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Da qualche tempo avrete notato un nuovo banner su queste pagine, quello di Donne Pensanti.
Un'iniziativa, nata grazie a Panzallaria, che si pone come obiettivo quello di lottare "contro lo sdoganamento della mignottocrazia", cercando (cito direttamente dal sito)
donne e uomini che abbiano qualcosa di significativo da raccontare sulla percezione del femminile in Italia.
...donne che: lavorano, fanno figli, non li fanno, non lavorano perché, hanno scelto di rimanere quando potevano andarsene, hanno scelto di andarsene quando potevano rimanere, sono precarie, non lo sono, hanno subito discriminazione o ne sono vittime oggi.
...testimonianze maschili sui medesimi argomenti. Il punto di vista dell’altra parte, di coloro che non accettano l’idea merceologica della donna che sembra essere di gran moda oggi, nel nostro Paese.

Anch'io, nel mio piccolo, ho cercato di contribuire con un vecchio racconto, che i lettori più "stagionati" ricorderanno, e che per l'occasione è stato leggermente modificato.

Perché non partecipate anche voi?

Donne Pensanti.
Ciccio e Jane saranno ad Udine.



Jane sta attendendo la partita con la compostezza e la sobrietà che la contraddistinguono in questi frangenti.


Pe-Pe
Pe-Pe-Pe-Pe
Pe-Pe
Pe-Pe-Pe-Pe
Pe-Pe
Pe-Pe-Pe-Pe
Pe-Pe

A E I O U Y
A E I O U Y

Brigitte Bardot Bardot
Brigitte beijou beijou

Ay Ay Caramba Ay Ay Caramba

Eh meu amigo Charlie
Eh meu amigo Charlie
Charlie Brown
Charlie Brown

Ecco. Appunto.

"Se non fosse per lo snobbismo dei premi letterari, Moccia meriterebbe di vincere un Premio Strega od un Campiello"
Alfonso Signorini.
(Verissimo, 14 novembre 2009)
LAmicaMeri ed io ci conosciamo da diciotto anni.

LAmicaMeri ed io siamo cresciute assieme.

LAmicaMeri ed io siamo sempre state l'una il sostegno dell'altra nei momenti difficili e l'una la complice dell'altra nei momenti felici.

Così diverse eppure così simili.
Terra io, aria lei.
Concreta io, spirituale lei.
Occidente io, oriente lei.
Mai in contrasto, ma sempre pronte a confrontarci.

Un rapporto così forte è quasi impossibile da scalfire. Quasi.

Come potrò guardare LAmicaMeri con gli stessi occhi con cui la guardavo prima?
Come potrò ascoltarla con la stessa attenzione con cui l'ascoltavo prima?
Come potrò abbracciarla con lo stesso affetto con cui l'abbracciavo prima?
Come potrò ora che ho scoperto che è una fan di GIACOBBO.

Ma vi rendete conto?

G-I-A-C-O-B-B-O
G-I-A-C-O-B-B-O  
G-I-A-C-O-B-B-O

E' proprio vero che non si conosce mai nessuno fino in fondo.
Che amarezza.
Qualche post fa avevo accennato rapidamente ad un misterioso figuro, appassionato di politica e storia italiana, rispondente al nome di Fumiki.
E' giunto il momento che gli dedichi la giusta attenzione, poiché il personaggio merita. Eccome se merita.

Dopo i primi giorni di assestamento allo studentato, iniziai a notare un ragazzo schivo e silenzioso che si aggirava sul mio stesso piano, cucinava nella mia stessa cucina e si lavava sotto la mia stessa doccia.
Io lo salutavo con un garrulo "Hallo", mentre lui rispondeva con un formale e volutamente distante "Guten Morgen".
Tale siparietto venne a ripetersi per giorni, ma io non mi arresi, la sua freddezza non mi fece desistere ed alla fine ebbi la meglio. Una mattina all'ennesimo algido saluto risposi con un sorriso ed una tazzina di caffè fumante. Lui ricambiò con una zuppa liofilizzata.
Seduti alla stessa tavola iniziammo a parlare e raccontarci.
Fu così che nacque un'amicizia.

