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La sede è vacante.
Convoco il Conclave.
(2013)
Lo annuncio al mondo: il Kuwait è libero!
(1991)
All'inizio è come la scenografia di un film, con la paura che le pareti cadano a rivelare cavi, lavoranti e luci di scena.
All'inizio è una valigia pronta nell'armadio. Una stanza d'albergo. Un viaggio da cui dover fare ritorno.
All'inizio è il silenzio. Il vuoto. L'odore di nuovo. L'odore di niente.

Una casa non la fanno i mobili, i quadri e le tende. E neanche il colore giusto alle pareti, la progettazione degli spazi o il consolidarsi delle abitudini.
No, una casa la fanno le persone. Quelle che ci abitano ma anche quelle che ci passano. Lasciando tracce, ricordi, momenti.

Una casa la fanno gli ospiti in pigiama e la colazione. Gli amici che urlano i propositi per il nuovo anno dalla finestra della cucina. Le telefonate che durano ore. Il citofono che suona quando non te lo aspetti. I mille piatti sporchi di una cena felice. Il vapore di una doccia appena terminata. Il calore di un letto sfatto. L'odore di vita. L'odore di tutto.


 Se ne va via per sempre.
(2014)


Ho visto una serata di eliminatorie di Catch Imprò.
Ho visto le seminifinali di Catch Imprò.

Però mi sono persa la finale di Catch Imprò.
Shame on me!
Anche perché, ovviamente, voci di corridoio e leggende metropolitane narrano di una sfida epica, indimenticabile, da raccontare ai propri nipoti.
E, ora, io a mio nipote che gli racconto?

Per recuperare tale mancanza, sabato scorso, ho deciso di scapicollarmi a vedere la "serata di gala" di Catch Imprò.

Il programma prevedeva, prima, la sfida tra due squadre eliminate al primo turno, e la conseguente assegnazione del cucchiaio di legno di rugbistica tradizione. E, poi, il combattimento definitivo tra i vincitori del torneo appena conclusosi e una coppia di professionisti.

Con il primo Catch si sono scaldati i motori, ma è con il secondo che è decollato il vero spettacolo.
I vincitori del torneo erano i Preti-à-Porter, coppia di cui dissi già un gran bene in un altro post. Marco ed Ennio non sono solo bravi, ma bravissimi. E Marco, sabato, era insuperabile. Andava di qua, andava di là, diceva questo, diceva quello, e noi del pubblico in devota, goduriosa, quasi sessuale ammirazione.

A confrontarsi con i preti c'erano due improvvisatori di tutto rispetto: Annalisa e Roberto dei  Cirque du Solaio. Lui (protagonista del filmato) l'avevo già visto fare l'arbitro, ed era straordinario. Lei la cronaca in diretta delle semifinali, ed era... e che ve lo dico a fare? Disinvolta, briosa, perfetta.
Ma per quanto l'altra sera siano stati bravi, soprattutto lei, contro i clerici modaioli non c'è stato niente da fare. E questi ultimi, forti anche del voto mio e di Silvana, si sono portati a casa il premio della serata: il doppio shottino, bevuto nel tripudio e la festa generale.

Con questo terzo post si conclude (per ora) la mia incursione nel mondo dell'improvvisazione teatrale.
Da sabato prossimo parte un'altra avventura: il talent Facce da Palco. Seguitemi sul blog e, chi può, anche dal vivo. Primo appuntamento sabato primo marzo ore 21:00 al  Café des Arts, in Via principe Amedeo 33/F a Torino.

Stay tuned e a presto!

(N.d.A. tutti i video dei tornei torinesi di Catch Imprò li potete trovare qui)
And the Grammy goes to buoni propositi e sdolcinato perbenismo.
"There comes a time when we hear a certain call"
 (1986)
Vengo eletto ufficialmente successore di Fidel.
(2008)
Assalto il Congresso dei Deputati e dalla tribuna urlo: "¡Quieto todo el mundo!"
(1981)
Siamo tutti e tre sul divano.
Mamma, papà ed io.
Assistiamo al miracolo. Il Miracolo sul ghiaccio.
(1980)
Mi concedono 130 miliardi di euro.
Evito il default.
(2012)
Mancano solo 9 giorni all'inizio di Facce da Palco, il survival talent show per artisti ardimentosi.

Nove brevissimi giorni per gettare il cuore oltre l'ostacolo.
Poco più di 200 ore per allenare cervello e anima, progetto e follia.
Un attimo. Un soffio. Una scorreggina del fluire del tempo per prepararsi adeguatamente all'impresa che mi-ci-vi vedrà impegnati.

E come potremo fare tutto ciò?
Studiando!
Mettete la merenda in cartella. Annusate il bianchetto per avere la giusta carica. E accartocciatevi nei banchi delle elementari.
Mentre siete ancora lì, con le ginocchia in bocca, a chiedervi come diavolo facevate ad essere così piccoli, aprite le orecchie e prestatemi ascolto.

Oggi: lezione di storia.
Non temete, non sbuffate e, soprattutto, non fatevi beccare a limonare duro in ultima fila: la lezione sarà breve ma utile.
E l'insegnante, come sempre, brillantissima.

Quella che comincerà il primo marzo sarà la seconda edizione di Facce da Palco. Una manifestazione, quindi, ancora giovanissima e piena di energia e voglia di crescere.

L'anno scorso nacque in fretta e furia, dalla felice intuizione di Nathalie Bernardi, attrice, regista, organizzatrice, presentatrice, donna caricata al plutonio ed equilibratamente svitata.

