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Sono nervosa: mi viene il mal di stomaco.

Sono triste: perdo i capelli.

Cota vince le elezioni: mi sanguina il naso.

Il fatto che alla notizia io abbia cominciato a prendere il muro a testate può avere un po' contribuito. Forse.
Per parecchi anni Jane ha portato i capelli lunghi.
Lo scorso autunno, dopo attenta valutazione, si è decisa per un taglio più corto e sbarazzino.

Esperimento perfettamente riuscito: Jane si sentiva soddisfatta ed un bel po' gnocca.

Nel frattempo l'importante chioma è ricresciuta e 10 giorni fa Jane è tornata dalla pettinatrice. Tranquilla e rilassata si è limitata a dire: "Me li fai come l'ultima volta?", e l'altra sorridente e sicura si è limitata a rispondere: "Certo non c'è problema"

Attualmente Jane ha sulla capoccia una via di mezzo tra un nido di uccelli ed un gatto arruffato.

Ora Jane si chiede: invece di "Certo, non c'è problema", non sarebbe stato più onesto un "L'altra volta ci sono riuscita per puro culo. Non mi ricordo minimamente come te li avevo tagliati e quindi ora te li farò alla membro di segugio" ? No?



La vignetta è tratta da questo sito.
Il Sedicesimo capitolo del mio Erasmus ha destato molta curiosità. O meglio l'australiano avvolto in uno striminzito asciugamano ha destato molti pruriginosi quesiti da parte, soprattutto, delle mie affatto morigerate lettrici.
Purtroppo l'incontro in cucina tra me e l'atletico giovine rappresentò di gran lunga l'apice del nostro rapporto, ma per rispondere alle vostre domande e per mio personale diletto ho deciso di proporvi tre finali alternativi. Scegliete voi quello che vi aggrada di più.

Com'è andata a finire tra Jane e Tom? Che fine ha fatto l'australiano (semi)nudo?

Opzione A. Sex, Boomerang and Spaghetti
Il primo incontro tra me e Tom segnò l'inizio di una bollente relazione. Zompavamo come canguri in ogni dove: in camera, in corridoio, sotto la doccia o dentro la stufa; ci esibivamo in rocamboleschi amplessi da koala: appesi fuori dalla finestra, avvinghiati ad un palo della luce o in bilico sul cucuzzolo della Fernsehturm; perdevamo ogni freno inibitore come due passionali ornitorinchi nel reparto materassi dell'Ikea o in metropolitana nell'ora di punta. Eravamo la gioia dei guardoni teutonici e dei fotografi del National Geographic.
Vivevamo l'uno per l'altra. Lui intagliava boomerang e me ne faceva dono: ogni amplesso un boomerang, ogni boomerang un amplesso. Io gli preparavo cofanate di spaghetti con le polpette, cantando con ardore tutto il repertorio della canzone napoletana.
Il nostro idillio continuò fino alla sua partenza.
Tom cercò fino all'ultimo di convincermi a seguirlo, ma io non me la sentì di trasferirmi dall'altra parte del mondo e decisi di rimanere a Berlino, spezzando così il tenero cuoricino australe.

Ora lui è il ricco proprietario della rinomata spaghetteria di Sidney "Sex, Boomerang and Spaghetti" e spesso lo si può trovare fuori dalla porta, mentre malinconico intona "O Sole mio".
Io sono diventata milionaria grazie al commercio di manufatti australiani.

Opzione B. "Come ho potuto????"
Tom mi corteggiò durante la sua intera permanenza in Germania. Mi riempì di fiori, mi recitò poesie, mi cantò canzoni e m'intrattenne anche con veri e propri spettacoli degni di Broadway. Io, offesa dal nostro traumatico primo incontro, rimasi cieca e sorda di fronte alla notevole avvenenza e l'indubbio talento dell'australiano ignudo.
Egli partì sussurrandomi tra le lacrime: "Come with me, pleaseeeeeeee", ma io non esitai a voltargli le spalle, infastidita da tanta melensaggine.

Ora lui lavora stabilmente negli Stati Uniti, dove si fa chiamare Hugh.
Io sono in cura da 5 psicanalisti e la mia principale attività consiste nello sbattere il capoccione al muro frignando: "Come ho potuto? Come ho potuto??? Come ho potuto????????"



Opzione C. Un australiano tra i monti.
Superato lo shock dell'incontro iniziale, Tom ed io iniziammo a conoscerci ed a piacerci. Tra una cenetta innaffiata da abbondante vino rosso ed una maratona di truculenti serial televisivi, finimmo con l'innamorarci teneramente.
Complicità, grandi risate e surreali conversazioni hanno reso unica la nostra relazione.