Fumiki era giapponese e studiava economia.
Dimenticate il tipico giovane nipponico occidentalizzato, buffo e fissato con i congegni elettronici.
Lui proveniva da una famiglia umile, era nato e cresciuto in una zona rurale e cercava di costruirsi un futuro grazie all'impegno e al talento negli studi.
Anche a Berlino seguiva un regime di vita molto spartano, la sera non usciva quasi mai, sfuggiva la confusione e, se c'era abbastanza silenzio nell'Haus 17, lo si poteva sentire suonare lo shakuhachi chiuso nella propria stanza.
Era serio ed a tratti persino cupo. Educato, ma a volte scostante.

Fumiki era pieno di pregiudizi nei confronti degli studenti Erasmus,"una massa di festaioli ubriaconi", e gli italiani, "frivoli, pigri e inaffidabili".
Cercò a lungo di collocarmi in queste due categorie, ma con grande disappunto scoprì che io sballavo tutte le sue ottuse certezze. Uscivo spesso, ma non tornavo ubriaca. Facevo tardi, ma mi svegliavo presto ogni mattina. Mi divertivo, ma frequentavo l'università regolarmente.
Alla fine dovette ammettere che forse non ero io a rappresentare chissà quale rara eccezione, ma lui ad essere parecchio prevenuto.
Dovette arrendersi al fatto che anche i festaioli hanno un cervello e che gli italiani non si alzano a mezzogiorno.

Io e Fumiki parlavamo di tutto: dalla storia italiana alla cultura giapponese, dalla religione all'ecologia, dai cartoni animati alla cucina.
Lui amava il Risorgimento e mi faceva mille domande a cui spesso io, ignorante come una capra, non sapevo rispondere.
Io mi infuriavo per la caccia alle balene: orrida pratica che lui collocava tra le antiche tradizioni ed io tra le barbarie da cancellare.
Lui si stupiva dei cartoni animati nipponici, più o meno lascivi od espliciti, che in Italia venivano considerati adatti ai bambini, e neanche la mia assicurazione di una rigida censura lo rasserenava.
Io lo aiutavo a preparasi la carbonara, ma poi inorridivo scoprendo la sua intenzione di mangiarsela il giorno dopo per colazione.

Fumiki ogni tanto diventava un poco strano, ma mentre io imputavo questo suo comportamento alle diversità culturali, le mie amiche mi dicevano più o meno così: "Ma guarda che quello ce stà a provà".
Ed oggettivamente tutti i torti forse non li avevano.
Le sue attenzioni nei miei confronti col passare del tempo divennero sempre più simili a quelle di un uomo per una donna e non di un amico per un'amica.
Ogni scusa era buona per farmi un regalo, piccoli pensieri di poco valore, ma che sottolineavano il suo affetto nei miei confronti. Una fetta di torta portatami nella lavanderia a gettoni dove stavo facendo il bucato, un festone di origami fatto da tantissime meravigliose gru colorate, una tazza di Glühwein(*) da dividere in due e una targa in ottone da attaccare alla porta del mio nuovo appartamento(**), solo per citarne alcuni.

Forse per troppa timidezza o per la consapevolezza che ci dividesse un'insormontabile montagna di differenze culturali, Fumiki non disse mai niente di diretto circa i suoi sentimenti ed io ignorai sempre, più o meno consciamente, tutti i segnali indiretti.

La storia rimase così. Sospesa. Perfetta per essere ricordata a distanza di anni con un sorriso e tanta tenerezza.

Continua...

(*)La versione tedesca del Vin Brulè
(**)La ricerca della nuova casa sarà argomento del prossimo post.

Prologo, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12
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