In pochi giorni vennero messe su una serie di serate dal successo sempre crescente.
Frutto di tanta fatica ma anche tanto divertimento. E, soprattutto, di un'ottima risposta da parte di artisti (adeguatamente ardimentosi) sparsi per tutto lo stivale.

La qualità e la riuscita di quell'impresa sono misurabili dal talento dei vincitori che vennero proclamati: Christian La Rosa e il duo composto da Alessandra Deffacis e Anna Fantozzi.
Sperimentatori.
Ardimentosi.
Validi.

Il primo, con il suo Incommunicabilifamily, mischiò e mischia tuttora parole, musica, immagini e silenzi.
Spietato ma confuso. Surreale ma vero.
"La famiglia è un'accolita di persone di età e di sesso diversi tese ad occultare rigorosamente imbarazzanti segreti comuni", dice citando Christa Wolf.

Le seconde, con il loro Voci del Varietà, riproposero e ripropongono in una nuova veste e con una nuova voce il teatro comico italiano del Novecento. Uno spettacolo di  cabaret sperimentale da Petrolini a De Filippo, da Palazzeschi a Rezza. Divertimento e ricerca. Originalità e intelligenza.

Vi ho incuriosito?
Bene!
Allora domani sera, alle 21:30, scapicollatevi al circolo ARCI Rainbow in via san Domenico 6. A Torino, ovviamente. Troverete ad aspettarvi Christian La Rosa e il suo Incommunicabilifamily.




Mi chiamo William J. Schroeder. 
Bill per gli amici.
Ho un cuore artificiale e oggi me ne torno a casa.
Nessuno prima di me, nelle mie stesse condizioni, aveva mai lasciato l'ospedale.
(1985)
Però ho lo streaming.

Ed è per questo motivo che ora vi beccate la cronaca in diretta ma pubblicata in differita della prima serata sanremese.
Lo faccio per voi. Fornisco un servizio.
Non avete avuto tempo o voglia di piazzarvi quattro ore davanti alla televisione, e oggi siete tagliati fuori da ogni conversazione? Non c'è problema! Leggetevi il post e fate sfacciatamente vostri i commenti di carattere artistico, musicale, estetico e scientifico.
Non solo riuscirete perfettamente a mimetizzarvi tra la fauna postsanremese ma, ve lo assicuro, farete un figurone, per l'originalità dei temi trattati e l'arguto punto di vista esibito.

Siete pronti?
Andiamo!

S'inizia con l'anteprima di Pif e il suo "Sanremo e Sanromolo".
 www.lanostratv.it
Io Pif lo amo da sempre. Platonicamente.
E, se fosse possibile, l'amerei anche NON platonicamente.
Mi dicono che, a tal proposito, la Marini abbia dichiarato: "Con Pif  farei tutto"
Ecco, cara, vedi di prendere il numeretto. Perché, da donna a donna, io lo so che non stai parlando solo di lavoro. Non fare la furba con me e mettiti in coda!

Comunque, messi da parte i miei pensieri libidinosi, guardando il prefestival, scopro che Sanremo si scrive tutto attaccato e che il nome della città nasce dalla contrazione di San Romolo. Sanremo dovrebbe dunque chiamarsi Sanromolo. Sono confusa, ma non indago oltre, e me ne faccio rapidamente una ragione.

Finita quest'introduzione parte la pubblicità. La prima di una lunga lunghissima serie.
Io, nell'attesa, m'immagino il dietro le quinte: Fazio che suda come un ramarro, la Littizzetto che si finge morta come un furetto impanicato, e la Casta che cerca d'infilarsi una pancera.
Embé? Nella mia testa la modella francese ha anche bisogno di collant contenitivi e una sfoltitina ai baffi. Sarò libera di sognare, o no?

Ma, bando alle ciance, è tempo di eurovisione.
Alle 20:53 si comincia.

www.sorrisi.com
Cominciare, in realtà, è una parola grossa.
C'è subito un problema con il sipario. E' bloccato.
Fazio, dopo un minuto, entra sconsolato dal lato del palco. Wanda Osiris piuttosto si sarebbe suicidata, il presentatore ligure invece finge noncuranza.
E che deve fare, poveretto? Almeno ha il gusto di risparmiarci l'abusato "questo è il bello della diretta!"

Immediatamente, però, parte con un pippone sulla bellezza della nazione e il dovere di preservarla.

Ma che succede? Qualcuno urla.
"C'è gente sull'impalcatura delle luci" mi scrive un amico su facebook. Amico che, d'ora in poi, verrà identificato con il nome voluto da lui di SuperFigo, metà supereroe e metà grangnocco. Mai scelta fu più azzeccata!

Quelli che protestano sono dei lavoratori del consorzio di bacino di Napoli e Caserta.
Vogliono che Fazio legga la loro lettera.
Sono senza stipendio.
E' un periodo di merda. Niente di nuovo.
In rete a molti sembra una bufala. Una sceneggiata.
Non lo so. Certo che, se così fosse, avrebbero potuta organizzarla meglio.

Ma andiamo avanti.
Il presentatore riporta il discorso sui binari della salvaguardia del paese e della bellezza.
E, a proposito di bellezza, oggi sarebbe stato il compleanno di De André. Per questo motivo parte l'omaggio al cantautore: Ligabue con "Creuza de mä".
Difficile pensare a un interprete meno adatto.

"Sei stato magnifico" gli dice Fazio alla fine. Contento lui. Ma magari, la prossima volta, invece di portarlo a Sanremo lo inviti a casa sua per tali perle.

Ci si riprende dalla mediocrità di questi primi minuti con una pausa pubblicitaria e poi, forse, si comincia sul serio.
Gli inizi sanremesi sono sempre così: infiniti e inutili.
Certe cose non cambiano mai.

