina turistica non li segnala neanche tutti. Ad Ascoli le sue piazze, grandi ma non troppo, e le sue vie, strette e lunghe, paiono volerti proteggere dal mondo di fuori, portarti altrove. Ad Ascoli possiamo provare le vere olive ascolane (ovviamente!) mica quel surrogato surgelato che si mangia altrove, quelle locali che hanno una consistenza, un sapore, una personalità che le altre se li sognano!

Ma di Ascoli mi colpisce soprattutto la gente, che meravigliosa umanità è quella ascolana! Come il ragazzo che, oltre i gelati, vende succhi e centrifughe. M. assetato e assolato ne prende una. Il ragazzo gli prepara un bicchierone enorme e poi ne regala uno più piccolo a me, "Così lo prova anche la ragazza", dice. La ragazza. LA RAGAZZA. Avrà vent'anni e mi chiama la ragazza. Viva Ascoli, viva gli Ascolani!!!

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Prologo, Prima Parte, Seconda Parte, Terza Parte
Sarà per il caldo ma, a spasso per Ferrara,  M. si ferma rapito davanti ad una vetrina e dice solo: "Quasi quasi mi compro un completo per il matrimonio".
"Ci siamo portati dietro due giacche, due pantaloni e due camice, in modo che tu potessi decidere all'ultimo cosa metterti."
"Quindi?"
"Quindi, ora senti il desiderio di comprarti un abito? Ora? Tre giorni prima delle nozze? A Torino non hai fatto neanche mezzo giro per negozi e ora vuoi un abito?"
"Sì, perché? Perché vuoi tarpare il mio desiderio di essere affascinante?"
"Per carità, lungi da me tarpare il tuo charme ma..."
"Ma?"
"Niente, niente", preferisco tacere anche se so che non sarà una decisione indolore.
E così entriamo nel negozio e nel giro di 40 minuti M. si compra giacca, pantaloni, camicia e cintura. Le scarpe no. Solo perché non hanno il suo numero. "E meno male!"commento io.

Ad acquisti conclusi il mio "Ma" prende forma e sostanza, "Ma l'orlo dei pantaloni?" ci chiediamo entrambi. E già, c'è da fare l'orlo dei pantaloni, e no, io non sono una sartina provetta e non vado in giro con ago, filo e macchina da cucire.
Il commesso del negozio ci propone una soluzione, disperata ma efficace, "Biadesivo, lo vendono nella merceria qua accanto", peccato che alla merceria accanto l'abbiano finito e alla merceria un po' più in là ci rispondano "Siamo un negozio d'abbigliamento, ci avete cercato su Google vero? Capita spesso, non sappiamo come cambiare la denominazione, non siamo una merceria". Ecco. Perfetto. Grazie.

Io, che vorrei godermi la giornata in città, propongo a M. di cercare una sarta nella nostra prossima tappa, San Benedetto del Tronto. Lui, invece, si piazza al telefono a interpellare qualsiasi sartoria nel raggio di km.
Io mi faccio i selfie. Lui "Pronto, avrei bisogno dell'orlo ai pantaloni..." "Noi ci occupiamo solo di abiti da donna".
Io litigo col tizio dei bagni pubblici che non ha resto da darmi, e a me 10 euro per una pipì sembrano davvero troppi. Lui "Fate orli express?" "Ma certo, ci mettiamo una settimana".
Io faccio stories su instagram. Lui convince un amico suo ad accompagnarci nell'impresa. Questi, lo stesso che ci ha fatto provare i cappellacci di zucca, ci porta di fronte a una sartoria cinese. "Sei ore", ci dicono. Troppe, dobbiamo raggiungere la prossima tappa entro stasera. Ma poco distante ce n'è un'altra, "Tre ore". È fatta!
Noi ci spiaggiamo a un chioschetto a riprendere fiato e i pantaloni, al fine, sono pronti.

Lui se li prova. Io resto ad aspettarlo in macchina e, dentro di me, sogno che glieli abbiano trasformati in un paio di bermuda, così impara a pensarci all'ultimo minuto!

Continua...

Prologo, Prima Parte, Seconda Parte
Prima di partire, ogni volta che dicevo a qualcuno che sarei andata a Ferrara, ottenevo sempre la medesima risposta: "Uuuuuuuuuu bellaaaaaa Ferrara, ma d'estate si muore di caldo ed è piena di zanzare".

E Ferrara, in effetti, è bella. Davvero una bella città, dalle piazze larghe e le grandi strade, dai vicoli stretti e i marciapiedi puliti. Una città luminosa. Elegante, nobile ma anche con i piedi per terra. Pare poco vanitosa Ferrara. Consapevole ma non sfacciata. Di una bellezza aggraziata, come una ragazza dalle caviglie sottili e il collo nudo, con le ballerine ai piedi candidi e i fiori nel cesto della bicicletta.

E a Ferrara io, in verità, non ho beccato molte zanzare. 
Credo che fossero tutte morte. 
Di caldo. 

Il 31 luglio di quest'anno i telegiornali eleggevano Ferrara quale città più calda d'Italia. Voi dove eravate quando ciò accadeva? Davanti alla tv, con l'aria condizionata? In spiaggia con una cocktail ghiacciato in mano? In montagna a fare trekking con un maglioncino sulle spalle contro gli spifferi? Io ero a Ferrara in giro per le meravigliose grandi strade di Ferrara, in giro per le larghe piazze di Ferrara, in giro per una città che, per essere bella è bella, per carità, ma che non offre un briciolo d'ombra manco a pagarlo!

Voi godevate dell'aria condizionata? Io strisciavo lungo i muri. Voi passeggiavate al fresco? Io boccheggiavo al caldo. Voi andavate avanti a granite siciliane? Io provavo i cappellacci di zucca. Bollenti e calorici cappellacci di zucca al ragù. Non mi guardate con quell'aria accusatoria. Che ci posso fare io se il piatto tipico del luogo non è il ghiacciolo al limone? E, se proprio ve lo devo dire, mi sono già pentita di non aver provato pure la salama da sugo, che se uno deve morire di caldo e calorie che almeno lo faccia per bene, burp!

Continua...

Prologo, Prima Parte
È con una gran quantità di orgoglio e di molesta euforia che vi presento un mio nuovo progetto: Storie sotto la Mole. 
Una nuova rubrica ospitata dal quotidiano online Torino Oggi. Per questo giornale già svolgo il ruolo di redattrice cultura, e infatti ho anche condiviso alcuni articoli su questo blog, ma in questo caso si tratta d'altro. 

Sguazzavo nel mare di Gallipoli, lontana da casa, quando ho avuto l'idea: scrivere racconti dedicati alle storie, vere o leggendarie, che appartengono alla mia sabauda città. Se c'è qualcosa che mi piace fare è scrivere racconti, se c'è un luogo che amo particolarmente è proprio Torino. Quindi ho lanciato la proposta e questa, con mio sommo gaudio, è stata accettata. 

Oggi è il numero 0, l'esordio di questa nuova avventura e, per scaramanzia e buon auspicio, questo racconto è tutto una dolcezza...

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