Lui ha mollato tutto per me, si è trasferito in Italia, ha trovato lavoro in Trentino, è ingrassato trenta kg ed ora si fa chiamare Ciccio.
Io ho aperto un blog per condividere con il resto del mondo le nostre avventure.


Quale finale preferite?
Jane non è una donna vanitosa.
Jane sta bene con se stessa.
Jane non soffre il passare del tempo.
Jane non ha rughe né capelli bianchi ed anche se li avesse li affronterebbe con una grassa risata.

E soprattutto Jane non è rimasta affatto colpita dai commenti di Eppi, Mafalda e La Volpe.

Il fatto che da pochi giorni ella possegga un Gel Contorno Occhi alla jojoba, centenella ed echinacea è solo una curiosa coincidenza.

Radio Cole aderisce con grande piacere alla prima campagna preventiva sul tema della violenza.

Non dimenticare mai che:
  • Hai un solo modo per cambiare un fidanzato violento. Cambiare il fidanzato.
  • Sai già che picchia. Quando picchia alla porta, non aprire.
  • Non sposare un uomo violento. I bambini imparano in fretta.
  • Un violento non merita il tuo amore. Merita una denuncia.
  • Un compagno violento non ti accompagna nella vita. Al massimo all'ospedale.
  • Gli schiaffi sono schiaffi. Scambiarli per amore può farti molto male.
  • Se il tuo sogno d'amore finisce a botte, svegliati.
Se volete adottare anche voi la campagna o semplicemente saperne di più visitate il sito Riconosci la Violenza.
Molti giovani, che si trovano a vivere per un breve periodo all'estero, tornano in patria cambiati, non solo nello spirito, ma anche e soprattutto nell'aspetto.
Io non feci eccezione.

La prima vittima della mia smania di rinnovamento fu la capigliatura che, oltre a subire un progressivo ed inesorabile mutamento dal castano scuro al biondo VorreiEssereSvedese, venne brutalmente ridotta di volume e lunghezza dalle mie stesse mani durante una serata di solitario e sforbiciante delirio.
Mi ero scocciata dei miei capelli, da sciolti avevo un capoccione ingestibile e da legati sembravo una giovane signorina Rottermeier. Era assolutamente necessario prendere provvedimenti!
L'idea di rivolgermi ad un parrucchiere tedesco non mi sfiorò neanche per un momento e preferì fare tutto da sola.
Il risultato fu al di là delle mie più rosee aspettative. Da un insano gesto, che avrebbe potuto costringermi a girare con un sacchetto in testa per almeno un paio di mesi, scaturì invece un taglio molto carino, che avrei conservato per parecchio tempo.

Fu molto più graduale, ma decisamente più devastante l'effetto che l'Erasmus ebbe sul mio guardaroba.
I tedeschi hanno tante qualità, ma non sono certo famosi per il buon gusto nel vestire. Il loro problema, secondo me, sta nell'approccio troppo disinvolto con l'abbinamento di capi e colori differenti. Approccio che può diventare contagioso come il raffreddore.
Mi bastarono alcune settimane in Germania e gli accostamenti, che a Torino avrei definito brutti e di cattivo gusto, divennero ai miei stessi occhi mettibili, interessanti o addirittura "cool".
Questo muovermi al di fuori degli schemi e dei percorsi conosciuti mi diede un senso di vertigine e libertà. La sensazione era tanto piacevole che me la portai dietro anche al ritorno in Italia e ci misi anni per riacquistare il senso del decoro.

Ma se con capelli ed abiti ci vuole poco, se ci si pente, a ritornare sui propri passi, ci sono alcune scelte definitive che lasciano segni indelebili.
Io, ovviamente, feci anche una di quelle scelte.
Un sabato pomeriggio ci ritrovammo in tre in uno storico negozietto del centro. Lui trafficava con i suoi attrezzi, bofonchiando nel proprio idioma. Io, sdraiata sul lettino, mi guardavo attorno, preoccupata che fosse tutto realmente sterilizzato e monouso. Eli, seduta accanto a me, si occupava del supporto morale.
L'oracolo segnò anche quest'occasione con una delle sue ispirate frasi: "Una mia amica l'ha fatto in un tendone dietro ad una stalla, ma è ancora viva."
"Sticaz...ouch!", non ebbi neanche il tempo di risponderle che avevo già il mio nuovo piercing all'ombelico.

Una studentessa Erasmus con una nuova pettinatura, un nuovo guardaroba ed un piercing. Ero praticamente un cliché vivente.