Si torna in diretta.
Cacchio! Io sono ancora in cucina a prepararmi un'insalata.
Per fortuna nel frattempo c'è SuperFigo che, tramite chat, m'informa minuto per minuto di cosa sta succedendo sul palco.
Corro al pc a leggere. E' un vero supereroe: vede nel futuro! Ah no, è il mio streaming ad essere in ritardo.

www.melty.it
Entra la Littizzetto. Anche quest'anno ha scritto una lettera a San Remo.
Berlusconi, Renzi, Letta, Napisan e il Papa. Niente di nuovo.
Andiamo avanti, va!


E si parte con le canzoni. Di già? Altri quaranta minuti introduttivi, no? Peccato, non ci sono più gli autori sanremesi di una volta!
Anche quest'anno ogni cantante canterà due pezzi, e il televoto decreterà quale di questi entrerà ufficialmente in gara. Non sentivo il bisogno di questa riproposizione. A me l'idea aveva già fatto abbondantemente schifo l'anno scorso.

La prima a salire sul palco è Arisa con "Lentamente" prima e "Controvento" dopo.
Io, intanto, mangio l'insalata. E Superfigo, feticista, nota i piedi nudi della cantante.
Stop al televoto.
Noi bocciamo entrambe le canzoni.

Un'altra conferma? Un presentatore diverso per ogni cantante.
Non sentivo il bisogno neanche di questo.
Tito Stagno annuncia il passaggio del turno di Controvento.

Ma questa non è la cosa più interessante. Superfigo è tormentato da un altro problema, anzi due: le tette della Littizzetto.
"Quelle non sono sue!" ripete oltraggiato, quasi fosse vittima di una truffa.
Deve avere avuto qualche brutta esperienza in passato con i push up.

Dopo la pubblicità è il turno di Frankie hi-nrg.
Il mio cocommentatore è di parte. Lo ama.
In effetti piace molto anche a me.
Vabbè Radio Cole è luogo di faziosità, sappiatelo.
Dopo un minuto di ascolto de "Un uomo è vivo" SuperFigo cambia idea: "questa canzone fa schifo!".
Io, con un poco di ritardo (colpa dello streaming), giungo alla stessa conclusione.
Molto meglio il secondo pezzo: "Pedala". La bicicletta come metafora della vita. Un argomento delicato per me. Mi toccherà proprio togliere le rotelle prima o poi.

Il rapper conclude anche la seconda esibizione e, in attesa del risultato, la Littizzetto ringrazia l'orchestra. I musicisti sono sistemati in una scenografia che ricorda un condominio. Avete presente il gioco dei nove di Vianello? Ecco, una cosa così. Una schifezza!

Ad annunciare la canzone che passa il turno arrivano le tuffatrici Cagnotto e Dallapè. Entrambe in gran tiro.
Il mio collaboratore, che è uomo sensibile, sbava.
"Pedala" entra in gara.
La Cagnotto, credendo di avere il microfono spento, alla fine di tutto l'ambaradan si chiede "dove cazzo andiamo?"
E anche quest'anno per le tradizionali parolacce fuori onda abbiamo dato.

Mi accorgo che Fazio è vestito come un pirla.
"Da mimo" mi spiega SuperFigo.
Dichiaro ufficialmente la mia inadeguatezza. La prossima volta vi lascio direttamente nelle mani del mio cocommentatore, che mi sembra più portato e pronto per queste cronache.

Intanto, mentre io mi cruccio, arriva la Casta.
Sono passati tanti anni dalla sua ultima volta all'Ariston, ma lei è sempre gnocca.
Pure la francese appare colpita dal décolleté della Littizzetto.
Anche lei nasconde traumi passati con push up ingannevoli?
La trama s'infittisce.

SuperFigo definisce la Casta "inquartata di brutto". Secondo me è solo colpa del vestito che, per la cronaca, fa schifo a tutta la mia bacheca di facebook.

Siparietto "comico" Fazio-Casta.
Tanta noia.
Quando finisce?
Ma questi ospiti stranieri inutili? Perché?
Aridatece i Duran Duran, i Take that, Madonna!

La modella canta. Male.
Cara Letizia, sei tanta e sei gnocca. Sfili. Reciti. Non puoi essere brava in ogni cosa. Non devi per forza cimentarti in tutto. Fattene una ragione. Per te e per noi.
Certe consapevolezze bisogna farle proprie il prima possibile. Io, per esempio, lo imparai alle medie. Quando una mia compagna mi disse: "Pancrazia sei brava a scuola e pure simpatica. Ma a pallavolo, diciamolo, sei una pippa!"
E che le dovevo dire? Aveva ragione da vendere!

Comunque la Casta se ne va. Torna la Littizzetto. Fazio canta.
Tutto evitabile.
Andiamo avanti, o no?

No.
Ritorna la Casta.
E se ne va la Littizzetto.
Sembra il gioco delle tre carte.
La modella canta "Ma 'ndo vai se la banana non ce l'hai"
"Aridatece la Vitti!" mi ribello.
SuperFigo non mi dà retta, ipnotizzato com'è dalle cosce della francese.

www.musicroom.it
Dopo tutto questo avanspettacolo di periferia, ha luogo l'unico momento davvero carino.
Presentatore e modella, accompagnati al pianoforte dal figlio Paolo, ricordano Jannacci con il pezzo "Silvano".
Scanzonati, divertiti e divertenti. Il solo modo degno per omaggiare il compianto cantautore milanese.

E' ancora la volta della pubblicità.
Io lavo i piatti.
E, nel frattempo, SuperFigo pensa ai piedi di Arisa, le tette della Littizzetto, o le cosce della Casta? Niente di tutto ciò. In realtà si sta chiedendo: "stasera vedrò anche un bel culo?"
E' amico mio e mi rende tanto orgogliosa.

Arriva Antonella Ruggiero.
Mi perdo il titolo del primo brano. Fosse una cronaca seria cercherei di recuperarlo, ma l'obiettivo era proprio un post pressappochista, e quindi scelgo di rimanere nell'ignoranza.
La canzone è sofisticata e lontanissima dallo stile sanremese.
Più facile e orecchiabile la seconda: "Da lontano".
Per decretare il pezzo promosso entra uno che non so chi sia.
Un pallanuotista cubano. Gli si muovono i pettorali sotto lo smoking. Tanta roba.
La Littizzetto gli fa una serie di domande spiritose che non necessitano risposta. Lui ride. Non deve fare altro. La versione sanremese delle pari opportunità è questa: far passare tutti i belli, uomini o donne, per dei cretini.
Missione compiuta!

Tocca a Gualazzi con The Bloody Beetroots, un famoso deejay. Io, ovviamente, non l'ho mai sentito nominare perché sono una disadattata. SuperFigo invece lo conosce, perché è tamarro nell'animo, anche se ormai ha una certa.

La prima canzone mi piace.
La seconda, "Liberi o no", non mi convince al 100%. Mi sembra troppo facile all'ascolto. Furba.
Il mio collaboratore questa volta non  mi è d'aiuto: "Non lo so, non l'ho sentita, stavo riascoltando i pezzi di The Bloody Beetroots"

Secondo me era semplicemente al bagno, ma preferisce darsi un tono.

Ad annunciare il pezzo promosso arriva un ricercatore: Luigi Naldini. E, mentre si proclama il passaggio di "Liberi o no", si parla anche di ricerca e della sua importanza. Male non fa.

Ma fermi tutti: è giunto l'apice della serata.
Arriva la Carrà!
Balla e canta "I wanna party tonight" e "Ciaciaciao muchacho ciao"
Io al confronto sembro sua nonna. La amo.

Pubblicità. Asciugo i piatti.
Ebbene sì, avete ormai capito il mio vero dramma. Non la mancanza della tv ma della lavastoviglie!
Finisce la pubblicità e mi si blocca lo streaming.
Colpo di scena: la mancanza di una televisione riprende il primo posto nella classifica delle tragedie che affliggono la mia esistenza.
Io la prendo con aplomb sabaudo e, mentre sono già con una gamba oltre la ringhiera del balcone, sento dal pc la Littizzetto che canta "Rumore rumore"
E' ripartito lo streaming! Gioia! Per questa volta non mi butto.

Continua la festa:
"Fatalità
Portafortuna
Fatalità
Chiaro di luna
Fatalità
Senza parlare
Ti amo, ti amo
Ti amo, ti amo

Risponderò
Al primo squillo
Ti porterò
Un ritornello
Ti ascolterò
Senza parlare
Ti amo, ti amo
Ti amo, ti amo"

Ormai sono scatenata ma, proprio un secondo prima di svitarmi la gamba di legno e farla roteare sulla testa, Raffaella saluta tutti e se ne va.
No, non lasciarci soli!
Noooooo!!!

www.bitchyf.it
Mentre piango l'uscita di scena della Regina, la Rai piazza l'ennesimo stacco pubblicitario.
Ho perso il conto. Sarà il trentesimo.

Quinto cantante in gara: Cristiano De Andrè.
Quinto?
Sono le 23:28. Inizio a vacillare.
De Andrè canta prima "Gli invisibili" e poi "Il cielo è vuoto". Farei passare la seconda.
La Capotondi porta il verdetto. Il voto concorda con me. Faccio parte della maggioranza. Non ci sono abituata. Mi gira la testa.

Fermi tutti: ora tocca ai Perturbazione di Torino!
Primo brano "L'unica"
Il testo parla di tante donne e tante storie diverse. Ma riconoscerei quelle situazioni tra mille.
Quella che viene raccontata, in realtà, è buona parte della mia vita. 
Sono sconvolta: ho un passato presente e futuro sentimentale sanremese. Non credo sia una cosa buona.
Comunque la canzone mi piace, e non mi curo troppo di ascoltare la seconda: "L'Italia vista dal bar"

Mi salta ancora lo streaming. Vado a stendere il bucato.
Riparte lo streaming. C'è la pubblicità. Finisco di stendere il bucato. 

Massimo Gramellini annuncia il passaggio de "L'unica". Lo sapevo.
La migliore ascoltata finora.
Vincerà.
Vincerò.
Vinceremo tutti.
I miei ex, il gatto ed io.
Quale gatto?
Quello a 0:48



E' il momento dell'ospite internazionale con i controca##i: Cat Stevens.
E che gli vuoi dire? Talento. Carisma. Tutto. C'è tutto.
C'è pure "Father & Son". Un capolavoro.

Ancora pubblicità.
E dopo sale sul palco la Littizzetto sulle note di "Mi piaccion le sbarbine" degli Skiantos.
Con qualche parola ricorda Freak Antoni, da poco scomparso.
Io lo vidi due anni fa al DoraTo, festival di microeditoria e musica indipendente torinese.
Sarei rimasta ad ascoltarlo per ore. Intelligente. Ironico. Umile. Ad avercene!

E' finalmente giunta l'ora dell'ultima cantante: Giusy "she'sback" Ferreri.
SuperFigo ed io, ancora mentalmente sintonizzati su Cat Stevens, parliamo di zone del cervello maggiormente stimolate da determinati accordi. Canzoni stracciamilanima costruite ad arte, tra uno studio di registrazione e una risonanza magnetica.
Ma adesso fanno davvero di queste cose?
La mia parte scientifica ne è ammirata. Quella creativa molto meno.