Continua...

Prologo, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16
Il giorno prima trascorri l'intervallo in cortile con la maestra ed i compagni.
Il giorno dopo prepari la tesi.

Il giorno prima vai in bicicletta con le rotelle.
Il giorno dopo prendi la patente e scopri con orrore quanto costa l'assicurazione dell'auto.

Il giorno prima giochi con la Villa di Barbie.
Il giorno dopo passi quattro ore all'Ikea e spendi tanti di quei soldi che ti danno la cittadinanza onoraria in Svezia.

Il giorno prima hai paura del buio e ti rifugi nel lettone.
Il giorno dopo passi la notte a ballare con le amiche, ti mangi la focaccia alle 5 del mattino e rincasi all'alba.
 
Il giorno prima vai in vacanza a Rimini con mamma e papà, ti perdi in spiaggia e piangi come un vitello fino a quando non ti ritrovano.
Il giorno dopo sei in giro per l'Europa con lo zaino in spalla, fai l'autostop e impari ad ordinare le crepes in tre lingue diverse, polacco compreso.

Il giorno prima sei una neonata cicciotta, avvolta in una nuvola di borotalco dopo aver fatto il bagnetto ed il giorno dopo sei una blogger che si mette per la prima volta la crema "contorno occhi"(*).
E' l'inizio della fine. AIUTO!



(*)Era solo un campioncino gratuito: lo giuro!
Il giorno del loro primo incontro lei si presentò all'appuntamento con largo anticipo. Aveva paura di fare tardi o di non trovare il posto e così si era messa in macchina la mattina presto ed era giunta là, in mezzo al nulla, prima di tutti gli altri.

Il resto del gruppo arrivò alla spicciolata.
Sembravano tutti tranquilli e rilassati, da veterani quali erano. Ma lei no. Lei era nuova e si sentiva tesa come una corda di violino.

Passati i controlli di rito e superate tutte le porte ed i cancelli entrarono finalmente nella ludoteca, dove le madri ed i bambini li stavano già aspettando. Dopo pochi minuti erano tutti in piena attività. C'era chi cantava, chi giocava con le costruzioni, chi correva in tondo; solo lei se ne stava immobile, sentendosi assolutamente fuori posto e inadeguata.
Fino a quando una mano piccola piccola le strinse le dita. Allora abbassò lo sguardo e vide una capoccetta di capelli ricci, due grandi occhi nocciola ed il sorriso più dolce del mondo.
Un sorriso tutto per lei. Solo per lei.
Quella mattina loro due giocarono ad innaffiare dei fiori immaginari, a nascondino, a palla e a mille altre cose e quando fu l'ora di andare via, lui la chiamò a lungo, con le braccine tese ed i lacrimoni sul viso.

La prima regola del corso da volontaria era stata: "Non affezionatevi troppo ai bambini, sono solo di passaggio. Attaccarsi troppo ad uno di loro farà soffrire lui e soprattutto voi". Lei queste parole se le ricordava bene e se le ripeteva in testa ogni settimana, ma la magia e la gratitudine che si prova quando un bambino ti sceglie è forte come un innamoramento. E proprio come l'amore rifiuta le regole, per quanto giuste e sensate siano.

Dopo qualche mese accadde l'inevitabile: lui compì tre anni e venne fatto uscire dal carcere per essere riportato al Campo.
Lei sapeva che era meglio così. La prigione non è un posto per bambini, non sono mai felici là dentro, anche se sono con la loro mamma. Ma questa consapevolezza non impedì al suo cuore di spezzarsi.

Ormai sono passati tanti anni da quel giorno.
Lei non l'ha più rivisto, ma ogni tanto ci pensa ancora.
Spera che sia cresciuto sano e forte e che gli sia stata data la possibilità di scegliere come vivere.

Lei non ha ancora avuto figli e non sa se li avrà mai, ma quando immagina un bambino d'amare vede sempre quegli occhi e quel sorriso.
Vede sempre il bimbo con l'innaffiatoio.

Bambini e carcere
Gli stranieri portano manodopera, arricchimento culturale e non solo.

Mi chiamo Giulia, sono italiana e da due anni ho un cuore nuovo.

Mi chiamavo Pablo, venivo dalla Colombia e sono morto in Italia. Io ho sempre creduto nel destino ed evidentemente questo era il mio: attraversare l'oceano per trovare lavoro in un paese straniero, volare giù da un'impalcatura e continuare a vivere nel petto di Giulia.

I donatori stranieri di sangue e di organi in Italia sono in continuo aumento.

Il sangue è uguale per tutti.
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