Ovviamente il titolo della prima canzone mi sfugge ma, comunque, il pezzo non mi piace.
Mi concentro sul secondo: "Ti porto a cena con me". La mia concentrazione dura poco. Non mi piace neanche questo che, però, passa ed entra ufficialmente in gara.

Non ci posso credere: finalmente è finita!
Non credevo ce l'avrei fatta.
E' stata una serata interminabile.
La prossima volta che mi viene in mente di fare una cronaca così, fatemi un favore: sparatemi!
"That's me in the corner
That's me in the spotlight
Losing my religion
Trying to keep up with you
And I don't know if I can do it
Oh no Ìve said too much
I haven't said enough
I thought that I heard you laughing
I thought that I heard you sing  
I think I thought I saw you try"
(1991)
Duro solo mezz'ora, ma è sufficiente per entrare nella storia.
Sono la neve e cado nel Sahara.
(1979)
Diretto, gancio, montante.
Calcio frontale, laterale, circolare.
Gomitata e frustata.

Pancrazia mena.
Colpisce l'aria e il sacco.

Lo fa in allegria o con rabbia.
Lo fa per caricarsi o alleggerirsi.
Lo fa perché sì e pure perché no.

Pancrazia fa fitboxe.
Aerobica boxata. Coreografia di una rissa. Femminile esibizione di voglia di menar le mani.

Pancrazia, che di parole vive e si nutre, per un'ora a settimana chiude la bocca e stringe i pugni.
E poco le importa di sembrar buffa e poco temibile.
Lei si sente cattivissima e invincibile.
E persino un poco sexi, a dire il vero.

Pancrazia mena.
Poi torna a casa e sviene sul divano. Felice.
Arrestato in flagranza di reato.
Sette milioni di lire.
Sono il primo ma, di certo, non sarò l'ultimo.

Tutto cambierà. Tutto resterà uguale. Forse, anche peggio.
(1992)
E' la fine dei MASH.
Pensioniamo un mito.
(2006)
Filmati, esibizionismo, dive, egocentrici, cantanti, ballerini, bambini, tutorial, comici.
I 15 minuti di celebrità a disposizione di tutti.
Nasco oggi e sono YouTube.
(2005)
Proclamo una  fatwa contro Salman Rushdie, infedele bestemmiatore.

(1989)
"Cari Amici, 
ho avuto la fortuna di disegnare Charlie Brown e la sua banda per quasi cinquant'anni. E' stata la realizzazione del mio desiderio d'infanzia. 
Sfortunatamente, la mia situazione non mi permette più di disegnare una striscia ogni giorno. La mia famiglia non vuole che nessun altro continui a disegnare i Peanuts al posto mio e per questo devo annunciare il mio ritiro. 
Sono grato ai miei editori per la fedeltà che mi hanno dimostrato in tutti questi anni e ai fan dei miei fumetti per l'affetto e il sostegno che mi hanno dato. 
Charlie Brown, Snoopy, Linus, Lucy ... come potrò mai dimenticarli ..."
(2000)
Immagine tratta dal sito www.turismo.it
Quella sera, come ogni sera, l'IncontentabileLettore ordinò a Google di mostrargli qualcosa di nuovo da leggere.

Il motore di ricerca scandagliò la rete in lungo e in largo, ma tutti i webmaster e i blogger scappavano al suo arrivo, e si nascondevano temendo di subire le ire e l'insoddisfazione del perfido utente.
Google si stava rassegnando a dichiarare: "Nessun risultato trovato per i termini di ricerca", quando un nuovo inaspettato incontro, in un piccolo angolo della blogosfera, cambiò gli eventi.

Dovete sapere che quello stesso giorno una bellissima fanciulla, Pancrazàd, aveva aperto il proprio blog. Ella aveva una gran quantità di storie da raccontare. E anche leggende relative alle scuole elementari, l'Erasmus, gli ex fidanzati, e ancora, e ancora.
In realtà, la blogger non era del tutto sicura di saper scrivere, ma era certa di essere in grado di trasformare un evento banale in una grande avventura. L'aveva sempre fatto, fin da piccola. Codesto era forse il più prezioso tra i suoi doni.

Alla vista di Google Pancrazàd disse: "Perché Motore, Motore mio, ti vedo chino sotto il fardello dello sconforto? Sappi, o Motore, che le vere blogstar dicono -O tu che ti affliggi consolati! Niente dura: ogni commento svanisce, ogni flame si dimentica. La Rete dà, la Rete toglie.-"

Quando Google udì queste parole si sentì subito rinfrancato. E raccontò alla nuova blogger dell'IncontentabileLettore che ogni sera lo tormentava con le sue richieste irrealizzabili: racconti interessanti, post stimolanti, storie originali, e ancora, e ancora. Allora Pancrazàd gli disse: "Motore mio, presentami codesto utente e io lo affronterò con coraggio. Egli mi leggerà e mi amerà oppure, con il suo astio,  condannerà il mio blog all'eterno Under Construction"

Allora Google, ammirato da tanto ardore e felice di aver finalmente trovato qualcuno disposto a sacrificarsi, sollevò la scrivente fanciulla tra le proprie braccia e la recò in dono all'IncontentabileLettore.

"Risultato della ricerca: Radio Cole" apparve sullo schermo.
Ed il primo dei mille post cominciò ad essere letto.
E così ogni sera, un post alla volta, una sera alla volta.
E ancora, e ancora.

(NdA: questo era il millesimo)
Lo prendiamo. E' più facile del previsto.
"Grazie per la scarsa sicurezza", lasciamo scritto.
(1994)
E ora come ve la dico questa cosa?
Come sbatto in prima pagina la notizia?
Come mi pavoneggio senza vergogna?
Vabbè, facciamo che ve la dico e basta!

Il primo marzo a Torino partirà Facce da Palco, un talent show ad eliminazione per artisti emergenti.
Un viaggio che si snoderà lungo nove serate e attraverso diversi locali della città. Un'avventura che terminerà a metà maggio con l'elezione del vincitore.
Le arti sceniche in gioco saranno le più diverse: dalla musica alla danza, dal teatro al cabaret, per poi passare attraverso la giocoleria, il mimo, la follia e l'incontinenza artistica!

Ogni sera un assortimento di talenti che non potrà che sorprendervi!
Sul palco si alterneranno giovani e meno giovani, da Torino e non solo.
Sarà un evento da non perdere!

E io non me lo perderò di sicuro.
Ci sarò.
Ogni maledetta sera!

A proposito, ecco cosa dovevo dirvi: Radio Cole sarà il blog ufficiale dell'evento!
Ebbene sì! Mentre voi m'immaginavate svogliata e nullafacente, intenta nell'edonistica contemplazione del mio ombelico, io mi muovevo, m'informavo, conoscevo e godevo come un furetto nella stagione degli amori.
E ora è giunto il momento di condividere con voi tanto ardore!

Io, Pancrazia o Vox Populi (per l'occasione), mi divertirò come una pazza a blaterare a ruota libera su tutto il blaterabile. Sarò online e offline. Sarò molestamente presente in ogni luogo. Potrò dare finalmente sfogo al mio strabordante ego.

Siete curiosi? Volete saperne di più?
Allora restate sintonizzati! Qua le notizie non mancheranno!
A pugno alzato e volto sorridente, lo vedo finalmente uscire dal carcere.
Madiba è libero!
(1990)
Dovrei essere al Cecchi Point verso le 21 per poter ritirare i biglietti con tranquillità.
L'inizio dello spettacolo è previsto per le 21:30.
Io esco di casa che sono già le 21:10.
La puntualità è una qualità innata. L'incapacità di organizzarsi adeguatamente, anche.

Affannata e arruffata faccio il mio ingresso trionfale nel cortile quando si è già fatta una certa. Tra me e i biglietti si frappone una lunga fila di varia umanità, non mi resta altro che mettermi l'animo in pace e attendere.
La mia amica Silvana è uscita tardi dal lavoro e quindi non arriverà prima di un'ora.
Io mi annoio, non so con chi parlare. Scelgo di fare l'unica cosa interessante in una situazione del genere: ascoltare le chiacchiere altrui.

Ritorni da viaggi mirabolanti, focose notti d'amore, tra una storia e l'altra mi colpisce soprattutto una discutibile pianificazione per un futuro appuntamento.
Una ragazza non sa dove portare uno che le interessa. Un suo amico le suggerisce: "a pattinare sul ghiaccio, magari gli piacciono gli sport invernali"
Magari gli piacciono gli sport invernali?
Pattinare sul ghiaccio?
Ma che idea è?
E se questo non sa pattinare? Adorerà l'idea di sentirsi ridicolo sgambettando sgraziato e dando ripetute culate. Sarà proprio felice, entusiasta direi!
Un primo appuntamento sul ghiaccio va bene solo se tu sei Rocky e lei è Adriana. Altrimenti no!
A dimostrarsi inetti c'è sempre tempo nel corso di una relazione. Perché accelerare questi bei momenti? Perché?
Vorrei intervenire nella discussione e dare il mio prezioso contributo ma, purtroppo, è giunto il mio turno.
Speriamo solo che consigliere e consigliata mi leggano.

Io, intanto, pago il biglietto e cerco un posto. Anzi due.
Il teatro è pienissimo, mi accaparro a fatica un pezzo di panca per me e Silvana.
Giusto in tempo perché si spengano le luci, e parta lo spettacolo.

La prima semifinale vede lo scontro tra i "Disco Inverno", già visti la settimana scorsa, e i "Fonzie Pilato".
Il catch inizia un po' in sordina. Con il passare dei minuti però la sfida si fa più interessante, e la qualità cresce. Questo grazie ai concorrenti che prendono confidenza col palco, e all'arbitro che riesce a provocarli, sfidarli e rintuzzarli alla perfezione.
Sul finale si ride con una reinterpretazione di Cenerentola. Fatta uno, due, tre, quattro volte. Sempre più divertente, sempre più veloce, sempre più delirante, fino a quando rimane solo Valentina a riproporre tutti i personaggi, tutta la storia, in una manciata di secondi. Lei finisce stremata. Il pubblico applaude entusiasta.

Al momento di decretare la squadra vincitrice vengono premiati i Fonzie Pilato, merito soprattutto di Matteo e della sua perfetta Cenerentola che avrebbe convinto Walt Disney, i fratelli Grimm e pure le sorellastre.

E' il momento dell'intervallo.
Arriva la mia amica Silvana.
La mia lunga lotta per conservare il territorio acquista finalmente un senso.

Chiacchieriamo tra di noi e in giro. Scopro che il post della settimana scorsa l'hanno letto tutti. O quasi. C'è chi è contento, chi è molto contento, e chi vorrebbe prendermi a capocciate. Io, per spirito di autoconservazione, mantengo un basso profilo, mi muovo col passo del giaguaro e mi guardo circospetta in giro. Alla prima avvisaglia di pericolo, sono pronta a fuggire o usare Silvana come scudo umano. Del resto un favore me lo deve: le ho tenuto il posto per un'ora!

Si spengono nuovamente le luci e ha inizio la seconda sfida che, data la caratura dei concorrenti presenti, più che una semifinale sembra un anticipo di finale.
Da una parte le Panka & Bbbestia, dove spicca l'incontenibile Carmen, che ormai distribuisce biglietti da visita con la sua nuova occupazione: "Dea del Pensiero Laterale".
E dall'altra i Preti-à-Porter. Non li conosco, non li ho mai visti all'opera, ma voci di corridoio dicono che siano in grado di spaccare il culo ai passeri. Ebbene sì, nei corridoi che frequento io si usano di queste espressioni!

Questo catch è divertimento allo stato puro. L'arbitro dirige la sua orchestra con ironia e sicurezza. Il pubblico viene coinvolto moltissimo, si diverte e diverte. I concorrenti spaccano deretani agli augelli come se non ci fosse un domani.

Due donne contro due uomini, in un rincorrersi di prove sempre più esilaranti e originali. Per un'ora in quel ring vengono raccontate mille storie in mille maniere diverse. Drammi famigliari degni delle compiante telenovele brasiliane anni '80; giornate tipo di dentisti ricchi, pigri e con madri invadenti; colossal fantasy con abbondante dispiegamento di comparse e spargimento di follia a mazzi.

All'apice di questa giostra, l'arbitro annuncia la fine.
"Nooooo", ci lamentiamo tutti.
Ma lui decide e noi ci adeguiamo.

Si passa alle votazioni.
Un pareggio?
Si conta.
Vincono i Preti-à-Porter che, confermando le scurrili voci di corridoi, androni e salotti, si sono dimostrati qualcosa di più di due semplici improvvisatori, ma un vero è proprio duo comico in grado di capirsi e spalleggiarsi come pochi. Congratulazioni!
Le Punk perdono a cresta alta. Il pubblico le acclama come meritano. Brave!

La prova più difficile per i finalisti della prossima settimana?
Mantenere un livello adeguato. L'asticella si è alzata. La sfida è aperta.
3
2
1
Zero!
Finalmente inizia la cerimonia. Finalmente iniziano le Olimpiadi.
La passione vive qui!
(2006)
Oggi mi liberano.
Ci sono voluti 237 giorni di sequestro, la morte di un ispettore, varie mutilazioni, e il pagamento di un riscatto.
Ma, quando ormai la speranza sembra vana, mi liberano.
(1998)
Vinciamo un Grammy.

"Please read the letter
I pinned it to your door
It's crazy how it all turned out
We needed so much more

Too late, too late
A fool could read the signs
Maybe baby
You'd better check between the lines
Please read the letter, I
Wrote it in my sleep
With help and consultation from
The angels of the deep"
 
(2009)
Da qualche tempo troneggia in questa pagina il link al mio negozio virtuale.
Non ci avete fatto caso?
E che siete orbi?
Seguite il dito: a destra, un po' più a destra, un altro po' più a destra. Più su, più su, più su.
Eccolo qua: "Il mio negozio". Bellino, ne?

Nel caso la curiosità non abbia avuto ancora la meglio, vi dico io cosa potrete trovare tra le mie quattro mura tutte pixel: shop bag e mug. Sì, insomma, borse di tela e tazze. Arricchite, ornate, tempestate dai miei "celeberrimi" microracconti.

Questa, secondo me, è l'idea più egocentrica che mi sia mai venuta in mente. E ne vado immotivatamente orgogliosa!
Nel mondo si vendono oggetti con citazioni che vanno da Aristotele a Voltaire, da Jim Morrison a Bob Marley, da Coelho a Moccia. E chi sono io? La figlia della serva? E no!
Io sono nientepopodimeno che Jane Pancrazia Cole! Non merito di essere citata? Certo che lo merito! E chi l'ha deciso? Io! In un momento di deliziosa e sfacciata autoesaltazione.

Mi sono aperta il negozietto e periodicamente vi aggiungo qualche nuovo prodotto. Perché? Perché questa cosa mi diverte assai! E sogno un giorno d'incrociare una sconosciuta al supermercato con una borsa su cui si legga:  "Il gatto saltò dal tavolo e trascinò con sé la penna. I libri d'inglese tacquero dell'incidente."

L'idea vi stuzzica? Date un'occhiata.
Pensate che ormai io stia dando segni di evidente squilibrio? Date un'occhiata, lo stesso.
Vi faccio anche un po' paura? Un motivo in più per correre a dare un'occhiata. Veloci!



(Questo, ovviamente, è un articolo sponsorizzato DA ME)
Il re è morto, viva il re!
Mio padre è morto. 
Io prendo il potere in Giordania.
(1999)
Oggi è il giorno del mio giubileo di diamante.

Dichiaro: "In this special year, as I dedicate myself anew to your service, I hope we will all be reminded of the power of togetherness and the convening strength of family, friendship, and good neighbourliness, examples of which I have been fortunate to see throughout my reign and which my family and I look forward to seeing in many forms as we travel throughout the United Kingdom and the wider Commonwealth."
(2012)
Cosa penso? 
Penso che le persone abbiano diritto di scegliere. Scegliere della vita e della morte.
Come agisco? 
Le assisto.

Sono il Dottor Morte. Sono Jack Kevorkian. 
E oggi vengo processato.
(1991)
Stati, commenti, richieste d'amicizia, condivisioni, like. 
Nasco oggi.
Nessuno mi ama. 
Tutti, o quasi, mi usano.
(2004)
Mi chiamo Sonja. Ho 22 anni. Sono in vacanza.
La mia storia finisce qui, interrotta insieme ai cavi della funivia.
(1998)
Secondo i miei progetti più ambiziosi dovevamo essere in cinque.
Di fronte alla dura realtà ho prenotato due biglietti.
Nella realizzazione del mio peggior incubo, quando sono già in macchina, rimango sola. Abbandonata da un sms in corso Francia.

Ferma al semaforo, preda dello sconforto, penso per un attimo di fare inversione. Ma è solo un attimo poi, al grido di "echecazzo", continuo la mia strada diretta al Cecchi Point, tempio torinese dell'improvvisazione teatrale.

Una volta giunta lì, smadonno un quarto d'ora prima di trovare parcheggio, per poi lasciare l'auto in una via buia e mal frequentata. Perfetto! Ho sempre sognato di essere uccisa, fatta a pezzi con un taglierino, e convertita in mangime per galli da combattimento coreani.

Entrata nel cortile, faccio la fila per ritirare il mio biglietto. Sotto la pioggia. Tempo 5 minuti e i miei capelli raddoppiano di volume. Io cerco di non innervosirmi, ma a un certo punto sento qualcuno ringhiare e recitare frasi al contrario in latino. Sono io.

Arrivato il mio turno, biascico a mezza voce: "Ce ne dovrebbero essere due prenotati a nome Cole, ma sono rimasta sola"
Il tizio dei biglietti, in uno slancio di pietosa empatia, cerca di confortarmi: "Ah bene. Cioè male. Vabbè dai, vedrai che ti diverti comunque"
Ci manca solo che mi passi il numero del Telefono Amico o una copia di "Come trovarsi in fretta un nuovo fidanzato ed evitare di essere da sola il sabato sera".
Riprendo a ringhiare e, per cambiare, recito frasi in aramaico antico.

Scelto un posto a caso, vengo raggiunta da un'allegra famigliola: madre, padre e bimba.
La madre non ride per tutto lo spettacolo.Non sbatte neanche le palpebre. Credo sia morta.
Il padre si appisola. O forse muore.
La figlia ha lo sguardo satanico da Carrie. Li ha uccisi lei.

Finalmente comincia lo show.
Ma quale show? In effetti, non ve l'ho ancora detto.
Ve lo spiego per benino che qua, a quanto ho capito, bisogna essere specifici e precisi, altrimenti volano querele come pop corn da una padella senza coperchio.

Sono a vedere una sfida d'improvvisazione teatrale detta  CATCH IMPRO’. Due attori/improvvisatori/passanti/figuranti (non lo so, lo potrei chiedere, ma il ruspante stile di questo post andrebbe a farsi benedire) sfidano altri due attori/improvvisatori/passanti/figuranti. Il tutto a colpi di situazioni assurde, ingegno, e una certa dose di paraculaggine.

Il primo incontro fila via senza troppo entusiasmo. E' la prima volta che vedo una gara del genere, c'è la possibilità che io non capisca nulla, ma non riesco ad entusiasmarmi veramente.
Tra i quattro sfidanti mi colpisce solo l'unica donna presente. Al secolo: Valentina. Una con il corpo minuto e l'aria tranquilla a cui non daresti un centesimo. E che, invece, si dimostra capace di tirare fuori delle ottime trovate. E' la sua coppia quella che spicca. E' la sua coppia quella che voto. E' la sua coppia quella che vince.

Pausa di 10 minuti.
Vado a farmi una birretta.

In cassa trovo colei che, fino a 20 secondi prima, era l'arbitro cattivissimo del catch.
A fare la cassiera invece è un pezzo di pane e quando le chiedo "posso rientrare in sala con la bottiglia?", mi risponde "ma certo".
Io sorrido felice: sento di aver bisogno di un poco di alcol per reggere un'altra sfida.

Riprendo il mio posto a sedere e Carrie, lo sguardo dello dimonio, guarda me e la mia Moretti con il biasimo con cui si guarderebbe un alcolizzato che si vomita addosso. Non mi guardavano così da quell'estate che ebbi la bella pensata di mettermi in topless a Sorrento. Ma sorvoliamo, quella è un'altra storia.
No, non ve la racconterò.
No, neanche in privato.
Soprattutto non in privato!

Mentre sorseggio la mia birra ricomincia lo spettacolo. Arrivano altre due coppie e un altro arbitro.
Siamo su un altro pianeta!
Il clima si scalda, forse è tutto merito della pausa alcolica, ma sta di fatto che lo show s'impenna.
L'arbitro è ironico e buono: dopo due minuti ho voglia di correre ad abbracciarlo come un orsacchiottone (ma quanti gradi fa la Moretti?).
I concorrenti sono proprio bravi.
In particolare, in una squadra, spicca Carmen, la Dea del Pensiero Laterale. Ad ogni nuovo input se ne esce con l'idea che non ti aspetti, con la trovata che fa esplodere la sala in una fragorosa risata. Vincerà lei, vincerà la sua squadra, è evidente fin da subito.
L'unico che riesca a metterla in difficoltà e a tenere il suo passo è nell'altro team, si chiama Giampaolo, ed è il Re della Freddura. Divertentissimo. Dopo 5 minuti già lo amo (ma che ci mettono dentro la Moretti?).

Anche la seconda sfida finisce.
So che vincerà Carmen ma, con tafazziana devozione, voto comunque per l'altra squadra che, infatti, perde clamorosamente.
Perfetto: mi stò già allenando per le elezioni.

Vado a riprendere la macchina. Anche per stasera riesco a riportare la pellaccia sana e salva a casa.

Contro ogni contrattempo e sfiga mi sono divertita.
Quasi quasi ci scrivo un post.

Sabato prossimo ci saranno le semifinali.
Quasi quasi ci torno.

E voi?
Divento numero 1 del ranking mondiale. Lo sarò per 237 settimane consecutive. Sono Roger Federer.
(2004)
E finalmente vediamo a colori.
(1977)
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